La Nuova Sardegna

Fratellanza e soldi facili: il mito truffaldino della ruota «solidale»

Salvatore Taras
Fratellanza e soldi facili: il mito truffaldino della ruota «solidale»

10 ottobre 2011
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SASSARI. «Ti farà guadagnare tanti soldi - è stata la promessa - Investi 500 euro, recluti altri due investitori, e ne ricaverai 4mila». Siamo in un paese del Meilogu, vita tranquilla e pochi svaghi, con la crisi che galoppa e tanta voglia di sognare.Marco è un giovane precario. Sta per partecipare a un gioco dal nome accattivante, la «Ruota della solidarietà» o meglio dell'abbondanza. È titubante ma curioso. L'invito viene da gente fidata, quindi accetta. Appuntamento alle 21 a casa di amici. Il portone è spalancato, l'aria è quella di festa, con sorrisi e strette di mano. Tra i circa dieci presenti c'è qualche viso conosciuto. Operai, professionisti, casalinghe e disoccupati, anche un agente delle forze dell'ordine. L'età media è di 35 anni. Un brindisi smorza l'imbarazzo iniziale, tra pasticcini e bibite, e al suono di chitarra l'atmosfera si distende. Le inibizioni cedono: ora si fa sul serio.Un tipo smilzo sulla quarantina si alza e all'improvviso cala il silenzio. Si porta in mezzo al gruppo e parla di solidarietà, di fiducia e riservatezza, ma soprattutto di «doni» (i versamenti di denaro). «È tutto lecito - premette - Non c'è nulla da temere, è solo un modo per aiutarsi nei momenti di crisi». L'oratore è il finalista della ruota. Marco non lo conosce, ma è a lui che dovrà dare i soldi. Un pannello appeso alla parete mostra lo schema: un cerchio con i nomi dei partecipanti. «È un metodo semplice e preciso», assicura il "predicatore" mentre gli occhi indagano alla ricerca di consensi. Ma Marco non è convinto, prende tempo, dice che vuole pensarci. I sorrisi si raffreddano e si percepisce un filo di tensione. Lo smilzo sbotta: «La vincita è matematica. Ci vuole del tempo, ma riesce sempre a completarsi». Alcuni annuiscono e una ragazza indica il «maestro»: «Ha fatto tre ruote, sa quel che dice, sono 16mila euro, ci puoi comprare la macchina nuova». Il trucco. Quella di Marco è una delle tante storie sulla Ruota dell'abbondanza, registrate in Sardegna nell'ultimo anno. In ogni "organizzazione", ci sono sette affiliati disposti su tre livelli in progressione geometrica, che hanno versato la quota di adesione in ruote precedenti. Per completare lo schema, si cercano otto nuovi affiliati che portino in «dono» 500 euro a testa. Riscuote il finalista, che esce così di scena e tutti salgono di livello. Ora le ruote sono due: il gioco ricomincia, con due nuovi finalisti, e sedici investitori da scovare.Non si conosce l'ideatore, ma il trucco è vecchio come il mondo: la catena di Sant'Antonio. Due sole condizioni: portare denaro e reclutare investitori. E per ognuno che incassa, altri otto sborsano. Nel Nord Italia si segnalano quote di partecipazione da 10mila euro, con la speranza d'incassarne 80mila.L'investimento è un affare per i primi furbi che riescono di sicuro a moltiplicarlo. Pochi altri sono i fortunati, che fanno buona pubblicità, attirando nuovi adepti. Ma alla fine il mercato si satura e in tanti restano a bocca asciutta. I dubbi. È tutto lecito? Tra le forze dell'ordine c'è chi sorride e punta il dito sull'evasione fiscale in caso di guadagno. Non sembrano esserci denunce. Forse perché le vittime potrebbero provare imbarazzo nel rivelare di esserci caduti come polli. O di aver ceduto a un affare un po' losco. Certa solo l'ambiguità: se di reato si tratta, il raggirato diventa un inconsapevole truffatore. La difesa. «Di truffa nemmeno a parlarne, siamo tutti coscienti e volontari», replicano gli organizzatori, che si celano dietro l'anonimato. «Io faccio solo un dono in totale libertà - dice uno dei partecipanti - Quando un amico si sposa tutti gli regaliamo qualcosa. La legge non può impedirmi di fare regali. Con le macchinette mangiasoldi e gli altri giochi posso perdere molto di più: il vero ladro è lo Stato».Sembra una suggestione collettiva che ha la forza dell'ipnosi. L'affiliato è quasi sempre in buona fede, è convinto che il meccanismo sia pulito, e matematicamente finalizzato a garantire guadagni per tutti, all'infinito. Quasi confida in un miracolo. Ma è molto più simile a un gioco di prestigio. L'esperto. «Il 94 per cento dei concorrenti è destinato sicuramente a perdere». Ne è convinto Alessandro Trudda, docente di Matematica per l'economia dell'università di Sassari: «Lo presentano come una ruota, ma è un sistema piramidale a ripartizione. La ruota "gira" finché l'equilibrio finanziario è garantito dall'apporto dei nuovi ingressi - spiega il matematico - ma non può durare all'infinito, prima o poi collassa. Gli effetti si rivelano sui grandi numeri: se partecipassero tutti gli abitanti della Sardegna, gli spennati sarebbero un milione e 400 mila, per una cifra di 700 milioni di euro». Il paradosso. «Prima di scandalizzarsi però - aggiunge Trudda - occorre sapere che una struttura a ripartizione interpersonale come questa potrebbe essere accostata a quella del sistema pensionistico italiano». L'illecito. Provare che sia una truffa non è più un problema: dal 2005 è un reato ben codificato. «La legge 173 vieta esplicitamente la promozione e l'organizzazione di catene di Sant'Antonio di questo tipo - chiarisce Massimo Zaniboni, giudice della Corte d'appello di Sassari - Le sanzioni sono piuttosto convincenti: l'arresto da sei mesi a un anno per tutti, o un'ammenda da 100mila a 600mila euro». Gian Paolo Demuro, docente di Diritto penale alla facoltà di Giurisprudenza di Sassari, è ancor più esplicito: «Presentare le ruote come cosa lecita è un inganno, e chi parla di doni per giustificarsi, può aggravare la sua posizione. In tal caso - sostiene il professore - potrebbe parlarsi davvero di truffa». C'è addirittura chi paventa la possibilità di contestare il reato di associazione a delinquere. I risultati. Tornando a Marco, lui non conosceva queste leggi, ma ha fiutato l'inganno e si è tenuto alla larga. I suoi amici aspettano ancora d'incassare e dopo mesi continuano a cercare investitori. Eppure, rifiutano l'idea che sia una truffa, tanto meno una fregatura. Mentre lo smilzo è già alla sua quarta ruota.
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