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Dario Fabbri racconta per Intesa i primi ministri di Elisabetta

Dario Fabbri racconta per Intesa i primi ministri di Elisabetta

Al grattacielo di Torino riprendono attività culturali banca

20 ottobre 2022
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"È molto difficile dire oggi cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo Regno Unito dopo la morte della regina. Dobbiamo pensare che la monarchia britannica non ha un peso così rilevante nelle vicende politiche della nazione o comunque dello Stato, ma il re rappresenta, e questo si è importante, il capo della Chiesa, che al di là dell'aspetto spirituale vuol dire tradizione, continuità. E rappresenta l'unità all'interno di un Paese, che è composto da nazioni diverse". Dario Fabbri, analista geopolitico e giornalista, analizza così il futuro del Regno Unito nella conferenza che questa sera ha aperto il programma autunnale delle iniziative culturali al grattacielo di Intesa Sanpaolo. "Se molti di questi Paesi non hanno per niente nel cuore il dominio inglese che è stato, e un po' ancora è, molti di loro invece hanno una certa simpatia per la monarchia - sottolinea -. E proprio questo viene utilizzato, ed Elisabetta II lo ha fatto benissimo, per tenere insieme parti di un regno che altrimenti sarebbero centrifughe e che significherebbero sostanzialmente la fine del Regno Unito. Oggi Carlo sa di avere come primo obiettivo questo, tenere insieme il regno, come sua madre è riuscita a fare. È una scommessa, dire oggi come andrà a finire e impossibile".

Nella conferenza, 'La Regina Elisabetta II e quattro suoi primi ministri', Fabbri si è soffermato sulle figure di Winston Churchill, Margaret Thatcher, Tony Blair, Boris Johnson, scelti "perché sono i più significativi - spiega - e rappresentano quattro momenti diversi della storia del Regno Unito". "Churchill - ricorda - è quel tentativo di essere ancora impero che poi finisce con la crisi di Suez, Thatcher rappresenta la fase di declino definitivo dell'impero, in cui il Regno Unito prova a diventare qualcos'altro, deindustrializza, ma nello stesso tempo mantiene un orgoglio imperiale come nella guerra delle Malvinas. Blair - prosegue - incarna la fase post imperiale per eccellenza, in cui l'Inghilterra addirittura pensa di poter essere quasi una nazione o almeno uno stato 'normale', sogna l'euro. E poi la velleitaria ma profondamente nella strategia inglese global Britain di Johnson, dalla Brexit in poi. Che il Regno Unito fra 30 anni esista ancora è una grande scommessa - conclude Fabbri - la monarchia deve svolgere il ruolo di collante per salvare il Regno Unito".

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