La costruzione, in stile romanico, risale alla prima metà del XII secolo
Tula, la chiesa di Santa Maria di Coros
Salvatore Tola
17 luglio 2011
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Per vedere la chiesa romanica di Santa Maria di Coros, che sorge vicina all'abitato di Tula, ai margini della Piana di Ozieri, bisogna attraversare tutto il paese, se si arriva dalla superstrada Sassari-Olbia. All'uscita verso Erula si trova a destra un parco giochi, e subito dopo una stradella che, inoltrandosi tra il verde della campagna, conduce al cimitero: lo si aggira sulla sinistra e si arriva subito alla chiesa, che da un piccolo poggio si affaccia sulla vallata a oriente, sino a vedere l'azzurro del lago Coghinas. L'edificio, dalle linee semplici e pulite, sembra nuovo: viene da pensare che i conci di trachite rosata usati per la costruzione dovevano essere stati scelti con cura, o che è stato fatto qualche trucco nel corso del restauro che è stato eseguito sul finire del secolo scorso. Gli anni in effetti ci sono: la costruzione, avvenuta forse a cura dei monaci Vallombrosani, avvenne tra il 1100 e il 1150, lo si desume da una bolla indirizzata da papa Alessandro III al priore dell'abbazia di San Michele di Plaiano. Ma gli abitanti di Tula, che sono affezionati alla chiesa e la frequentano lungo il mese di maggio e poi per la festa, a settembre, raccontano una storia che spiega sia l'origine che il nome del tempio. Intorno al Mille il paese era diviso in due a causa da una faida tra la famiglia dei Becca a quella dei Fumi, i primi montanari e pastori, i secondi agricoltori nella piana. La faccenda si complicò quando due giovani delle fazioni opposte si innamorarono, come Romeo e Giulietta. Ma da qui venne la soluzione: un frate che viveva in un convento della vicina campagna riuscì non solo a celebrare il matrimonio ma anche a pacificare la comunità. Per celebrare l'avvenimento si decise di erigere la chiesa che, secondo l'ingenua etimologia popolare, fu detta «de sos coros unidos», dei cuori riuniti.