La Nuova Sardegna

Sassari, barricato nell'auto rischia di morire

Nadia Cossu
Sassari, barricato nell'auto rischia di morire

Ex carrozziere diventato clochard ha vissuto per giorni dentro una Mazda abbandonata

12 febbraio 2012
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SASSARI. Mentre guardian angels, 118 e volontari della Misericordia lo portavano via, "strappandolo" ai sedili di quell'auto abbandonata diventata ormai da dieci giorni la sua casa-tugurio, ha detto poche parole. In realtà è stata la sua unica - ma importante - richiesta: «Le mie fotografie, prendetele, non lasciatele lì dentro». Poi sulla barella, una coperta per scaldare le gambe mezzo nude, calze di lana ai piedi e via sull'ambulanza direzione pronto soccorso.

Nella Mazda malandata che aveva trovato per caso, finestrini mezzo rotti, cofano semiaperto, cappotta coperta con un telone di plastica, ha passato giorni interminabili. Senza mai uscire. Lì dentro mangiava, lì dentro beveva e faceva i bisogni. E si rifiutava di andar via, di lasciare quella macchina che era l'unico appiglio certo in una vita diventata fin troppo precaria. Un'auto parcheggiata nel cortile interno delle palazzine di via dei Gremi: lì si era rifugiato Gian Franco, 65 anni, ex carrozziere di Sassari finito a fare il barbone dopo il fallimento della sua attività e del suo matrimonio.

I residenti del quartiere pare che avessero segnalato la sua presenza al Comune, alla polizia municipale e persino ai carabinieri. Ma lui continuava a star lì, proprio sotto le finestre dei tanti appartamenti che si affacciano sulla stradina posteriore del quartiere. Immobile, al freddo, con la macchina - avantieri notte - ricoperta di neve. Oltretutto, per problemi di salute, non sarebbe mai riuscito ad alzarsi in piedi con le sue sole forze. Ieri pomeriggio ci hanno pensato i guardian angels, il personale del 118, i volontari Misericordia e i carabinieri a sollevarlo e caricarlo in ambulanza. Quando si è alzato in piedi gli tremavano le mani e le gambe. (All'arrivo in ospedale è stato ripulito e ricoverato nel reparto di Geriatria). Lo hanno convinto, con la pazienza e la delicatezza necessarie in situazioni di questo tipo, che passare un'altra notte al gelo avrebbe potuto costargli vita. Lui continuava a ripetere di non voler andare via da lì: «Non posso senza l'autorizzazione di mio cognato». Non si sa a chi si riferisse, non si sa se ci fosse qualcuno che negli ultimi tempi si prendeva un po' cura di lui. Di sicuro da almeno dieci giorni Franco era solo.

Un uomo conosciuto a Sassari: «Un grande lavoratore - dicevano delle persone che ieri hanno assistito ai soccorsi - una persona dalle mani d'oro che a suo tempo ha fatto anche i soldi. Aveva un socio carrozziere e lui era un bravissimo verniciatore. Poi è caduto in disgrazia e non si è più ripreso».

Storie di solitudine e di disperazione, di malattia e di assenza totale di prospettive. Storie purtroppo molto frequenti in una città che, come tante altre, conosce piuttosto bene il dramma della povertà e quello della disoccupazione. I guardian angels sanno come muoversi, loro sono i volontari di strada che si occupano di tutte le persone in difficoltà: senzatetto, tossicodipendenti, alcolisti, disadattati, bisognosi in genere. Ieri, insieme ad altri volontari, hanno liberato la Mazda e raccolto i pochi abiti di Franco ancora rimasti intatti. Tutto il resto - sporco e impossibile da recuperare - lo hanno messo dentro un sacco e buttato via. Hanno cercato anche le fotografie di cui lui parlava prima di essere portato via. Non le hanno trovate, forse erano gli unici ricordi rimasti al carrozziere. Magari ritraevano i suoi familiari, magari no. In ogni caso doveva trattarsi di immagini di persone a lui molto care.
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