L’isola di Mal di ventre, nella penisola del Sinis? «Il nome è corretto, lo dicono i pirati»
Svelato il mistero, il vero nome dell’isola granitica, unica nel suo genere da questa parti, è sempre stato “Mal di ventre” così come riportato nelle carte di un corsaro che risalgono al 1200
Cabras A svelarlo, senza ombra di dubbio, è il responsabile dell’area marina protetta della Penisola del Sinis, Massimo Marras: «Questa isola si chiama esattamente così: Mal di ventre. Lo certificano le fonti storiografiche in nostro possesso pervenute dall’università di Sassari e che risalgono al 1200. Raccontano di un corsaro che scriveva di aver depredato una imbarcazione intercettata nel golfo di Oristano, poi bloccata sull’isola che il pirata, nelle sue carte, chiama, appunto, Mal di ventre».
Mal di pancia, «forse a causa dell’acqua piovana che ristagnava e che qualche malcapitato beveva poiché, sull’isola, non c’erano altre fonti per dissetarsi». Questa l’ipotesi che Marras azzarda sull’origine del nome, niente a che fare dunque col vento “malu”, cattivo, così come qualcuno ha spesso ipotizzato «pensando all’errore di un cartografo genovese del 1800 nel tradurre il nome dell’isola che invece è sempre stato corretto», spiega ancora Marras.
Svelato il mistero, il vero nome dell’isola granitica, unica nel suo genere da questa parti, è sempre stato “Mal di ventre”, sin dai tempi dei pirati, avventurieri e servitori di qualche sovrano, banditi e principi, cavalieri o anche molti mercanti pronti a cogliere l’occasione favorevole per impadronirsi ai danni dei concorrenti di qualche nave carica di merci. Anche pirati genovesi e catalani – ai tempi – che andavano in giro per il mediterraneo per prendere d’assalto le imbarcazioni e andar via con un ricco bottino. Circondata da un mare cristallino e da un’immensa distesa di posidonia oceanica, una delle ragioni che hanno dato vita all’area marina protetta, «oltre al fatto che sia l’unico affioramento granitico», come spiega il biologo dell’area marina Roberto Brundu, «l’isola offre la possibilità di nidificare a molte specie importanti a rischio estinzione fra cui il gabbiano corso, che si nutre esclusivamente di pesci. Mentre le coppie di questa specie sono al massimo una quarantina, negli anni passati abbiamo censito circa 2mila nidi di gabbiano reale». A disturbare quella che potrebbe essere una piccola oasi da proteggere, è la presenza dell’uomo «che si intensifica da maggio a settembre», quando l’isola attira anche numerosi turisti che sbarcano nelle piccole candide insenature con i gommoni e spesso «si avventurano per i sentieri» lasciando qualche traccia del loro passaggio: «Nel 2022, infatti, il gabbiano corso, che è una specie protetta, non si era riprodotto» racconta Brundu. Poi a Mal di ventre arriva anche il «marangone dal ciuffo, da fine dicembre fino ad aprile» e si registra la presenza «della patella ferruginea e quella della testuggine».
Anche ieri mattina, di fronte alle spiagge, c’erano circa cinquanta barche. La sera prima, ma questa è una storia a parte, sono sbarcati in trenta per fare uno spuntino con tanto di barbercue. Come preservare l’habitat marino? «L’area marina protetta ha in corso un progetto che prevede l’aumento del parco boe, almeno quaranta, per far diminuire l’ancoraggio che è un grosso problema anche per la tutela della posidonia, il polmone del mediterraneo». All’area marina protetta Penisola del Sinis il compito di proteggere l’isola di Mal di Ventre, anche se il suo proprietario, l’inglese Rex Miller, cercò di far fuori l’ente, senza riuscirci, ricorrendo al tribunale amministrativo per chiedere l’annullamento del decreto ministeriale istitutivo del 12 dicembre 1997.