Il metanodotto della discordia: siti archeologici ad alto rischio, ecco dove
Il progetto attraversa i territorio di 15 Comuni tra Oristano e Cagliari, gli enti: «Non siamo stati coinvolti»
Oristano Trenta chilometri di metanodotto, dei complessivi 150 previsti, attraverseranno i territori di cinque Comuni dell’Oristanese: Santa Giusta, Palmas Arborea, Marrubiu, Uras e Mogoro. «Un progetto calato dall’alto che va avanti senza il coinvolgimento dei Comuni interessati, che creerà sconquasso nel territorio e che nasce già obsoleto, dato che è in previsione l’abbandono di tutte le fonti fossili, compreso il gas». In sintesi è questa la definizione data da Arnaldo Melissa, vice presidente della Fimser, associazione di categoria che riunisce tecnici e imprenditori del settore delle rinnovabili, sul progetto dell’impianto di stoccaggio e rigassificazione nell’area portuale di Oristano.
Una denuncia che pone preoccupanti interrogativi anche in termini di trasparenza, su un progetto importante, destinato a convertire le termocentrali a carbone di Macchiareddu e Portovesme con il metano. È Michele Pigliaru, presidente di Fimser, a mettere sul preavviso: «Da tempo, la classe politica regionale spinge per l’introduzione del metano nell’isola, giustificandola con la necessità di rifornire le industrie energivore del Sud Sardegna. Questa visione si scontra con un autorevole studio scientifico, presentato presso la facoltà di Ingegneria di Cagliari e condotto dalle università di Cagliari, Milano e Padova. La ricerca ha dimostrato che l’isola può già oggi svincolarsi quasi totalmente dai combustibili fossili, producendo, immagazzinando e trasportando l’ energia elettrica sufficiente alle esigenze regionali attraverso l’uso esclusivo di fonti rinnovabili». Secondo lo studio, solo una piccola frazione di aziende, quelle che necessitano di calore ad alta temperatura, avrebbe ancora bisogno di combustibili fossili. «Insomma una presa in giro che trasformerebbe la decarbonizzazione in metanizzazione», ha detto ancora Pigliaru.
A preoccupare sono però le opere necessarie a trasportare il gas da Oristano a Cagliari e nel Sulcis: un’opera che interesserà circa 15 Comuni e comporterà fasi di accatastamento materiali, rimozione della vegetazione, scavo di trincee e posa delle tubazioni, distribuiti per 24 mesi di lavori a cielo aperto su 150 chilometri. Il progetto, presentato da Enura Spa (partecipata al 55 percento da Snam Spa e per il restante dalla Società gasdotti italiani), che costerà 2 miliardi e 250 milioni di euro, avrà, secondo Pigliaru e Melissa, impatti ambientali significativi: nel tratto vicino a Cagliari, il metanodotto attraverserà la Zcs e la Zps dello stagno di Cagliari e laguna di Santa Gilla. «La relazione archeologica allegata all’istanza di via ha rilevato ben 12 interferenze della condotta con zone a “rischio archeologico alto”, con il gasdotto che interesserà in totale oltre mille siti archeologici e numerosi corsi d’acqua, superficiali e sotterranei».
In provincia di Oristano, infatti passerà nelle vicinanze delle zone archeologiche di Cuccuradda a Mogoro e di Marrubiu, ma anche di Santa Giusta. Interesserà per alcuni tratti anche aree ricomprese nel parco regionale del Monte Arci. «Inoltre, l’opera graverà pesantemente sui proprietari terrieri – spiegano dalla Fimser –. La condotta attraverserà un migliaio di lotti, per la maggior parte privati, sui quali verranno imposte pesanti servitù con una fascia di rispetto “non edificabili” tra 27 e 40 metri. L’imposizione riguarderà una superficie complessiva di 546 ettari, oltre a 32.165 metri quadrati per la realizzazione degli impianti di linea».
Eppure già esiste un’alternativa: un progetto privato già approvato dal ministero, che prevede l’hub gasiero vicina al porto canale di Cagliari, presentato dalla società Isgas, con 80 chilometri di gasdotto che costerebbe al privato 120 milioni di euro, a cui si dovrebbe aggiungere una parte pubblica per i collegamenti fino al Sulcis. Molto critica la posizione di Roberto Schirru, amministratore della Bentusoliana Energie: «Non si capisce perché per soli 30 chilometri di Tyrrhenian Link sono nati comitati e state fatte manifestazioni eclatanti e per 150 chilometri di metanodotto invece tutto tace».