La Nuova Sardegna

Oristano

Lo scontro

Il manager Asl replica al presidente dell’Ordine dei medici: «Sul reparto molteplici inesattezze»

di Ilenia Mura
Il nuovo direttore della Asl Angelo Maria Serusi
Il nuovo direttore della Asl Angelo Maria Serusi

Angelo Maria Serusi in una lettera piccata risponde alle osservazioni di Antonio Sulis sul reparto di Medicina del San Martino di Oristano

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Oristano «Egregio Dott. Sulis, in merito alla situazione della struttura complessa di Medicina interna dell’ospedale San Martino di Oristano, si sottolinea che la nota da Voi inviata contiene una molteplicità di inesattezze che meritano di essere chiarite». Il direttore generale della Asl 5, Angelo Maria Serusi, non ci sta. Alla lettera del presidente dell’ordine dei medici, Antonio Sulis, dove si elencavano una serie di carenze e disservizi nei reparti ospedalieri del San Martino, ecco la replica a stretto giro di posta. «La Direzione della Asl 5 non ha mai nascosto né negato le criticità del reparto di Medicina in termini di personale, anzi, già dallo scorso maggio abbiamo rappresentato all’assessore regionale dell'Igiene e Sanità sia i punti di forza che le problematiche della nostra azienda. Da un fatto vero e reale, quale la carenza di personale medico, però, si assumono circostanze e fatti totalmente falsi che rischiano di dare un’immagine distorta dello stesso reparto». Serusi parte dai turni: «In primo luogo, nessuno dei medici fa i doppi turni». Sulla carenza di medici: «Negli ultimi due anni e mezzo sono stati espletati ben nove bandi per la ricerca di personale tra contratti a tempo indeterminato, determinato e libero professionali». Sulla mancanza di adesioni, precisa: «L’azienda si è adoperata per compensare attraverso contratti libero professionali, a cui si aggiunge il reclutamento di quattro medici specializzandi, fatto mai accaduto in precedenza, il coinvolgimento su base volontaria di tutti i dirigenti medici di discipline equipollenti a Medicina interna e, infine, le varie convenzioni stipulate con altre aziende sanitarie per l’acquisizione di prestazioni di servizio extra-orario di medici provenienti dalle stesse aziende». Non solo: «Da un anno il reparto ha un primario che prima non aveva – ciò a garanzia di un miglior coordinamento interno – ma anche perché dal marzo scorso è in funzione, presso il Pronto soccorso del San Martino, l’Obi (Osservazione Breve Intensiva), dotata di 8 posti letto: un filtro che, trattenendo il paziente per oltre 40 ore o comunque per il tempo necessario a monitorarlo e metterlo in sicurezza, consente di evitare ricoveri inappropriati nei reparti, in particolare in quello Medicina interna».

I ricoveri: «Mediamente viene ricoverato l’11 per cento dei pazienti che hanno accesso al Pronto Soccorso, di cui meno di 3 pazienti viene destinato all’Unità Operativa di Medicina, contro i 5 pazienti che venivano inviati allo stesso reparto in precedenza». D’altra parte – continua Serusi – «a garanzia della sicurezza del reparto, i posti letto dell’Unità operativa di Medicina sono stati ridotti a 25, ma di contro sono stati istituiti 10 posti letto di Neurologia, un reparto prima inesistente al San Martino». Prima «Venivano ricoverati impropriamente in Medicina». Il quadro del reparto in questione – secondo il dirigente – «è dunque ben più articolato di quello rappresentato» da Antonio Sulis. Per questo, spiega: «Pur non negandone le criticità, va chiarito che l’Unità operativa di Medicina interna fino ad oggi non ha mai rischiato la chiusura, contrariamente a quanto paventato». Infine, replica Serusi: «Ancora una volta prendiamo atto della tempestività con la quale la presidenza dell’Ordine dei medici rileva puntualmente le problematiche dell’ospedale San Martino, mentre dimentica sistematicamente di parlare dei molti risultati ottenuti, come le tre nuove specialità attivate di recente nell’ospedale oristanese: Oculistica, Otorinolaringoiatria, Neurologia. «O – conclude Serusi, porgendo i suoi distinti saluti – il ripristino della Guardia medica a Oristano, che da settembre sta lavorando a pieno regime con la compresenza di due medici, e non tre, evidentemente più che sufficienti a garantire il servizio».

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