La Nuova Sardegna

Giallo a Teulada: gli iraniani nel poligono?

un elicottero “Mangusta” nel poligono di Teulada
un elicottero “Mangusta” nel poligono di Teulada

Test sull'elicottero da combattimento Mangusta. Il comando militare regionale smentisce. In passato cinesi, iracheni e libici nell'isola per testare e acquistare armi di produzione italiana

17 aprile 2011
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TEULADA. È un giallo politico-militare. Ufficiali e tecnici delle forze armate iraniane sarebbero in questi giorni ospiti del poligono di Teulada per testare un elicottero da combattimento dell'Agusta-Westland. Presenze ingombranti, imbarazzanti, alla luce dei rapporti non certo amichevoli tra i Paesi dell'Alleanza atlantica e il governo islamico guidato da Mahmud Ahmadinejad.

Ma c'è soprattutto un problema formale di natura politica che rende queste presenze a Teulada perfino inquietanti: l'embargo sulle forniture militari decretato contro l'Iran dall'Onu e dalla Nato. Una ritorsione decisa dopo che Teheran si è rifiutata di bloccare il suo programma nucleare che, secondo gli 007 israeliani, porterebbe la repubblica islamica ad avere la bomba atomica entro 2 anni. Al comando regionale militare di Cagliari smentiscono la notizia.

«Le attività dei poligoni - dicono infatti in via Torino - non sono sotto il nostro controllo, ma dipendono direttamente da Roma. Noi veniamo informati nei casi si verifichino anomalie rispetto alla normale programmazione annuale. E la presenza di militari iraniani a Teulada rientrerebbe tra queste anomalie per cui, di conseguenza, noi dovremmo esserne informati. E invece non ci risulta niente. Per questo motivo riteniamo che la notizia non abbia alcun fondamento».

Ma al di là delle smentite ufficiali, i dubbi restano. Prima di tutto perché la presenza dei militari iraniani nella zona di Teulada non è passata inosservata e le segnalazioni sono molto precise. La missione degli uomini di Ahmadinejad sarebbe infatti quella di assistere a una serie di test sull'elicottero da combattimento T-129 (versione per la Turchia dell'AW-129) "Mangusta", prodotto dal gruppo Agusta-Westland, controllato dal colosso degli armamenti Finmeccanica.

A confermare questa tesi, la presenza nel poligono di Teulada di alcuni esemplari di quello che viene ritenuto dagli esperti uno degli elicotteri da combattimento più potenti e versatili attualmente in circolazione. Un vero e proprio gioiello, da circa 2 milioni e mezzo di euro, di tecnologia bellica che sta soppiantando perfino l'"Apache" della Boeing. E proprio per guidare questi test sui T-129 "Mangusta" sarebbe presente a Teulada una task force di tecnici dell'Agusta-Westland.

Molte di queste prove verrebbero effettuate soprattutto la notte, per verificare le capacità operative dell'elicottero da combattimento nelle condizioni da maggiore difficoltà. C'è di più. In questi giorni sulla mitragliatrice tipo Gatlin da 20 millimetri del "Mangusta" si starebbe testando anche l'efficienza di un munizionamento ad alta penetrazione concepito per "bucare" i bunker. Che gli iraniani siano interessati al "Mangusta" non è oggi un mistero.

Alla fine dello scorso anno, infatti, creò un certo imbarazzo e qualche problema nei rapporti interni della Nato, la segnalazione dell'intelligence sulla presenza in Turchia di almeno trenta militari iraniani che si stavano addestrando all'uso dei T-129 (essendo i "Mangusta" elicotteri biposto, si sarebbe trattato quindi di quindici equipaggi). Si deve ricordare che la Turchia (che fa parte della Nato) ha firmato nel 2008 una commessa da 150 milioni di euro per 60 elicotteri da combattimento (nove da avere in tempi strettissimi e i restanti 51 entro il 2012).

Nonostante Ankara faccia parte dell'Alleanza atlantica, esiste però un accordo di cooperazione militare con l'Iran sul fronte comune della guerriglia kurda. Si tratterebbe di scambi di informazione su tecnologie militari e di reciproca assistenza in termini di forniture di mezzi per combattere i ribelli. E il teatro di guerra, prevalentemente montuoso e caratterizzato da valli strette e profonde, mette in evidenza, guarda caso, le caratteristiche tecnico-operative del "Mangusta". Le strade della realpolitik (e degli affari) sono molte volte indecifrabili.

Non sarebbe infatti la prima volta che nei poligoni sardi circolano militari di Paesi politicamente non proprio amici dell'Italia e della Nato. Nel poligono del Salto di Quirra, per esempio, negli anni Sessanta arrivarono i cinesi, proprio quando le relazioni tra Pechino e l'Occidente erano tesissime e la cortina di ferro divideva il mondo in due. Ma a Perdasdefogu e a Capo San Lorenzo per anni sono stati di casa anche gli irakeni di Saddam Hussein e soprattutto i libici di Muhammar Gheddafi che, alla fine degli anni Settanta e ai primi anni Ottanta, era considerato un "nemico" dal nostro Paese (anche se poi comprava azioni della Fiat).

I libici, proprio i giorni della tragedia di Ustica, stavano testando nel Golfo di Orosei motosiluranti di produzione italo-francese. Se la notizia della presenza degli iraniani a Teulada trovasse ulteriori riscontri, oltre ai problemi politici di carattere generale, si aprirebbe poi anche un fronte tutto sardo, quello sul peso enorme nell'isola delle servitù militari. L'offensiva politica per ottenere almeno un alleggerimento delle servitù negli ultimi anni si è notevolmente affievolita e le «ragioni superiori dell'interesse della difesa nazionale» sono ormai una formula che giustifica tutto.

E si oscura così il "business" legato ai poligoni: il loro utilizzo come emporio di armi da vendere agli eserciti di mezzo mondo e come laboratori per sperimentare nuovi sistemi bellici. In fondo, il progetto sul quale si è lavorato per Quirra, era proprio quello di creare una società mista con azionisti la Difesa e i colossi dell'industria bellica nazionale. Primo fra tutti, il gruppo Finmeccanica.

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