La Nuova Sardegna

Armi destinate alla guerra nei Balcani

Piero Mannironi
Una parte del carico in una delle gallerie della Marina italiana
Una parte del carico in una delle gallerie della Marina italiana

Nell'inchiesta della procura di Torino fu coinvolto il miliardario russo Zhukov. La trappola degli 007 ucraini: un localizzatore satellitare sulla nave Jadran Express poi bloccata nel Canale di Otranto

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LA MADDALENA. Tutto cominciò con una trappola: il capo del controspionaggio ucraino (Sub), Volodymir Kulish, fece installare nel porto di Odessa un segnalatore satellitare all'interno di uno dei container carichi di armi stivati sulla nave-cargo Jadran Express.

«Poi - dirà 9 anni dopo Kulish ai giudici italiani -, quando le armi partirono a bordo del cargo Jadran Express, avvertimmo i servizi segreti di sua maestà britannica, l'MI6». Gli 007 inglesi passarono l'informazione al Sismi e, nel canale di Otranto, il 13 marzo del 1994, scattò l'operazione: la Jadran Express, che batteva bandiera maltese, venne bloccata da una corvetta della Nato che seguiva gli impulsi del localizzatore satellitare. Il carico di armi destinato alla Croazia, fu sequestrato e finì nelle gallerie di Santo Stefano.

Insomma, la soffiata degli 007 ucraiani costò qualcosa come 30 milioni di dollari ai trafficanti. Che però, per alcuni anni, restarono nell'ombra. L'inchiesta, infatti, si arenò quasi subito. Ma tre anni dopo, nel 1997, gli uomini della Dia di Torino cominciarono a seguire con un certo interesse l'attività di due società piemontesi - la Gei e la New Stilmat -, gestite da un cittadino bulgaro. Destò subito sospetti lo spropositato volume d'affari delle due srl, che operavano nel settore dei prodotti per cancelleria.

Si scoprì successivamente che le società torinesi erano controllate da altre due società - la Global Technologies International e la Global Technologies Ukraine - che avevano la loro sede legale in Austria e a Panama. La perquisizione negli uffici della Gei e della New Stilmat non diede alcun esito. Vennero solo trovati dei fax che provavano un'intensa corrispondenza con società dell'est europeo. Soprattutto russe e ucraine. Le indagini ebbero un inatteso impulso in seguito a un incidente stradale nel quale venne coinvolto il bulgaro che gestiva le due società torinesi. Nella sua auto, infatti, venne trovato il software di un sofisticato sistema di puntamento per aerei da guerra.

Le indagini della Dia portarono poi a un influente uomo d'affari ucraino, Dmitri Streshinskij, amministratore di grandi aziende petrolifere dell'ex Urss come la Sintez ltd e la Global Technologies, il cui capitale azionario era nelle mani di Alexander Zhukov.

Streshinskij fu arrestato nel 1998 a Parigi per riciclaggio. In un suo computer gli uomini della Dia torinese scoprirono un complesso circuito di società, e le prime tracce della Jadran Express. Streshinskij aveva acquistato tonnellate di armi dalla Progress di Kiev, la società ufficialmente incaricata dal ministero della Difesa per la vendita di armi. Il manager ucraino aveva ogni volta presentato documentazioni false sui destinatari del commercio: Egitto, Marocco, Sudan. In realtà missili, kalashnikov e munizioni, tra 1992 e 1994, erano servite per insanguinare i Balcani, passando per l'Italia.

Nei primi giorni d'aprile del 2001, così, la procura della Repubblica di Torino ordinò l'arresto di Zukhov e di altre nove persone. Ma solo il petroliere russo finì in carcere: gli uomini della Dia lo fermarono in Costa Smeralda. Approdato nel paradiso dorato dell'Aga Khan, aveva infatti messo subito gli occhi su Villa Lee, la lussuosa residenza del costruttore romano Giulio De Angelis, sequestrato nel 1988. E l'aveva comprata, si dice, per una somma superiore ai dieci miliardi. E proprio a Villa Lee il 7 aprile i segugi della Dia gli notificarono l'ordine di custodia cautelare. Zhukov finì così in carcere dove restò fino a ottobre.

Secondo la Dia sarebbero state almeno 22 le navi cariche di armi che, tra il 1992 e il 1994, attraversarono le acque italiane, prima di approdare in Croazia. Le indagini lambirono anche l'ex capo dei servizi segreti ucraini e poi primo ministro, Evghenij Kirilovic Marchuk.

Guarda caso, lo 007 ucraino Kulish riferirà poi ai giudici di Torino: «A segnalarmi Dmitri Streshinskij, dicendomi che era coinvolto nel traffico d'armi, era stato Kyr Marchuk, il mio capo». Ma Streshinskij, nei suoi interrogatori, aveva dichiarato che era stato proprio Marchuk a convincerlo a trafficare armi per suo conto, pretendendo poi cospicue percentuali: «Mi prendeva 1 o 2 milioni di dollari per ogni carico, e in contanti». Al processo di Torino, nel 2003, il colpo di scena: il capitano della Jadran Express disse che la sua nave era diretta in Croazia e non doveva fare scalo a Venezia. Insomma, un traffico estero su estero che faceva cadere tutte le accuse per difetto di giurisdizione. Zhukov e i suoi amici furono così assolti.

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