La Nuova Sardegna

Fabbriche chiuse, il Sassarese in agonia

di Gianni Bazzoni
Fabbriche chiuse, il Sassarese in agonia

Quindicimila posti di lavoro persi in 8 anni: la situazione è precipitata con lo stop al Petrolchimico. La beffa della Vinyls

02 settembre 2012
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SASSARI. Una demolizione lenta che negli ultimi otto anni ha cancellato nel nord-ovest della Sardegna quasi 15mila posti di lavoro. Non c’è un settore che si è salvato, che ha potuto mettere al sicuro un patrimonio costruito grazie a una lunga e sofferta storia professionale e imprenditoriale e migliaia di ore spese nelle lotte operaie. Una situazione drammatica, figlia di promesse spacciate per risultati, di multinazionali rafforzate con finanziamenti pubblici ma assolutamente irrispettose persino degli accordi sottoscritti ai tavoli istituzionali e delle autorizzazioni ministeriali già concesse. L’area del Sassarese - che comprende il triangolo industriale di Sassari, Porto Torres e Alghero - è ferma, quasi non respira più. E l’esperienza che stanno vivendo oggi i lavoratori del Sulcis, all’altro capo dell’isola, da queste parti l’hanno già sperimentata: su tutti la vicenda dei lavoratori della Vinyls, protagonisti di una vertenza originale, di grande rilevanza mediatica - con l’Isola dei cassintegrati - ma che alla fine ha lasciato tutti a terra. Senza lavoro, senza stipendio, senza impresa. Un bel film dal finale drammatico. Ecco perchè non c’è più spazio per «le battaglie a pezzi»: l’idea-guida è quella di mettere al centro la «vertenza Sardegna», con una strategia che tenga conto del ruolo della Regione, del Governo, dell’Eni (Syndial, Polimeri, Matrìca), di E.On e dei progetti da sostenere nella logica del potenziamento e della qualificazione delle infrastrutture.

Petrolchimico. La chimica verde non basta per salvare la grave perdita - quasi 4500 posti di lavoro tagliati - determinata con la fermata degli impianti chimici. Serviva un passaggio graduale, gestito con intelligenza, per evitare di gettare migliaia di famiglie sul lastrico. Invece si è fermata la macchina, senza rendere operativo il piano delle bonifiche ambientali. Tanto che oggi il territorio rischia di perdere le risorse finanziarie a beneficio di altre realtà nazionali che, in ordine di tempo, arrivano come ultima emergenza (l’Ilva).

Energia. Non c’è un piano del Governo nazionale, l’ha detto il ministro dell’Ambiente Clini. E neppure una strategia regionale, così i tedeschi di E.On si possono permettere il lusso di negare un intervento necessario (anche sotto il profilo del miglioramento dell’impatto ambientale) e di affossare un finanziamento di circa 700 milioni di euro per una infrastruttura (il quinto gruppo a Fiume Santo) che ha tutte le autorizzazioni approvate. In compenso nel mercato dell’energia continuano le speculazioni e la Sardegna è sotto la lente dell’Autority che vuole vederci chiaro, perchè la bolletta costa sempre di più. Nel polo energetico però E.On annuncia 100 esuberi, taglia nell’indotto dove stanno saltando gli ultimi posti di lavoro e il sistema delle imprese del territorio rischia di essere spazzato via. Dal Governo e dalla Regione, a parte le frasi di circostanza, nessun provvedimento.

Indotto a pezzi. Circa 2500 posti di lavoro ridotti a meno di 800. Una cura dimagrante che ha generato una drammatica guerra tra poveri e ha creato una nuova categoria: quella degli aspiranti lavoratori, da formare e sostenere con un sussidio che non è mai certezza e non può essere futuro.

Edilizia. Settemila buste paga perse negli ultimi tre anni e 800 imprese polverizzate: il settore delle costruzioni attraversa la crisi più terribile della sua storia. Uno dei filoni essenziali dell’economia del nord-ovest della Sardegna è in ginocchio e fa fatica persino a non essere spazzato via definitivamente.

Vinyls. È la beffa delle beffe. Alimentata dalla farsa del Governo, dai trucchi e dai misteri arabi, trevigiani, di fondazioni svizzere e con bandiera ombra. La vertenza simbolo è al capolinea: 110 lavoratori senza più niente se non la loro dignità. Il 17 settembre al ministero forse l’ultimo incontro con i commissari fallimentari.

Sindacati. Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto un tavolo politico per la reindustrializzazione del Sassarese. Si preparano agli Stati generali e allo sciopero generale. Sperando che non sia troppo tardi.

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