Il mondo dell’Ardia boccia il decreto del ministero: «Così si cancella la tradizione»
Organizzatori della corsa e cavalieri contrari alle regole imposte dal Governo
Sedilo «Le norme del decreto Abodi sono incompatibili con l'Ardia». È inappellabile il giudizio emerso da un primo, ancorché parziale giro di opinioni tra cavalieri e addetti all’organizzazione sulle misure di sicurezza varate dal ministero dello Sport per disciplinare lo svolgimento delle manifestazioni equestri fuori da impianti e circuiti non regolamentari. L’entrata in vigore del disciplinare che sostituisce l’ordinanza Martini ha avuto un effetto deflagrante su una parte non trascurabile dell’opinione pubblica – della contrarietà in toto e della preoccupazione del sindaco abbiamo già scritto –. In paese la sensazione è che un irrigidimento eccessivo dei protocolli e l’apparente inconciliabilità di alcuni provvedimenti con le caratteristiche della corsa dedicata a San Costantino e la tipologia del sito che la ospita possano decretarne la morte. Se tra i cavalieri c’è insofferenza e spaesamento, tra gli addetti all’organizzazione regnano l’incertezza e la preoccupazione.
«Certe norme sono inapplicabili su una manifestazione tradizionale e storica come l’Ardia e se si dovessero attuare finirebbero con lo snaturarla sancendone la scomparsa», sostiene il presidente dell'associazione Santu Antinu, Angelo Porcu, che invoca una maggiore tutela da parte delle più alte istituzioni: «Nel merito della questione dovrebbe entrare a gamba tesa la politica, a cominciare dai deputati sardi in parlamento. È necessario che prendano posizione per salvaguardare manifestazioni identitarie secolari su cui non può essere calata una normativa nazionale che tratta palii e gare ippiche alla stregua delle prime senza tenere conto delle loro specificità». Il referente dell’associazione ricorda che non esistono misure in grado di eliminare completamente il rischio di incidenti, mentre alcuni degli interventi imposti nel decreto potrebbero addirittura essere controindicati.
«In questi anni abbiamo fatto tutto ciò che era possibile per innalzare il livello di sicurezza, dall’interdizione al pubblico di alcune aree alle migliorie sul percorso, ma questo ha una conformazione particolare e non c’è modo di modificarlo. Spesso gli incidenti sono dettati dalla casualità e questa è una componente non prevedibile». Il presidente dissente anche sui controlli anti-doping e sull’obbligo dei dispositivi personali, per i quali, meglio precisarlo, è contrario anche il sindaco: «Caschi e giubbini non danno la garanzia di una protezione totale, inoltre mi pare che snaturino il senso di una corsa spontanea e religiosa. L’antidoping, poi, non ha senso e ha un costo elevato: l’Ardia non contempla vincitori e non è a scopo di lucro».
Secondo Massimiliano Muredda, a capo dell’Associazione ippica sedilese che riunisce molti partecipanti all’Ardia, la normativa è fuori contesto, ma forse proprio per questo si presterebbe a una mediazione che contemperi sicurezza e tradizione: «Non è pensabile applicare le regole create per palii e competizioni a un unicum come la nostra processione religiosa, ma non ritengo sia necessario andare allo scontro, meglio cercare il confronto. Penso ci siano gli spazi di manovra per trovare la quadra e conciliare tutte le necessità producendo finalmente un modello normativo standard che garantisca continuità a una tradizione che ha per la comunità un profondo significato religioso e un alto valore sociale, storico e culturale. Per fare questo è però necessario che siedano allo stesso tavolo la politica, i sedilesi e la chiesa, che sulla questione attinente alla salvaguardia non ha mai preso posizione e invece dovrebbe».
Riguardo alle prescrizioni Muredda afferma: «In certi punti le paratie sono più pericolose che utili, l’obbligo dell’antidoping non ha fondamento in un contesto che esclude per una questione etica questa pratica sui cavalli. Inoltre non mi fisserei troppo su caschi e giubbini, che limitano sì i danni ma sottraggono qualcosa all’autenticità della manifestazione. Considero invece indispensabile un presidio medico che tratti i traumi con tempestività, vista la lontananza di Sedilo da tutte le strutture ospedaliere dell’isola». Lapidario il commento della prima pandela, Leonardo Pes: «La sicurezza viene prima di tutto, purché le misure non siano controproducenti per l’incolumità stessa di uomini e cavalli».