Il tribunale salva il Centro servizi, respinta la causa per usucapione di una cittadina
Dopo un lungo contenzioso arriva la certezza: la proprietà resta al Comune
Busachi Si chiude con una sentenza fotocopia del verdetto pronunciato nel 2021 dal tribunale civile di Oristano, la causa tra il Comune e la residente che da sette anni rivendicava il diritto di usucapione sugli scantinati del Centro Servizi. Pochi giorni prima di Natale la Corte d’appello di Cagliari ha rigettato il ricorso promosso contro l’ente locale, che rimane il proprietario legittimo ed esclusivo dell’edificio di via Brigata Sassari adibito ad attività culturali e convegnistiche. Sulla ricorrente ricadrà anche l’onere del pagamento delle spese di lite, quantificate in 6.734 euro, degli oneri per la registrazione della sentenza e del doppio del contributo unificato, oltre al 15% delle spese generali, al 4% di Cpa e al 22% di Iva. L’esito del dibattimento allontana il rischio delle possibili complicazioni di una coabitazione forzata fra amministrazione pubblica e privato cittadino, a cominciare dalla limitazione alla libertà di disporre un eventuale cambio di destinazione d’uso dell’immobile.
«Durante una precedente consiliatura avviammo un ragionamento sull’albergo diffuso con l’idea di realizzare il primo nucleo nel Centro servizi ricavando un ristorante tipico nello scantinato e una dozzina di posti letto al primo piano e mantenendo la sala convegni», ricorda il sindaco Giovanni Orrù annunciando di voler riprendere il discorso interrotto di fronte all’eventualità che non si è realizzata di vedere il Comune soccombere in tribunale. Insieme alle aspirazioni il primo cittadino svela anche le manovre in corso per le prossime elezioni: «Siamo in scadenza di mandato, ma l’auspicio è che questa amministrazione trovi continuità anche se non sarò sindaco né mi candiderò come consigliere. Sto lavorando per sostenere la candidatura del vicesindaco Lino Cordella, per cui, se dovessimo vincere nuovamente le elezioni rilanceremo il progetto. Intanto porteremo avanti una progettazione di massima in modo da essere preparati se si dovessero aprire dei canali di finanziamento regionali».
La disputa ebbe inizio nel 2017 con l’azione legale avviata da una dei discendenti di Salvatore Loddo, il benefattore che nel 1934 donò l’immobile alle scuole materne e all’Ente comunale di assistenza attraverso un lascito testamentario, cui nel tempo seguì il passaggio di mano al Comune. La ricorrente fondava le proprie ragioni sul fatto di aver fatto uso pluriennale continuato, pacifico e gratuito dei locali interrati del Centro servizi. Verifiche più approfondite hanno però fatto emergere un’altra verità: «Attraverso la ricerca svolta nell’Archivio di Stato – racconta Giovanni Orrù – l'amministrazione accertò che il signor Salvatore Loddo aveva donato l’edificio dalle fondazioni al tetto, dunque comprendendo lo scantinato, all’erigenda scuola dell'infanzia». Sulla base di quelle carte e della norma che impedisce di usucapire un bene pubblico, in primo grado il giudice condannò la controparte del Comune a rifondere le spese legali stabilendo pure che gli scantinati fossero stati occupati indebitamente impedendo al legittimo proprietario di goderne. Quattro anni dopo la sezione civile della Corte d’appello ha confermato integralmente quella sentenza.
