Mobbing a scuola, il tribunale dà ragione a due insegnanti: 10mila euro di risarcimento
Secondo il giudice le docenti hanno subito ordini illegittimi e vessazioni ripetute
San Vero Milis Dieci mesi di tensioni, ordini illegittimi e umiliazioni davanti ai colleghi si concludono in tribunale e la sentenza dice che bisogna risarcire le vittime. È la storia di due docenti dell’Istituto comprensivo di San Vero Milis, che hanno vinto una battaglia legale contro il ministero dell’Istruzione dopo aver denunciato comportamenti scorretti del dirigente scolastico Alessandro Cortese, non direttamente coinvolto nel giudizio.
La vicenda si è chiusa in tribunale con un accordo di conciliazione giudiziale: 10mila euro di risarcimento danni e spese legali a carico per l’appunto del Ministero, che ora si potrà rivalere sul dirigente responsabile. Le due insegnanti operano nei plessi dell’infanzia di Zeddiani e Tramatza, all’interno del Comprensivo che comprende anche Baratili San Pietro. All’inizio del 2025 hanno presentato ricorso alla sezione Lavoro del tribunale denunciando una serie di condotte che avrebbero compromesso la loro salute e la qualità dell’ambiente scolastico. Secondo il ricorso, il dirigente avrebbe imposto ordini di servizio illegittimi, spostamenti improvvisi tra plessi e convocazioni fuori orario, violando il diritto alla disconnessione negli orari extra lavorativi. Inoltre, avrebbe negato permessi contrattuali, persino per gravi lutti familiari, e ostacolato attività didattiche con enti locali, causando disservizi e imbarazzo con le famiglie.
In uno dei due casi, l’insegnante, che era fiduciaria di plesso e rappresentante sindacale per la Flc Cgil, è stata ripetutamente invitata a dimettersi dal ruolo sindacale, ritenuto «incompatibile» dal dirigente. Al rifiuto, le sono state attribuite meno ore retribuite rispetto ai colleghi e, dal giugno 2024, è stata sottoposta a ordini di servizio coatti per sostituzioni in altri comuni, con pressioni continue via email e per telefono. La tensione è culminata nel diniego di un permesso per lutto familiare. La docente ha denunciato problemi di salute dovuti alla pressione costante, mentre i genitori hanno protestato con una raccolta firme contro il dirigente.
L’altra collega ha subito insistenze per accettare incarichi di delegata di plesso, nonostante ripetuti rifiuti. Tra settembre e dicembre 2024, ha ricevuto telefonate, circolari e persino decreti di nomina «non rifiutabili», con la minaccia che il ruolo fosse indispensabile per il buon andamento della scuola. La pressione è arrivata fino a un incontro con il dirigente, alla presenza di un sindacalista, e a dichiarazioni pubbliche che mettevano in discussione la correttezza delle docenti. Gli avvocati Maria Gloria De Montis e Massimo Illotto hanno ricostruito un quadro di condotte sistematiche vessatorie che, secondo la giurisprudenza della Cassazione e secondo il tribunale di Oristano, integrano gli estremi del mobbing lavorativo: comportamenti persecutori, danno alla salute e intento vessatorio. Il tribunale ha riconosciuto la fondatezza delle accuse, confermando la violazione sulla tutela della salute nei luoghi di lavoro.
Tutto ciò costituisce un precedente importante che genera conseguenze come il pagamento del risarcimento che spetterà dal ministero dell’Istruzione, che successivamente potrà rivalersi sul dirigente scolastico. Per quanto riguarda l’aspetto dei diritti, secondo il giudice, la tutela dei lavoratori nella scuola non è negoziabile e le condotte che minano la serenità degli ambienti educativi non possono restare impunite.
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