La parola di Dio arriva nelle piazze di cinque paesi dell’Oristanese
Trenta missionari porteranno il Vangelo nei luoghi di aggregazione di Ollastra, Siamanna, Siapiccia, Villanova Truschedu e Villaurbana fino a domenica 13 ottobre
Oristano Nel mese dell’ottobre missionario non solo presbiteri, ma anche religiosi e religiose, laici, coppie di sposi stanno andando in giro per bar, municipi, piazze, cimiteri e scuole per portare la parola di Dio a Ollastra, Siamanna, Siapiccia, Villanova Truschedu e Villaurbana, guidati dai parroci don Enrico Porcedda e don Daniele Quartu.
«Andremo dove si lavora e vive», spiegano, «dalle scuole passando per i bar e le piazze dei nostri paesi». Ma soprattutto stanno andando in domo tua, nelle case della gente, così come è da intendersi la missione popolare di parroci e presbiteri della Diocesi di Oristano che in questi giorni sta portando la parola di Dio nei luoghi di maggior aggregazione dei paesi scelti dall’Arcidiocesi di Oristano con l’obiettivo di fare “l’annuncio missionario del Vangelo”.
«Andremo casa per casa nella speranza di essere accolti e di poter fare quattro chiacchiere con le famiglie o magari condividere la tavola». Così il parroco trentenne don Enrico Porcedda non nasconde che questa “missione popolare” – condivisa con il collega don Daniele Quartu – possa essere un «piccolo primo passo» verso un impegnativo cammino che riporti i cittadini sulla strada del Vangelo. O, quanto meno: «Fra i banchi delle nostre chiese, dove si contano purtroppo pochissimi fedeli, ma ancor di più pochissimi giovani, quattro a volte fra i 14 e i 18 anni».
Per riportare soprattutto i ragazzi a messa, l’esperienza si sta vivendo dal 5 ottobre scorso fra le comunità parrocchiali dei paesi dell’Oristanese e terminerà domenica 13 ottobre: «Noi parroci affiancheremo chi arriverà da tutta Italia per condividere momenti di crescita umana, non solo spirituale», spiega il sacerdote. L’idea di accogliere i missionari Oblati dell’Immacolata, che verranno in Sardegna prima di recarsi in altre regioni della Penisola, è venuta ai due parroci dei cinque paesi a distanza di un anno dall’inizio del ministero pastorale che è stato affidato dall’arcivescovo Metropolita di Oristano, monsignor Roberto Carboni, che proprio qualche settimana fa aveva fatto un appello: «Meno messe, più formazione, tornate tra la gente». «Anche se il rapporto con le nostre comunità non vive ostilità perché siamo benvoluti – aggiunge don Enrico – la scelta di intraprendere quello che per noi è un nuovo cammino mi provoca un po’ d’ansia, ma anche speranza e gioia.
La missione popolare ha da sempre caratterizzato la vita delle comunità cristiane, ma risulta ormai qualcosa che si vive con sporadicità e nella maggior parte dei nostri paesi risulta essere un ricordo lontano anche più di cinquant’anni. Lo scopo della Missione popolare – spiega – è senz’altro una riscoperta della fede, a partire dagli ambienti di vita in cui gli uomini e le donne vivono, ma anche favorire e portare avanti una maggiore interazione tra le comunità che insieme sono chiamate a camminare». Il desiderio: generare un processo, non creare un evento a sé. «Questo significa che lo scopo della missione è generare un proseguo nella vita pastorale delle cinque parrocchie, creando luoghi di ascolto della Parola di Dio, suscitando vocazioni al servizio reciproco delle comunità, e infondendo un maggiore desiderio di costruire comunità». I protagonisti della missione saranno una trentina circa di missionari, non solo presbiteri, ma anche religiosi e religiose, laici, coppie di sposi, giovani. «Lo scopo di questa presenza così varia e molteplice è dare uno spaccato di Chiesa che opera la verità della sua vocazione e della sua identità: essere missionaria, ovvero annunciare la presenza continua e costante di Cristo nella vita delle comunità». Per una settimana saranno ospiti nelle famiglie dei cinque paesi, condivideranno la vita della comunità, si faranno trovare per strada, nei locali, nei centri di aggregazione, nei cimiteri.