Lavori pubblici fermi da mesi: erbacce e macerie nel cantiere
Il caso sollevato dai consiglieri di Forza Italia: l’opera doveva essere conclusa a luglio 2024
Oristano Rifiuti, macerie ed erbacce: invece dei giardini pubblici del quartiere Nzeb di Silì, c’è un cantiere fermo da mesi e non si sa il perché. È uno dei progetti più ambiziosi che il Comune abbia previsto per la frazione, ovvero il polmone verde di un’area residenziale che si vorrebbe trasformare in un quartiere Nzeb. Una zona fondata sulla massimizzazione del risparmio energetico, capace di utilizzare in primis le fonti rinnovabili presenti in sito, come l’acqua piovana di riuso e la radiazione solare in copertura. Questo è anche l’argomento sollevato dai consiglieri dissidenti di Forza Italia, Gianfranco Licheri (primo firmatario), Valeria Carta, Paolo Angioi e Davide Tatti attraverso un’interrogazione rivolta al sindaco Massimiliano Sanna e all’assessore comunale ai Lavori pubblici, Simone Prevete.
I consiglieri chiedono chiarimenti sullo stato di avanzamento dei lavori avviati attraverso il Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare (Pinqua) finanziati attraverso il Pnnr. Con una raffica di quesiti, i firmatari vogliono sapere come mai i lavori che dovevano essere completati entro il 9 luglio del 2024, sono fermi. L’interrogazione parte da una minuziosa descrizione della situazione: «Il cantiere si presenta in uno stato di abbandono e degrado evidente, con erbacce infestanti, materiali sparsi, vegetazione spontanea, alberature lasciate a se stesse e nessuna attività operativa in corso – recita la nota – le coperture metalliche già installate risultano circondate da detriti e terra smossa e l’area interessata dall’intervento, anziché rappresentare un luogo in via di riqualificazione, trasmette una sensazione di incuria, pericolo e totale fermo lavori». Sollevano inoltre una questione tecnica piuttosto spinosa, ricordando che «un intervento finanziato con fondi del Pnrr deve rispettare tempistiche rigorose, garantire continuità operativa e assicurare un risultato coerente con gli obiettivi dichiarati in fase progettuale».
Otto i quesiti per i quali sollecitano risposte: qual è l’effettivo stato di avanzamento dei lavori, se siano già state emesse somme a titolo di stato di avanzamento dei lavori e, in caso affermativo a fronte di quali attività concretamente eseguite. I firmatari chiedono inoltre di conoscere le ragioni del ritardo: «la durata contrattuale dei lavori è di soli sei mesi e a cinque mesi dalla consegna risulta evidente una pressoché totale inattività». Inoltre, chiedono di sapere se siano state attivate tutte le procedure tecniche per accertare il rispetto del cronoprogramma e se nei confronti della ditta, siano state fatte contestazioni o comunicazioni formali «o se siano state avviate procedure per eventuali penali, sospensioni o revoche». Chiedono anche di sapere se il Comune abbia già trasmesso i report di avanzamento.