La Nuova Sardegna

Oristano

Il processo

Rapina in casa, chiesti nove anni per il cuoco di Mogorella

di Enrico Carta

	Antonio Demelas, al centro, durante la perquisizione della casa nel giugno 2021 (foto Pinna)
Antonio Demelas, al centro, durante la perquisizione della casa nel giugno 2021 (foto Pinna)

Antonino Demelas accusato per un colpo messa a segno a Selargius. Il 71enne è sotto accusa anche per gli abusi sessuali verso una bambina ed è stato a lungo indagato per omicidio per la scomparsa di Marina Castangia

26 marzo 2024
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Mogorella Quella traccia di dna è anche la firma della rapina. Ne è convinto il pubblico ministero del tribunale di Cagliari che ieri ha chiesto la condanna a nove anni per Antonino Demelas, il cuoco 71enne di Mogorella coinvolto nella vicenda in fase di archiviazione della scomparsa dell’ex compagna di Cabras Marina Castangia e nell’altro caso giudiziario di abusi sessuali nei confronti di una bambina del suo paese. La terza sporca vicenda per cui è tutt’ora sotto processo è più vecchia. Risale addirittura al 17 febbraio 2016 e non ha a che fare con Mogorella. Il processo è chiamato a far luce sulla violenta rapina commessa quella notte di otto anni fa a casa del pensionato di Selargius, Mario Gessa. La vittima nel frattempo è morta, è invece vivo ed è alla sbarra uno dei presunti autori, proprio Antonino Demelas che sarebbe stato incastrato da alcune tracce biologiche che inizialmente non erano state attribuite ad alcuno. Non erano nelle banche dati a disposizione delle forze dell’ordine sino al momento in cui il cuoco di Mogorella non venne indagato dalla procura di Oristano per l’omicidio e la soppressione del cadavere dell’ex compagna Marina Castangia.

Da quest’ultimo procedimento difficilmente dovrà temere una condanna perché, qualche mese fa, dopo aver tentato invano di trovare l’elemento che confermasse le accuse, il pubblico ministero Armando Mammone ha chiesto l’archiviazione del caso. Ma quell’indagine non è passata invano, perché proprio la schedatura delle impronte e del dna di Antonino Demelas hanno consentito la comparazione con alcune tracce ritrovate dagli inquirenti sul luogo della rapina di Selargius e quindi l’attribuzione a una persona ben specifica.

È per il pubblico ministero la prova inconfutabile che quella notte Antonino Demelas era lì, assieme a dei complici per rubare quattro fucili e una pistola regolarmente denunciati dalla vittima che li teneva in cassaforte. Il padrone di casa fu legato, imbavagliato e costretto a dare ai malviventi le chiavi per aprire la cassaforte. Proprio in quelle fasi Antonino Demelas avrebbe lasciato una traccia biologica su un guanto in lattice, probabilmente perso durante la fuga.

Basterà questo per condannarlo? Lo si saprà il 5 aprile, data dell’udienza fissata per la sentenza che arriverà dopo le arringhe degli avvocati difensori Mario Gusi e Libero Pusceddu che porteranno argomentazioni a discolpa del loro assistito che si trova in carcere. È recluso per via delle due misure di custodia cautelare decise sia per questo procedimento che per quello degli abusi sessuali nei confronti della bambina. In quest’ultima vicenda giudiziaria, la decisione non è però imminente come in quella per la rapina di Selargius.

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