Dal ministro regole troppo rigide: a rischio l’Ardia di San Costantino
Il decreto del titolare dello Sport, Andrea Abodi, preoccupa sindaco e organizzatori: «Vincoli esagerati che snaturano la tradizione. Non sappiamo se ce la faremo»
Sedilo Caschetti e giubbini protettivi per tutelare i cavalieri sono il minimo. Tra le imposizioni dovrebbero esserci addirittura transenne, un fondo della pista a prova di infortuni per chi sale in sella e per gli animali e un tecnico addetto al controllo. La tanto temuta ordinanza Martini va in pensione, ma il nuovo disciplinare per le manifestazioni e corse a cavallo che si svolgono al di fuori degli impianti sportivi autorizzati è ancora più restrittiva. È stato il ministro dello Sport, Andrea Abodi (indipdente ma di area e formazione politica vicino a Fratelli d’Italia) a firmare il Decreto ministeriale dello scorso 13 marzo e con quello bisogna fare i conti. La Sartiglia si è salvata per un pelo e forse, visto il protocollo adottato in tutti questi anni, non andrà incontro a grandi sconvolgimenti, ma l’Ardia di Sedilo e una serie di altri momenti della tradizione sarda simili a essa anche se meno famosi, rischiano di essere cancellati nel caso in cui non si adeguino immediatamente.
Il sindaco È proprio per l’imminente corsa di San Costantino che le preoccupazioni sono maggiori e non è certo terrorismo mediatico perché il timore emerge tutto anche dalle parole del sindaco Salvatore Pes che, per il momento, ha in programma per i prossimi giorni un incontro con i vertici dell’associazione Santu Antinu che organizza la manifestazione sedilese in programma il 6 e il 7 luglio prossimi. A pochi giorni dall’ufficializzazione delle investiture, avvenuta il giorno di Pasqua, le pandelas dell’Ardia e tutti gli altri cavalieri rischiano infatti di restare a terra e il paese di non poter ospitare il momento più importante della sua manifestazione identitaria che, è bene ricordarlo, non è fatto solo dalla sfrenata corsa a cavallo lungo il santuario, ma da un susseguirsi di momenti religiosi e di aggregazione sociale che affondano le loro radici nella notte dei tempi. La tradizione a cavallo infatti potrebbe non trovare spazio o non averlo così come è stato conosciuto sinora. «Il decreto ministeriale – dice il primo cittadino Salvatore Pes – è molto più restrittivo rispetto all’ordinanza Martini con cui abbiamo dovuto fare i conti nell’ultima dozzina di anni. Tutte le manifestazioni a cavallo devono sottostare a un protocollo rigidissimo che rischia peraltro di snaturarne i contenuti. Nelle prossime settimane contiamo di definire tutto, ma non nascondo che siamo molto preoccupati perché certe prescrizioni viene difficile pensare che possano essere applicate per via delle caratteristiche che la nostra Ardia ha». Poi aggiunge: «Indossare caschetti e giubbotti protettivi è il minimo, ci preoccupa molto di più tutto il protocollo che viene richiesto».
Prescrizioni Si comincia dalla possibilità o meglio dall’obbligo che vengano inseriti esami antidoping per cavalli e cavalieri e alcol test per gli ultimi, si va avanti con l’imposizione di un percorso a prova di infortuni e dotato di barriere che separino in maniera netta pubblico e partecipanti alla manifestazione. In più dovranno essere dislocati sempre lungo il percorso numerosi addetti alla pista il cui ruolo andrebbe definito meglio. Proposta di legge «Le prescrizioni sono tante e sinceramente, in questo momento, non so davvero dire come potremo risolvere i problemi che derivano da esse – prosegue Salvatore Pes –. Speriamo che intervenga la Regione con l’accoglimento di una proposta di legge che è in preparazione e che salvi manifestazioni identitarie come la nostra garantendole una connotazione speciale, altrimenti stiamo pensando a un’alternativa forte come il ricorso al tribunale per una valutazione che tenga conto di vari aspetti, ma questa è l’ultima soluzione a cui vorremmo ricorrere».
Fare in fretta Certo è che i tempi sono molto stretti e che viene qualche dubbio sul fatto che una legge regionale possa andare oltre norme sulla sicurezza di livello nazionale come quelle sui caschi e i giubbini protettivi che è il decreto ministeriale a imporre in maniera chiara. Un’altra certezza è che in queste settimane bisognerà lavorare quasi in apnea per evitare che si ripeta quanto accadde nel 2020, anno in cui la pandemia riuscì nell’impresa impossibile di fermare l’Ardia. Stavolta potrebbe riuscirci il decreto.