La Nuova Sardegna

Oristano

Sanità

Reagenti al laboratorio analisi del San Martino, a giorni dovrebbero arrivare quelli mancanti

di Giuseppe Centore

	L'ingresso del San Martino
L'ingresso del San Martino

La Asl di Oristano è intervenuta in prima persona anticipando e sostituendosi all’Ares

29 marzo 2024
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Oristano Potrebbe arrivare a positiva conclusione alla fine della prossima settimana l’incredibile vicenda che vede il laboratorio di analisi del San Martino costretto a rifiutare analisi richieste dai medici per i loro pazienti per l’assenza di reagenti. Il direttore sanitario dell’ospedale si augura che a metà aprile la situazione torni alla normalità.

«Abbiamo dovuto fare noi le gare per acquistare quei reagenti che da Ares non arrivavano. Ritengo che il problema sia in fase di soluzione». Ares è l’azienda regionale della salute incaricata di supportare le aziende sanitarie locali nella produzione di servizi, facendo gli acquisti e svolgendo concorsi e graduatorie per le nomine apicali. Sulla carta Ares monitora la presenza di presidi medici, di tutti i tipi e avendo attivato gare pluriennali di fornitura assicura che le aziende non siano mai prive di reagenti, come in questo caso, o di sacche diuresi. Quando si arriva alla fine del periodo standard di consumo dei prodotti, ecco che dovrebbe partire in automatico una nuova fornitura. Ma così non avviene. In quest’ultimo caso la carenza non era a Oristano, ma a Cagliari e così dal capoluogo regionale è partita una auto che è arrivata sino al San Martino per ricevere sacche diuresi, a migliaia, nella disponibilità di Oristano, ma più che carenti nel capoluogo regionale.

«Per quanto riguarda i reagenti per alcuni esami per esempio relativi alla funzionalità tiroidea, ci siamo mossi in autonomia – ha dichiarato il direttore sanitario del San Martino Antonio Maria Pinna – e abbiamo noi indetto una gara sotto soglia per rifornirci del materiale. Questo dovrebbe arrivare al più tardi a fine della prossima settimana».

Non è la prima volta che la Asl locale, ma anche le altre della Sardegna, è costretta a sopperire a carenze di “comunicazione” tra il centro, rappresentato da Ares e le periferie. Un caso simile a questo era capitato all’ospedale San Francesco di Nuoro, anche se per il San Martino è meno impattante perché riguarda solo determinate e limitate tipologie di reagenti. Ma è come se i laboratori degli ospedali soffrissero di difficoltà nel ricevere i reagenti. Peraltro questi non hanno certo costi proibitivi. Si parla nel nostro caso di pochissimi euro a esame, come da prezziari nazionali e internazionali.

Eppure il monitoraggio del fabbisogno regionale sarebbe uno dei compiti di Ares, che adesso si ritrova anche senza la direttrice generale Annamaria Tomasella, dimessasi per riavvicinarsi a casa sua, nel Veneto. La realtà è che l’impazzimento della sanità in periferia crea a cascata problemi di continuità nell’erogazione dei servizi. In una situazione ordinaria, il discorso vale per Oristano e per i laboratori di analisi ma si può estendere per altre realtà e altri servizi, l’attività del servizio pubblico, affiancato da quello privato, è monitorabile e prevedibile. Ma se si presentano ripetute e criticità (carenza di personale sul fronte pubblico, limitazioni di budget per la medicina convenzionata su quello privato), ecco che interi reparti e diverse prestazioni esauriscono la disponibilità ad operare.

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