La Nuova Sardegna

Vivere d’arte, il sogno del pittore giramondo

Vivere d’arte, il sogno del pittore giramondo

Ignazio Cuga di Ovodda: dopo mille esperienze chiede ai professori di disciplinare il suo talento

11 giugno 2012
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SASSARI. Ignazio Cuga viene da Ovodda, paese di creativi per eccellenza.

Un suo zio - Peppe Cuga - è un famoso suonatore di launeddas, molti sono anche i poeti e gli attori di teatro, per non parlare del cinema: il cast di “Arcipleaghi” e di “Su Re”, gli ultimi due film di Giovanni Columbu, è composto in gran parte da uomini e donne di Ovodda.

Studente sui generis, Ignazio, senza alcun dubbio. I professori lo definiscono molto talentuoso, la sua passione principale è da sempre la pittura: un'inclinazione nativa, si succhia con il latte materno.

Ma all'Accademia Ignazio è giunto tardi, dopo peregrinazioni le più varie alla ricerca dell'ubi consistam.

Lui si racconta con estrema naturalezza, come in una confessione spontanea: «Devo disegnare continuamente, non ne posso far a meno, il disegno mi serve pro isgarrigare s'arràbiu, per scaricare la rabbia. Per me è una terapia, al di là de su cantu de paperi, ben oltre il pezzo di carta». In altre parole, se non lo facesse, starebbe molto male.

La sua ricerca di un luogo e di un impegno stabili si estende lungo un arco temporale di dieci anni e riguarda l'Italia e la Spagna.

Ignazio sintetizza il suo andare: «Dopo le medie ho frequentato l'istituto geometri e mi sono diplomato. Poi ho lavorato per quattro anni a Roma, ho fatto il tipografo e sono emigrato a Barcellona».

Ma la scelta dell'Accademia di Sassari gli sembra appagante e ha tutte le parvenze delle decisioni definitive.

«A livello umano mi trovo benissimo – riconosce Cuga –. Tutti credono in me e mi dànno stimoli. Professori come Sisinnio Usai ti spiegano ogni cosa nei dettagli e ti regalano una tua visione personale che ti serve pro imbentare cosas de nobu, per sperimentare novità. Questa è la mia prima volta qui, però non sento la difficoltà di avere trentadue anni».

Su di lui il direttore di dipartimento esprime un giudizio lusinghiero. «Ignazio è un talento naturale, su questo non ho dubbi – dice Sisinnio Usai –. Un solo esempio: riesce a dipingere a memoria qualunque animale». Ma una volta finiti gli studi quali sono le prospettive di lavoro per ragazzi come lui? Risponde l'artista sassarese: «Un ragazzo che si laurea in pittura ha due possibilità di scelta: l'insegnamento e la libera professione. C'è anche chi apre un'attività in proprio. Una coppia di sposi, Roberto e Simonetta, oggi gestisce a Bitti una bottega d'arte dal nome suggestivo: si chiama “Terra Pintada” (terra dipinta). Vivere d'arte è estremamente difficile, me ne rendo conto, oggi soprattutto. Perciò qualcuno abbandona e cerca sbocchi differenti, altri ancora hanno scelto la via dell'insegnamento e non competono più. Ma non credo che Ignazio possa correre questo rischio. La sua molla è di quelle ineliminabili».

Il primo a saperlo è lui, il ragazzo irrequieto e giramondo nato nel paese di Don Conte – il fantoccio carnevalesco che per dispetto resiste fino a notte fonda del mercoledì delle Ceneri – nell'Accademia di Belle Arti a Sassari ha trovato la fonte adatta a placare nei momenti giusti la sua sete inesausta. Ha scritto Pablo Picasso (1881-1973): «El arte es la mentira que nos permite conocer la verdad» (l'arte è la menzogna che ci consente di conoscere la verità).

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