La Nuova Sardegna

«Qualcuno vuol far morire la comunità»

Il sacerdote legge spontanee dichiarazioni in apertura di udienza

07 ottobre 2011
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 ORISTANO. Ha un foglio in mano. Una paginetta densa. I giudici (il collegio era presieduto da Modestino Villani, giudici a latere Francesco Mameli e Riccardo Ariu) avevano già accordato a don Giovanni Usai di poter pronunciare spontanee dichiarazioni. Il sacerdote legge, senza pause, e consegna alle registrazioni dell'udienza alcune frasi: «Non ho commesso quei reati». È l'esordio a cui poi fanno seguito altre parole dello stesso tono: «Non capisco perché mi siano state rivolte queste accuse. I testimoni sono stati insistentemente chiamati a dare informazioni negative su di me».  È su di loro - diversi erano stati ospiti del Samaritano - che poi si sofferma nelle successive dichiarazioni: «Sono persone sole, emerginate. Sono fratelli, sorelle e amici che ho sempre aiutato privandomi di tutte le risorse materiali. Il centro è un'opportunità per i carcerati, è difficile da gestire ma oggi tanti ex detenuti hanno una vita normale grazie ad esso».  Poi l'affondo più pesante: «Questo nucleo è stato offeso, screditato, vilipeso, oltraggiato. Qualcuno vuol far morire la comunità». È l'ipotesi che dietro le pesanti accuse al sacerdote ci sia la volontà di far chiudere una struttura che evidentemente darebbe fastidio a chi non ne riconosce il valore sociale. Un'ipotesi che però cozza con quella della procura che per mesi e mesi ha indagato su quanto sarebbe accaduto al Samaritano. Saranno i giudici a stabilire dove sta la ragione processuale.  Mentre il breve discorso di don Usai non si chiude qui: «Sono stato arrestato - prosegue - senza essere interrogato, nonostante l'avessi chiesto dal momento in cui ho saputo di essere indagato. È stata screditata la mia opera di bene. Il riesame sulla misura cautelare è stato rigettato sulla base delle dichiarazioni di un falso medico che mi ha rubato tutto». Il riferimento è a un cittadino albanese che spacciandosi per cardiologo ha avuto più volte accesso al Samaritano e sul quale oggi don Giovanni Usai punta il dito.  Infine la conclusione, prima che in aula entrino i due testimoni dell'accusa: «Perché le tante persone che sono state prosciolte, oggi si ritrovano tra i testimoni? Dimostrerò la mia onestà e la mia innocenza».  E per farlo avrà molto tempo, visto che il processo andrà avanti ancora per parecchie udienze. E.C.
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