Riccardo Licheri non ce l’ha fatta: morte cerebrale per il figlio 16enne del sindaco di Ghilarza
Il ragazzo era in coma irreversibile dal 5 settembre scorso in seguito a una caduta dalla moto in corso Umberto
Ghilarza La notizia che nessuno sperava di ricevere è arrivata nella tarda mattina di oggi, martedì 10 settembre. Riccardo Licheri, figlio del sindaco di Ghilarza, Stefano Licheri, è ormai senza speranze. I medici hanno avviato la procedura per decretare la morte cerebrale. Il 5 settembre scorso, il sedicenne era rimasto coinvolto in una caduta, mentre si trovava in sella alla sua moto e stava percorrendo Corso Umberto in paese. Aveva fatto tanti giri in una serata spensierata assieme ad altri due amici, fermandosi di tanto in tanto per fare due chiacchiere o salutare qualche altro ragazzo. Poi il richiamo della moto si faceva ogni tanto irresistibile e allora tutti tornavano in sella per continuare a divertirsi. Infine, quando ormai era da solo, ha fatto quegli ultimi metro prima di perdere il controllo. Nella strada principale, un senso unico in discesa e assai largo, attorno alle 23.30 qualcosa non era andato come doveva e il ragazzo era piombato al suolo. Non era riuscito più a controllare la moto e quindi si era schiantato contro un muro, nei pressi dell’incrocio con via Volta all’altezza del magazzino dell’Enel.
Da quel momento non si era più mosso. Testimoni e soccorritori avevano raccontato di aver visto il casco spaccato e la testa del ragazzo sanguinante – i primi referti medici parlavano di grave trauma cranico, di fratture alla testa e di un’emorragia interna molto seria. Era una diagnosi che lasciava pochissime speranze e nemmeno il ricovero in Rianimazione all'ospedale San Francesco di Nuoro aveva prodotto miglioramenti. Col passare delle ore si era capito che la morte incombeva, ma tutti volevano allontanare da sé quel pensiero, pur sapendo che ormai la situazione era irreversibile e che si stesse solamente attendendo la dichiarazione di morte cerebrale. I familiari avevano anche dato il via libera a un eventuale espianto degli organi, nel caso estremo in cui fosse successo l'irreparabile. Realtà con cui ormai bisogna fare i conti.