La Nuova Sardegna

Il ritorno a Guspini del prete gay diventato anglicano

di Luciano Onnis
Il ritorno a Guspini del prete gay diventato anglicano

GUSPINI. Don Mario Bonfanti è un prete gay di 42 anni che la Chiesa cattolica ha scomunicato e che adesso ha trovato la sua nuova “casa di Dio” nella Chiesa anglicana «che non fa discriminazioni...

25 novembre 2012
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GUSPINI. Don Mario Bonfanti è un prete gay di 42 anni che la Chiesa cattolica ha scomunicato e che adesso ha trovato la sua nuova “casa di Dio” nella Chiesa anglicana «che non fa discriminazioni sulle condizioni sessuali dei suoi figli», dice lui. Originario di Merate, in Lombardia, ha iniziato la sua vita di servitore del Signore in Sardegna, dove è stato ordinato sacerdote nella diocesi di Ales-Terralba nel 2002 e assegnato alla parrocchia San Nicolò di Guspini. Ed è proprio nella stessa cittadina mediocampidanese che è iniziata la sua storia di prete “diverso” che nel 2005 lo ha portato a un trasferimento (di riflessione) “in prestito” all’arcidiocesi di Milano, destinato come vicario nelle parrocchie di Rovagnate e Perego.

Nei fatti quel “prestito” era un allontanamento dalla comunità guspinese. Don Mario frequentava indistintamente tutti: uomini e donne, giovani e anziani, buoni e cattivi. E con tutti aveva instaurato un rapporto di rispetto reciproco e sul confronto. Ma il parroco don Angelo Pittau e un gruppo di sue fedelissime parrocchiane non gradivano le frequentazioni di don Mario. Fatto sta che il prete gay dovette fare le valigie con destinazione “in convenzione” all’arcidiocesi di Milano. Fino a qualche mese fa quando don Mario è venuto allo scoperto senza più alcuna remora: ha dichiarato pubblicamente la sua omosessualità e ha condiviso su Facebook un link di Amnesty International in cui si riportava testualmente: «Ogni giorno, anche in Europa, alle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate viene negato il diritto alla libertà di espressione, riunione e manifestazione». Ed è scoppiato il finimondo.

Per don Mario, cacciato anche da Rovagnate e Perego (con le popolazioni in rivolta a sua difesa) e restituito alla diocesi di Ales-Terralba, arriva a fine ottobre la scomunica “latae sententiae” sancita nel Codice di Diritto canonico. Ma il prete gay aveva già praticato il fai da te sposando la Chiesa anglicana. Ieri è tornato a Guspini su invito di amici ed ex parrocchiane ed è stato accolto con lo stesso affetto e amicizia di sempre.

«Ho mantenuto legami e amicizie solide con tutti – ha riferito don Mario –, quello che è successo non ha cambiato il nostro rapporto». Come si sente fuori dalla Chiesa cattolica? «Tranquillo e sereno. È stata una scelta fatta con grande ponderazione. Mi ritrovo nella Chiesa anglicana perché non ha pregiudizi ed è più consona ai miei bisogni spirituali, ai miei pensieri, alle mie aspirazioni. Non voglio lottare, voglio vivere il Vangelo, essere un prete sereno. Inutile stare nella Chiesa cattolica e rompere le scatole alla gerarchia ecclesiale». Nessun appunto ai suoi superiori per quanto accaduto. «Il vescovo monsignor Giovanni Dettori – chiarisce don Mario – era arrivato da poco nella diocesi di Ales-Terralba e si era fidato di quel che gli riferiva don Angelo. Dopo essere andato via da Guspini, con monsignor Dettori ci siamo sentiti e visti più volte e confrontati, chiariti e capiti». E don Pittau: «Anche lui ha riconosciuto di avere agito spesso con troppo impulso». Infine le sue considerazioni sulla condizione di omosessuale: «Io ho avuto un percorso personale lungo e datato. Il primo coming out l’ho fatto vent’anni fa. Non mi sono mai sentito diverso, malato, colpevole. Vivo la mia omosessualità in maniera serena. Vorrei che lo facessero tutti, dobbiamo interiorizzare che la nostra diversità non esiste. Io sono un prete felicemente gay».

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