Dall’Ideal all’Ariston multisala, Carlo Ibba racconta un secolo di cinema a Oristano
Nel libro uscito per il centenario della prima proiezione, accanto alla storia imprenditoriale di famiglia, c’è la vita cittadina che si intreccia con gli episodi legati alla magia del grande schermo
Oristano Era iniziato tutto con un compleanno speciale. Sul grande schermo dell’Ariston erano stati proiettati dieci grandi capolavori, uno per ogni decennio di vita del cinema a Oristano che aveva acceso le sue luci nel 1922. La rassegna è diventata una mostra e infine un libro, dove si intrecciano le vicende delle sale cinematografiche con quelle di una piccola città di provincia. E se si associano le due parole, cinema e Oristano, non può che saltare fuori il cognome Ibba, perché è alla loro famiglia che si deve la continuità. Carlo, avvocato e nipote di Giomaria che diede inizio all’avventura con le macchine da presa, è l’autore di “Cento anni di cinema a Oristano. Storie di famiglia” e non solo di famiglia, perché il libro edito da Iskra passa con volo lieve su vicende dell’ultimo secolo della città.
Tutto era iniziato per l’appunto nel 1922, anno fatale per la storia, che a ottobre avrebbe conosciuto la Marcia su Roma. Mentre altrove si decidevano le sorti del mondo, in piazza Roma a Oristano si sognava per la prima volta con le pellicole proiettate al cinema Ideal, nato dove oggi c’è il palazzo So.Ti.Co. La magia durò meno di un ventennio, perché nel 1940 andò a fuoco e fu una scena da film. Accadde esattamente ciò che viene raccontato da Tornatore in Nuovo Cinema Paradiso, quando la pellicola si incendiò e il secchio d’acqua e un po’ di sabbia che l’operatore aveva a disposizione non bastarono a fermare le fiamme. «Era il 6 ottobre, una domenica – racconta Carlo Ibba –. Nel libro descrivo una scena che è anche un piccolo spaccato di vita sociale. Alla proiezione domenicale andavano tante donne di servizio che avevano il giorno libero. Come si accorsero del rogo, scapparono lasciando lì tantissime scarpe col tacco». Bisognava mettersi in salvo.
Nel 1941 l’Ideal fu ricostruito e riaperto, ma non aveva il tetto. Quello era un anno particolare, perché la guerra impazzava, e, per evitare lo stop alle proiezioni a causa del coprifuoco, veniva steso un tendone che impediva di vedere la sala dall’alto. Bisognava ingegnarsi e bisognava anche fare i conti con le esigenze che, magari, mutavano da un giorno all’altro. C’era la censura che, dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, colpì al contrario rispetto a quanto era avvenuto negli anni del fascismo ormai defenestrato. Un provvedimento del podestà, che ora rispondeva al neonato governo Badoglio che aveva come nemici i nazisti e la Repubblica sociale di Salò, vietò la proiezione di un film che parlava di un amore tra un aviatore tedesco e una ballerina.
Nel 1941 la voglia di cinema crebbe e anche il teatro San Martino fu convertito in sala proiezioni, rimanendo aperto sino al 1961, stesso anno in cui esordì l’Ariston. Intanto, nel 1945, erano già nati l’Arborea che la famiglia Ibba rilevò nel 1969, il Moderno con il passaggio della licenza del vecchio Ideal e l’Arena Lucciola della famiglia Schiano in via Vittorio Veneto. Poi arrivò la crisi del cinema negli anni ’70 e anche Oristano accusò il colpo perdendo tutti i cinema tranne l’Ariston trasformato infine in multisala nel 2001.
Carlo Ibba racconta del boom negli anni ’50, quando i biglietti staccati in tutte le sale oristanesi, senza tenere conto dei vari cinema dei paesi e delle sale parrocchiali, furono più di 400mila. Cifra impensabile nel 2023, che pure è stato l’anno della ripresa e si sono superati i 100mila biglietti venduti. A proposito dei meravigliosi anni ’50 del secolo scorso, Carlo Ibba ricorda dei problemi che i cinema dovettero affrontare di fronte all’avvento della tv, con la RAI che iniziò le trasmissioni in Sardegna nel 1957 e i bar che si affrettarono a comprare i televisori per catturare i clienti. «Mio nonno Giomaria ebbe l’idea di comprare un videoproiettore con il quale trasmetteva sullo schermo del cinema “Lascia o raddoppia”, a cui seguiva la proiezione del film. La gente allora tornò in sala numerosa».
Ed è qui che la storia del cinema in città si mescola coi ricordi di famiglia, la maggior parte dei quali legati a Salvatore Ibba, padre di Carlo. Instancabile, sino a 95 anni, ha continuato a gestire il suo gioiello. Fu lui a riconoscere il volto di Tiberio Murgia nel manifesto appeso a Cagliari per I soliti ignoti e immediatamente si attivò per portare il film a Oristano, dove quasi nessuno sapeva che quel concittadino era diventato famoso. E poi un aneddoto che coinvolge anche Aurelio De Laurentiis. «Dopo che i vecchi noleggiatori erano andati in pensione, mio padre Salvatore si trovò alle prese con dei giovani che avevano preso il loro posto – ricorda Carlo Ibba –. Non sapevano trattare con un ottantenne e così mio padre, per due anni di seguito, non portò all’Ariston il film di Verdone distribuito dalla casa di De Laurentiis». Finì che un giorno squillò il telefono e dall’altra parte c’era proprio ADL, ma «mio padre pensò prima a uno scherzo. Poi si rese conto che era lui e la chiacchierata si fece amichevole. In cambio della proiezione dei film di Verdone, De Laurentiis fece a mio padre una promessa: al noleggio con l’Ariston avrebbe pensato direttamente lui e così avvenne, poi gli disse che avrebbe passato le vacanze in Sardegna e sarebbe venuto a Oristano a trovarlo e l’avrebbe ospitato a bordo del suo yacht per un pranzo assieme». Sorride Carlo Ibba: «Non è mai venuto a Oristano e mio padre non è mai stato a tavola con lui». Sembra quasi una storia da cinema.