La Nuova Sardegna

Oristano

L’incontro

Rischio idrogeologico, l’assessore Antonio Piu: «Niente opere se i Comuni non vogliono»

di Alessandro Farina
Rischio idrogeologico, l’assessore Antonio Piu: «Niente opere se i Comuni non vogliono»

L’esito del vertice con i sindaci dell’Unione e il comitato

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Bosa Lo spirito è rivolto al dialogo e alla condivisione, ma le scelte restano in capo agli amministratori locali che, dopo gli approfondimenti del caso, dovranno esprimere un sì o no chiaro al progetto. È la linea della Regione sulle opere di difesa idrogeologica di Bosa emersa chiaramente dopo quattro ore di dibattito ospitato nella sala conferenze dell’Unione dei Comuni della Planargia, in una sala gremita di amministratori e dalla folta rappresentanza dei componenti del comitato Non ti Temo. Al centro del dibattito c’è uno dei tasselli delle opere di difesa idrogeologica della cittadina dalle piene del Temo ovvero la realizzazione di una galleria di collettamento delle acque dei ruscelli Laccheddu e Crabalza al rio Mulineddu e al Rio Mannu, con sbocco non più sul fiume, ma sulla costa di Foghe. Il tutto dopo aver attraversato i comuni di Suni, Tinnura e Flussio, lambito i territori di Sennariolo e Cuglieri, per poi approdare a Magomadas e da qui al territorio e alla costa di Tresnuraghes.

I tecnici incaricati della progettazione spiegano il sistema di opere ipotizzato per arrivare a un punto che è ritenuto la base di partenza imprescindibile per garantire quantomeno di mitigare la portata di piena del fiume: tenere la soglia dei 600 metri cubi al secondo costante tra la diga di Monte Crispu e l’abitato di Bosa. Questo sarebbe possibile deviando le acque dei due ruscelli sull’altopiano da un lato e costruendo una diga di laminazione a San Martino, in piena valle del Temo. Le posizioni che emergono nell’assemblea presieduta dal presidente dell’Unione Giovanni Antonio Zucca vanno dal no secco a spazi di dialogo. «Perché realizzare le opere di contenimento sulle sponde Temo prima che si definisca il quadro complessivo di quelle da realizzare a monte?» ribadiscono dal comitato Non ti Temo. Dalle file dell’Unione il documento approvato dai sindaci presenta per ora un «No» che sembra chiudere ogni discorso, ma «Vogliamo valutare bene la situazione, compreso l’impatto ambientale, paesaggistico, economico e decidere insieme alla popolazione». È una finestra aperta all’ipotesi di un un confronto.

Sulla diga di San Martino «Abbiamo già detto no. Sul progetto sull’altopiano lasciamo la decisione ai comuni della Planargia», ribadisce il sindaco di Bosa Alfonso Marras. L’assessore regionale ai lavori pubblici Antonio Piu chiude con un taglio chirurgico: «Se i sindaci diranno no al progetto, allora l’opera non si farà. Non ci sarà alcuna imposizione da parte della Regione, ma, dopo tutti gli opportuni approfondimenti sul territorio, i tecnici sono a disposizione per qualsiasi chiarimento, questo dovrà emergere nella prossima Conferenza dei Servizi». Rispetto alla quale Antonio Piu, memore delle esperienze trascorse, richiama tutti «All’obbligo di presenza», in un passaggio che vede sotto il segno di «Una prova di responsabilità nelle scelte da operare».

Il Documento di fattibilità era stato presentato in via preliminare alle diverse amministrazioni comunali interessate in due distinte riunioni, dov’erano emerse diverse perplessità: «Quello presentato ora è il risultato di quanto raccolto dall’Unità di progetto contro il dissesto idrogeologico in merito a richieste di chiarimento e integrazione delle amministrazioni coinvolte. Quello che è importante sottolineare – specifica l’assessore – è che questa importante opera, oltre ad assolvere alla sua primaria funzione ovvero la mitigazione del rischio idraulico, consente una serie di vantaggi all’economia del territorio» perchè «Sono previste opere ulteriori che non servono sono alla mitigazione, ma anche per creare vasche di raccolta per irrigare i terreni coltivati, abbeverare gli allevamenti, per il rifacimento di infrastrutture viarie». La parola passa ai sindaci.

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