La Nuova Sardegna

La mattanza incruenta dei tonni messi in gabbia per arrivare fino a Malta

Simone Repetto
Un sub si aggira tra i tonni finiti nelle reti: alcuni moriranno nella mattanza, altri finiranno in allevamento, i più piccoli verranno liberati
Un sub si aggira tra i tonni finiti nelle reti: alcuni moriranno nella mattanza, altri finiranno in allevamento, i più piccoli verranno liberati

28 luglio 2011
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 CARLOFORTE. Nelle acque poco fuori le Tacche Bianche, i tonnarotti stanno salpando le ultime reti. Poi le ancore, i cavi ed i palloni, che tengono a galla la «coda» della tonnara dell'Isola Piana, che fino ai primi di luglio ha convogliato i tonni rossi «di corsa», in transito sottocosta verso le camere del reticolato detto «isola». Per poi finire nell'ultima, la camera della morte. Che però, a dispetto del nome, non è stata fatale per tutti.  Contestualmente, nel medesimo «mare nostrum» in cui si muovono i branchi di bluefin tuna, altri tonni sono in viaggio.  Un percorso fatto a lentissimo moto, molto diverso rispetto a quelle rotte millenarie, seguite dai tonni con rapido ed ancestrale guizzo verso oriente, spinti dall'istinto riproduttivo. Chiusi all'interno di un capiente gabbione galleggiante, si avviano verso una meta che, fino all'anno scorso, non avevano mai conosciuto, né probabilmente visto prima: gli allevamenti a mare di Malta.  È questa la grande novità che ha caratterizzato la stagione 2011 delle tonnare fisse dell'Isola Piana e di Portoscuso. Una stagione con poche mattanze, quelle fatte secondo tradizione, e molti «trasferimenti», che assomigliano a delle mattanze virtuali.  Infatti il nuovo sistema, sperimentato per la prima volta nella storia delle tonnare sarde, si regge sul passaggio di tonni vivi dalla camera della morte, dove sono stati fatti transitare tutti secondo il classico rito, al gabbione galleggiante che è ormeggiato a fianco della tonnara.  Ne sono stati posizionati due, uno per tonnara, collegati a quest'ultima da un tunnel di rete mobile, da posizionare all'occorrenza. Di «mattanze» di tonni vivi quest'anno ne sono state fatte molte, fino a riempire di pesci le gabbie, senza che dalla superficie si possa scorgere qualcosa.  Il transito dei tonni sott'acqua è stato osservato da occhi vigili, non umani. Sono gli obiettivi delle videocamere degli osservatori ministeriali e degli ispettori dell'Iccat, l'organismo internazionale pronto a quantificare gli esemplari movimentati e stabilirne le dimensioni, in modo da avere una buona stima dell'entità del pescato.  Secondo le stringenti norme sulla pesca del tonno rosso, ogni esemplare va monitorato affinché rispetti la taglia minima e, nel totale, non vada a superare la quota di tonnellaggio concessa dal ministero delle Politiche agricole alle tonnare fisse. Dai primi di maggio ai primi di luglio, i tonni hanno nuotato nelle loro estemporanee dimore galleggianti, insensibili al moto ondoso e pronte a ricevere quintali di cibo fresco e congelato, per nutrire degnamente il loro prezioso contenuto.  Pesce azzurro e cefalopodi sono arrivati in quantità industriale, talvolta anche dalla Spagna tramite tir, per assicurare la quotidiana dose di cibo ai potenti pinnuti.  Gli spagnoli sono tra i maggiori esperti di questo tipo di operazioni, dominando il mercato europeo con l'impresa Fuentes, che gestisce allevamenti ed esporta tonno rosso in tutto il mondo. Una volta raggiunta la quantità ottimale, circa duemila esemplari per gabbia, le stesse hanno mollato gli ormeggi, in tempi diversi, per affrontare il lungo e delicato viaggio verso Malta.  Al traino di rimorchiatori, obbligati a navigare a due o tre nodi per non mettere a rischio la vitalità dei tonni, le gabbie possono impiegarci anche un mese prima di arrivare a destinazione.  Nel frattempo, occorre alimentare i pesci ed evitare il mare agitato. Giunti a destinazione, i tonni presi nelle acque del Sulcis finiranno nella loro ultima dimora, dentro altri gabbioni, quelli fissi degli allevamenti maltesi, dove verranno ingrassati e poi macellati, a seconda delle richieste dei compratori.  Questa nuova frontiera della pesca al tonno in tonnara ha attirato molte attenzioni, anche quelle dei media internazionali. La televisione di Stato sudcoreana, a giugno, è giunta fin sopra l'impianto dell'Isola Piana con un elicottero, dotato di obiettivi stabilizzati ad alta definizione, a cui si sono aggiunte le riprese sommerse, per montare un documentario sulle nuove frontiere del settore alimentare in ambito europeo.  Ma all'interno degli antichi stabilimenti del tonno, alla Punta, i timori la fanno da padrone. «Ci siamo trovati costretti a sperimentare questo nuovo sistema - ha detto Giuliano Greco della Consociazione Tonnare Sarde - per restare competitivi sul mercato e vendere il nostro prodotto, considerato il migliore al mondo. Le quote di pesca ristrette e le nuove esigenze dei mercati, che puntano sempre più al tonno allevato, ci hanno fatto pensare ai trasferimenti in gabbia, trovandoci costretti a rinunciare a pescare tutti i tonni con la classica mattanza, come abbiamo fatto fino all'anno scorso».  L'efficacia di tale metodo era già stata osservata in alcune tonnare spagnole. E ora, con successo, anche a Carloforte e Portoscuso, dove, come accaduto quest'anno, si pesca riducendo energie e costi, assicurandosi il prodotto da vendere, ancora vivo e vegeto.
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