La Nuova Sardegna

SASSARI. Adesso che il ministero dell’Interno ha accordato la proroga di soggiorno, in Sardegna restano oltre quattrocento extracomunitari in attesa di risposte definitive.

Sino a qualche settimana fa, per l’esattezza, erano 422 i profughi, africani e asiatici, che avevano richiesto asilo su scala regionale. Almeno per il momento è abbastanza difficile capire quanti alla fine riusciranno a rimanere nell’isola: molti ricorsi contro i primi “no” non hanno ancora visto ufficializzate le decisioni d’appello.

Della situazione sarda si è occupata sino a pochi giorni fa la commissione unica istituita nella prefettura di Cagliari. Finora il riconoscimento della protezione internazionale è stato negato a 110 immigrati (84 uomini) e accordato un permesso umanitario a 66 (26 donne). Mentre la cosiddetta protezione sussidiaria che dà diritto a una residenza per tre anni in Italia è stata concessa a 84 profughi (70 gli uomini). Hanno infine ottenuto lo status di rifugiato politico 23 giovani e 4 ragazze. Tra gli sbarcati nell’isola, sono da mesi irreperibili 21 stranieri, 3 hanno rinunciato alla protezione e per 7 la pratica è, allo stato degli atti, sospesa.

Nel 2011 i profughi contati in Sardegna erano stati molti di più: 573. Migranti in fuga dalla rivoluzione tunisina e dal conflitto libico o dalle altre guerre civili che devastano intere regioni dell’Africa e dell’Asia. Ancora adesso le persone accolte nell’isola sono sparse in una trentina di centri: da Alghero a Bonorva, da Macomer a Senorbì, da Cagliari a Vallermosa, sino a Dolianova. Spesso in strutture ricettive alberghiere. O in appartamenti e centri d’assistenza trovati dalla Caritas, come a Ozieri. Tra loro, somali, sudanesi, nigeriani ed altri africani provenienti da Stati dell'area sub-sahariana.