La Nuova Sardegna

Maria Ausilia Piroddi uccisa da un tumore

Valeria Gianoglio
Maria Ausilia Piroddi prima del caso giudiziario
Maria Ausilia Piroddi prima del caso giudiziario

Si è spenta nella sua casa di Barisardo Maria Ausilia Piroddi. L’ha stroncata un tumore che le era stato diagnosticato in carcere. Proprio per il suo grave stato di salute, la Piroddi aveva ottenuto il differimento della pena

02 febbraio 2011
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BARISARDO. Gli ultimi mesi li ha voluti trascorrere in silenzio. Poche telefonate, persino con il suo avvocato, Angelo Merlini. Poche parole da spendere, dopo un'intera vita di discorsi, di scritti, di deposizioni tormentate in udienza, di botta e risposta feroci con i suoi avversari. Nel cuore, solo la ferma speranza di uscire vittoriosa dai suoi ultimi processi e dalla malattia.

Maria Ausilia Piroddi, 53 anni non ancora compiuti, se n'è andata via ieri mattina nella sua casa di Barisardo dove, per gravi problemi di salute, stava scontando la condanna all'ergastolo in regime di detenzione domiciliare. Il tumore, alla fine, ne ha piegato il corpo, ne ha compromesso la vista, ma non ne ha annientato lo spirito battagliero che l'ha fatta conoscere in tutta l'isola. Per anni, l'hanno definita la mente della piovra ogliastrina, la dark lady della Cgil, la sindacalista di ferro. Chi, come il suo legale, la conosce bene, preferisce ricordarla semplicemente come «una donna intelligente, molto complessa, piena di umanità».

Che la sua malattia fosse allo stadio finale, era notizia risaputa in Ogliastra. A Barisardo, dove viveva con il marito. A Lanusei, dove ancora, sino a qualche tempo fa, riusciva a partecipare a qualche udienza dei processi che ancora la vedevano nel ruolo di imputata con diverse accuse: bancarotta fraudolenta, ricettazione, detenzione di esplosivo. Scampoli di vicende giudiziarie ben più grosse, che affondano le radici in una delle stagioni più calde - quella degli anni Novanta - che l'Ogliastra ha mai vissuto. Un periodo terminato con l'arresto della Piroddi e di un gruppo di ogliastrini.

E finito, per la donna, con la condanna all'ergastolo per accuse pesantissime: gli omicidi del sindacalista Franco Pintus e dell'operaio forestale Pier Paolo Demurtas. Il suo legale, Angelo Merlini, se lo ricorda bene quel periodo tormentato. In particolare il giorno della condanna all'ergastolo della sua assistita. «In molti - spiega - si sarebbero aspettati che dopo un colpo così duro una persona trascorresse il resto della sua giornata in preda allo sconforto. Lei no. Lei passò quella notte tenendo nelle sue, le mani di una detenuta tossicodipendente nel pieno di una crisi di astinenza. Ecco, questa era Maria Ausilia Piroddi: una donna piena di umanità. Io ne ho un'immagine ben lontana da quella che è emersa nei processi».

In aula, effettivamente, l'ex sindacalista ogliastrina, appariva come una vera leonessa. Precisa, determinata, puntuale in ogni affermazione. «Alcune parti dei processi - ammette l'avvocato Merlini - spesso li preparavano insieme». Accadde così anche una delle ultime volte nelle quali la Piroddi compare in tribunale. Sono passati quasi due anni: è il 4 febbraio del 2009. Occhiali inforcati, solita zazzera di ricci neri raccolti in alto, due poderosi faldoni di carte sotto il braccio.

Maria Ausilia Piroddi si siede davanti ai giudici del tribunale collegiale di Lanusei, e per due ore e mezza è un fiume in piena. Racconta la sua su un'intera stagione di omicidi, veleni e intimidazioni. La sua speranza è che si arrivasse alla revisione del processo per gli omicidi Pintus e Demurtas. «Era sicura di spuntarla - ricorda ancora il suo avvocato - sino all'ultimo questa è stata la sua speranza».
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