La Nuova Sardegna

Omicidio di Luisa Manfredi, tutto da rifare

Simonetta Selloni
Omicidio di Luisa Manfredi, tutto da rifare

No della Corte di Cassazione all’archiviazione nei confronti dell’ex assessore Cicconi

15 gennaio 2009
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NUORO. Torna alla fase delle indagini preliminari l’inchiesta per l’omicidio di Luisa Manfredi, la giovanissima figlia di Matteo Boe e di Laura Manfredi. La prima sezione della Corte di Cassazione ha infatti annullato il decreto di archiviazione disposto nel giugno scorso dal Gip del tribunale di Nuoro nei confronti dell’ex assessore comunale Giampiero Cicconi.

Luisa Manfredi aveva 14 annni quando venne uccisa, con una fucilata, il 25 novembre del 2003, a Lula. Per la sua morte due piste: quella cosidetta passionale, alla quale aveva aderito la Procura della Repubblica e che aveva portato all’incriminazione di un amico di Luisa (Sebastiano Piras, definitivamente scagionato nello scorso mese di marzo), e quella cosidetta politica, legata ai veleni di Lula.

In questo ambito era indagato Giampiero Cicconi, a suo tempo assessore al turismo nella giunta comunale guidata da Maddalena Calia, avvocato esponente di Forza Italia (di recente diventata europarlamentare), diventata sindaco nel 2002 quando la sua lista, unica scesa in campo a Lula, pose fine all’esperienza del commissario prefettizio durata nel paese per ben dieci anni. Ma a quell’elezione seguì una stagione di veleni, attentati e vendette trasversali. La violenza non risparmiò nessuno: lo stesso sindaco, esponenti politici, avversari veri e presunti tali, le forze dell’ordine.

E in quell’humus deteriorato, esacerbato da volantini con calunnie e accuse, in quella situazione si arrivò all’omicidio di Luisa Manfredi. Era poco più che una bimba, una ragazza di 14 anni che frequentava il Liceo Scientifico di Nuoro e faceva parte del gruppo folk del paese. Uccisa, «una porcheria irrimediabile», aveva gridato Laura Manfredi, la madre. Laura Manfredi aveva subito indicato l’origine del delitto nella pista politica Attraverso il suo avvocato Gianluigi Mastio, si era opposta all’archiviazione di Cicconi, indagato per omicidio volontario, richiesta dal pm inquirente, Mariangela Passanisi.

Il Gip aveva accolto la richiesta e aveva disposto un supplemento di istruttoria. Al cui esito il pubblico ministero aveva riformulato la richiesta di archiviazione. E il Gip, questa volta, l’aveva accolta, senza fissare l’udienza preliminare, ritenendo che a carico di Cicconi non ci fossero prove sufficienti e che il movente, una presunte avversione dell’ex assessore nei confronti di Laura Manfredi, fosse troppo ambiguo e debole. Ma proprio sulla mancata fissazione dell’udienza preliminare ha basato il suo ricorso l’avvocato Gianluigi Mastio, che tutela gli interessi di Laura Manfredi. Il legale aveva anche sostenuto la incompletezza delle indagini rispetto agli accertamenti supplettivi disposti dal Gip. La Cassazione ha evidentemente ritenuto fondato il ricorso e ha disposto la trasmissione degli atti al tribunale di Nuoro. Della vicenda si occuperà ora un nuovo Gip. Tutto torna dunque nella fase delle indagini preliminari. «Ne prendiamo atto, riteniamo che per noi non cambi nulla, era solo un atto dovuto per un vizio procedurale, ossia la mancata fissazione dell’udienza da parte del Gip», ha commentato il legale di Cicconi, l’avvocato Nicola Satta.

La prima richieste di archiviazione nei confronti di Cicconi risale al 12 gennaio 2006. Il pm riteneva che l’unica pista valida da seguire per la morte di Luisa fosse quella passionale, e che riguardava il presunto fidanzatino della ragazza quale responsabile del delitto. Contro la richiesta di archiviare la posizione di Cicconi, il 22 aprile 2006 si era opposta Laura Manfredi. Che aveva - e ha - sempre creduto nella pista dei veleni legati al clima politico di quel periodo a Lula. Laura Manfredi non ha mai ritenuto fondata la pista passionale, della quale si è totalmente disinteressata: tanto da non costituirsi parte civile contro l’amico di Luisa poi prosciolto dalle accuse.

Il Gip aveva accolto l’ opposizione presentata dalla donna disponendo un supplemento di indagini a carico di Giampietro Cicconi, finalizzate alla verifica se su un bossolo trovato davanti alla casa della ragazza ci fossero delle impronte digitali. Doveva essere sentito, inoltre, ancora una volta, un testimone ritenuto utile all’inchiesta. I risultati delle nuove indagini non erano stati ritenuti interessanti. Di qui la nuova richiesta di archiviazione della posizione di Cicconi - la seconda - formulata dal pm Passanisi il 6 febbraio scorso. no. Il 15 giugno, il Gip aveva disposto l’archiviazione della posizione dell’ex assessore al Comune di Lula. Lasciando senza indagati né colpevoli l’omicidio della ragazzina.

Nessuna delle due piste si è rivelata efficace. Nemmeno quella che aveva inizialmente coinvolto Cicconi, finito sotto inchiesta perché proprietario di un fucile Mossberg Maverick calibro 12 (detenuto legalmente). L’arma era stata ritenuta compatibile con quella con cui venne uccisa Luisa. Ma le perizie balistiche ne avevano escluso l’utilizzo. Le indagini nei confronti di Cicconi erano comunque andate avanti, anche se, aveva denunciato Laura Manfredi, con una marcia ridotta rispetto agli accertamenti riguardanti la pista passionale. Nel fascicolo sono finiti controlli, intercettazioni e verifiche a carico di Cicconi (che due anni fa aveva subito un attentato, il quarto negli ultimi anni), del quale una parte degli inquirenti aveva comunque continuato a sospettare un coinvolgimento nel delitto di Luisa.

Tutta questa attività, secondo il Gip che ne aveva archiviato la posizione, non aveva portato all’acquisizione di prove a suo carico. Pur ritenendo possibile che l’omicidio di Luisa Manfredi possa essere maturato in quel clima di contrasti politici tra fazioni che stava avvelenando il paese, il Gip non aveva individuato certezze e nemmeno caratteri di esclusività nei sentimenti di rancore nutriti da Cicconi per Laura Manfredi.
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