La Nuova Sardegna

Le ultime volontà della Deledda: «Lascio tutto ai miei figli»

Il testamento di Grazia Deledda in mostra a Roma sino al 17 marzo
Il testamento di Grazia Deledda in mostra a Roma sino al 17 marzo

Il testamento della scrittrice in mostra a Roma fra quelli di venticinque grandi italiani

09 marzo 2012
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«Oggi ventisei aprile mille novecento trentacinque, pienamente sana di mente e di corpo dispongo delle mie ultime volontà. Lascio ai miei due figli Sardus e Francesco Madesani quanto mi appartiene perché se lo dividano di comune accordo, con l'obbligo, però, di versare entro tre mesi dopo la mia morte, detraendola dalla comune eredità, la somma di lire italiane cinquanta mila (50.000) alla mia nipote Mirella Morelli di Roberto Morelli e Giuseppina Deledda, come ricordo per la buona compagnia che essa mi fece durante la sua fanciullezza e perché essa abbia sempre a praticare gli insegnamenti che maternamente le ho dato».

È il 26 aprile 1935 quando Grazia Deledda redige il suo testamento, circa un anno prima della morte avvenuta a Roma il 15 agosto 1936. Un testo che qui riportiamo per intero che si può consultare, anche nel suo documento originale, alla mostra in corso a Roma sino al 17 marzo dal titolo «Testamenti di grandi italiani» presso l'Archivio Storico Capitolino. L'esposizione, realizzata nell'ambito delle celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia, è curata dal Consiglio Nazionale del Notariato e dalla Fondazione Italiana del Notariato. L'esposizione di questa prima raccolta pubblica di testamenti originali intende tratteggiare la dimensione umana di grandi personaggi noti principalmente per le loro virtù pubbliche. Sono 25 i grandi italiani individuati per la mostra: da Alessandro Manzoni a Luigi Pirandello passando per la Deledda appunto. Da segnalare tra i vari documenti il testamento di Giuseppe Garibaldi, scritto di suo pugno il giorno prima di morire a Caprera. La data riportata infatti è quella del 1º giugno 1882. Scrive Garibaldi: «Il mio cadavere sarà cremato con legna di Caprera nel sito da me indicato con asta di ferro ed un pizzigo di cenere; sarà chiuso in urna di granito e collocata nella tomba delle mie bambine sotto l'agaccio ivi esistente. La mia salma vestirà camicia rossa».

Tornando alla Deledda, quando detta le disposizioni testamentarie sono passati quasi dieci anni dall'attribuzione del premio Nobel per la letteratura. La sua fama è dunque già ben consolidata e la sua esistenza agiata, accanto al marito Palmiro Madesani (che morirà dieci anni dopo) e i due figli. Da tempo non fa più rientro a Nuoro nella casa di famiglia, acquistata comunque dall'amico Elia Sanna Mannironi che la preserverà sino alla destinazione come museo che ha attualmente nella via ora intitolata alla scrittrice.
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