Canale fantasma: dal giudice anche il commissario inviato dalla Regione
L’opera idraulica mai realizzata al centro di un nuovo filone d’indagine per omissione d’atti d’ufficio
Bosa La sua colpa sarebbe quella di non aver portato a compimento l’opera per realizzare la quale era stato chiamato a svolgere il ruolo di commissario ad acta dalla Regione. Per questo motivo la procura lo ha citato in giudizio accusandolo di omissione di atti d’ufficio. Nel 2018, la giunta Pigliaru, visto lo stallo che impediva la costruzione del canale di S’aladerru, decise di prendere in mano la situazione e di avocare a sé la pratica dell’opera idraulica che avrebbe dovuto risolvere buona parte dei problemi legati al rischio idrogeologico della cittadina. Nominò allora il geometra cagliaritano Carlo Corrias quale responsabile di tutta la procedura. Del canale ancora non c’è traccia, nel frattempo però lo sguardo della procura è arrivato sino a Bosa e i rivoli in cui l’inchiesta si è divisa sono quindi più di uno.
La storia di questa vicenda giudiziaria è alquanto contorta. Il primo colpo fu battuto nell’estate 2023 e coinvolse diversi componenti dell’amministrazione in carica allora. Sotto inchiesta finì l’ex sindaco Piero Casula assieme all’attuale e anche allora vice sindaco Federico Ledda, alle ex assessore Maria Giovanna Campus che aveva la delega al Bilancio, Paola Pintus che si occupava di Pubblica istruzione, Maura Marongiu titolare dei Servizi sociali, Carmen Mariani che guidava l’Ambiente. Per tutti questi indagati arrivò poi il decreto penale di condanna con multa da 5mila euro, provvedimento a cui hanno deciso di opporsi. Sono ora in attesa della fissazione dell’udienza che dovrà accertare se ebbero delle responsabilità, dichiarando il falso su una serie di incompatibilità, nel rinvio continuo sul voto che doveva consentire all’opera di partire.
È proprio per sopperire a una carenza politica che fu nominato dalla Regione il tecnico Carlo Corrias, solo che la vicenda pare talmente intricata che colui che doveva sbrogliare la situazione in quanto commissario ad acta è ora finito a sua volta in tribunale nel filone di inchiesta che si è mosso parallelamente a quello che coinvolge i vecchi amministratori. L’accusa che gli muove il pubblico ministero Marcello Floris non è in fondo molto dissimile a quella che riguarda ex sindaco ed ex assessori, anche se va inquadrata in un ruolo di responsabilità del tutto diverso e anche a procedure differenti e autonome. Fatto sta che in aula, di fronte alla giudice monocratica Francesca Falchi, sono sfilati i primi testimoni. Sono i funzionari dell’ufficio tecnico Giampiero Diligu, Pasquale Caboni e Antonella Cuccuru. In particolare è stata quest’ultima ad avere i maggiori rapporti col geometra Carlo Corrias nel periodo in cui seguiva la pratica per S’aladerru.
Rispondendo alle domande delle controparti, tra cui l’avvocato Roberto Nati che difende l’imputato, ha spiegato che le difficoltà in cui il commissario ad acta incorse furono parecchie. In particolare il numero di notifiche tramite raccomandata da inviare ai proprietari dei terreni da espropriare per far passare il canale era notevole e non sempre agevole. Non ci sarebbe stata quindi la volontà di rallentare la pratica o addirittura di ostacolarla, ma semplicemente il commissario sarebbe rimasto impantanato nei fanghi della burocrazia. Il processo proseguirà il 31 ottobre, quando sarà chiamato a deporre il luogotenente dei carabinieri Luca Gabelloni: fu lui a raccogliere una lunga serie di deposizioni sulla vicenda e ad acquisire numerosi documenti.