Concorsi sospetti e assunzioni all’Assl, la difesa: «Imputati vittime dei rancori personali»
La difesa dell’ex direttore generale Mariano Meloni e dell’ex commissaria straordinaria Maria Giovanna Porcu al processo Ippocrate
Oristano Il processo Ippocrate non è solo una cronaca giudiziaria di presunti concorsi truccati; è il capitolo finale di una storia che sembra un regolamento di conti tra fazioni e carriere infrante, i cui vecchi veleni sono riemersi in aula come prova d’accusa. Ieri l’offensiva delle difese ha mirato non solo a smontare il teorema del Partito dei Sardi come luce da seguire per avere soddisfazione, ma a svelare le rivalità e l’astio personale che si celerebbero dietro alcune testimonianze chiave. L’udienza, interamente dedicata alla difesa dell’ex direttore generale della Assl, Mariano Meloni, e dell’ex commissaria Maria Giovanna Porcu, si è conclusa con le richieste di assoluzione per entrambi gli imputati. Meglio andare per gradi.
L’ex manager Per Mariano Meloni ha parlato per primo l’avvocato Vittorio Campus, concentrandosi sull’inaffidabilità dei testimoni d’accusa chiave, sostenendo che le loro deposizioni non fossero oggettive ma viziate da rancore personale. Parlando della testimonianza di Domenico Cadeddu, già responsabile del Servizio Emergenza Urgenza e Commissario della Croce Rossa, il legale ha fornito un movente alternativo allo scontro: la presunta pressione lamentata da Cadeddu sarebbe nata da una comunicazione ufficiale di Meloni, all’epoca direttore generale dell’Assl, che gli contestava l’incompatibilità per legge tra i suoi due ruoli. Per la difesa l’azione di Meloni fu un dovere amministrativo di vigilanza, per cui la testimonianza contro di lui nulla più sarebbe se non una ritorsione. Similmente, l’avvocato ha attribuito un forte astio anche alla testimonianza del ginecologo Bruno Giorgio Lacu, che aveva parlato in aula di assunzioni anomale e pressioni politiche. Secondo la difesa, le sue dichiarazioni e quelle di altri testimoni non erano oggettive, ma espressione di rivalità professionali e risentimento, minando così la credibilità delle prove a favore del teorema accusatorio.
Gli interinali L’avvocato Enrico Meloni, a sua volta difensore dell’ex direttore generale, si è concentrato sulla legittimità degli atti amministrativi. Ha evocato per il suo cliente una «condotta integerrima», sottolineando che guidare un’azienda sanitaria di grandi dimensioni comporta «responsabilità enormi». Ha quindi rigettato la tesi del favore politico riguardo ai contratti di assunzione: «Il ricorso alle agenzie interinali non fu un indice di clientelismo, ma una necessità operativa. Si attingeva da agenzie perché c’era bisogno impellente di personale», ha affermato, sottolineando che l’ex dg non aveva mai fatto parte del Partito dei Sardi, non aveva mai fatto politica e non si era nemmeno candidato. Il legale è poi sceso nel dettaglio dell'assunzione di Daniela Sanna come assistente ausiliaria, precisando che i quattro posti per operatore socio sanitario eliminati non erano equivalenti a quelli dei sei nuovi assunti come ausiliari, smentendo l'ipotesi di una sostituzione mirata e dimostrando che fu una scelta organizzativa per una turnazione più efficiente.
L’ex commissaria Anche l’ex commissaria dell’Assl, Maria Giovanna Porcu, è stata difesa da un doppio fronte legale. L’avvocato Carlo Figus ha aperto sottolineando come, nonostante il pubblico ministero Marco De Crescenzo abbia chiesto il proscioglimento per la sua assistita per intervenuta prescrizione del reato, la difesa intendesse dimostrare l’estraneità totale ai fatti contestati. L’avvocato ha concentrato la sua arringa sul tema della privacy, sostenendo che la scelta di non fornire l’elenco degli assunti richiestole dal consigliere regionale sardista Angelo Carta, in qualità di presidente della Commissione di inchiesta sulle assunzioni all’Assl oristanese, fu una «salvaguardia rigorosa del diritto alla riservatezza» dei lavoratori e non ostruzionismo. L’avvocato Guido Manca Bitti, che ha chiarito che la sua assistita «non ha mai fatto politica e non è stata mai iscritta al Partito dei Sardi» e ha voluto esaltarne le capacità professionali. Ha rivelato che durante il suo mandato, Maria Giovanna Porcu è riuscita a risanare il bilancio dell’azienda portandolo in pareggio: un chiaro indice di rigore e competenza amministrativa che mal si concilia con le accuse mosse. Si torna in aula il 22 gennaio con le ultime arringhe dei difensori. Appare scontato che poi ci saranno repliche dell’accusa e controrepliche della difesa.
