Muore a 75 anni cadendo dal montacarichi: lavorava ancora perché la pensione non bastava
L’operaio era regolarmente assunto e assicurato. Inchiesta per omicidio colposo della Procura di Oristano
Marrubiu Il primo interrogativo che tutti si pongono all’indomani della tragedia è perché Antonio Meloni, operaio 75enne di Terralba, sia salito sul montacarichi da cui poi è precipitato piombando al suolo da un’altezza di circa otto metri. La seconda domanda che aleggia sul dramma è perché un uomo di 75 anni fosse ancora impegnato al lavoro, per quanto regolarmente assunto e assicurato. Per ora l’unica risposta che si riesce a dare è proprio quella sul secondo quesito: la pensione maturata dopo anni di attività autonoma da impresario alla guida di una piccola azienda impegnata nel campo dell’edilizia non era essere sufficiente per far quadrare i conti e mantenere la famiglia. Aveva bisogno di integrare quelle poche centinaia di euro che riceveva dallo Stato da qualche anno e così aveva iniziato una quindicina di anni fa come lavoratore dipendente.
Era assunto nella ditta S5, una costola dell’azienda Se.Pi. Formaggi, realtà tra le più conosciute in Sardegna per la sua attività nella trasformazione di prodotti lattiero caseari. Non c’è invece al momento risposta al primo quesito e cioè perché Antonio Meloni sia salito sul montacarichi, ma è proprio su questo aspetto che gli inquirenti stanno provando a fare luce. Le ore immediatamente successive alla tragedia sul lavoro avvenuta all’interno dello stabilimento della Se.Pi. Formaggi sono state frenetiche. Gli ispettori dello Spresal, affiancati dai carabinieri, hanno acquisito tutte le testimonianze e i documenti possibili. Da questi ultimi sembra che quotidianamente, la ditta S5, che per la Se.Pi. svolge le attività di manutenzione e di controllo dello stabilimento di produzione e delle sue pertinenze, comunicasse a ciascun dipendente attraverso un ordine di servizio quali fossero le mansioni da svolgere.
La cosa più sorprendente è invece il fatto che sulla porta del montacarichi fosse stato appiccicato con dello scotch un cartello con la scritta “Fuori servizio”. Sul muro accanto c’è poi il cartello più classico che reca la dicitura in caratteri maiuscoli “In caso di emergenza non usare l’ascensore. Usare le scale”. Allora è proprio qui la chiave dell’inchiesta per omicidio colposo che la procura di Oristano ha aperto immediatamente e con la quale si prova a ricostruire non solo la dinamica della caduta, ma anche quali fossero i compiti assegnati ad Antonio Meloni e perché abbia ignorato la scritta che diceva che il montacarichi non era utilizzabile. Ci sarà poi da valutare se anche tutte le altre norme in materia di sicurezza sul lavoro siano state rispettate e se le misure prese a tutela dei dipendenti siano state adeguate. Al momento non ci sono state comunicazioni da parte della procura a eventuali indagati – la due aziende, la Se.Pi. e la S5, hanno rappresentanti legali e responsabili diversi ciascuna per le proprie competenze –, ma è probabilmente ancora presto perché ciò avvenga. Generalmente si tratta infatti di un atto dovuto per poter procedere a tutte le verifiche che casi del genere richiedono. Intanto il corpo non è stato ancora restituito alla famiglia perché è stata disposta l’autopsia che probabilmente verrà effettuata oggi stesso.
Non essendoci indagati dovrebbe partecipare solo il medico legale nominato dalla procura, anche se l’azienda è stata affiancata sin dal primo momento dell’apertura dell’inchiesta dall’avvocato Gianfranco Siuni. Il quadro però potrebbe cambiare molto in fretta.