La Nuova Sardegna

Dirigente a due facce: prima il sì al Pps poi all’annullamento

di Mauro Lissia

Il responsabile della pianificazione urbanistica Marco Melis ha favorito la bocciatura del Piano al quale aveva lavorato

11 maggio 2014
3 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Disse un autorevole giurista, decenni fa: il diritto è come la pelle di una certa parte del corpo maschile, dove la tiri va. Dev’essersi ispirato a questa massima, da molti considerata inelegante ma realistica, il direttore generale della pianificazione urbanistica territoriale Marco Melis, stimato dai costruttori come il vero padre del piano paesaggistico dei sardi varato avventurosamente dalla giunta Cappellacci e subito fermato dall’attuale esecutivo.

Altrimenti non si spiega come abbia fatto nel breve volgere di un mese e mezzo a dichiarare legittimo un atto, l’approvazione definitiva del Pps, e poi ad appoggiare con un parere favorevole l’annullamento di quello stesso atto che la giunta Pigliaru ha cassato come illegittimo. È tutto scritto nelle carte, le delibere dell’esecutivo regionale che raccontano la mutazione d’indirizzo politico della rinnovata Regione post elezioni e del suo più alto dirigente dell’urbanistica: il 14 febbraio 2014, a due giorni dall’apertura dei seggi elettorali, il governatore Ugo Cappellacci convoca in fretta e furia la giunta per formalizzare con una delibera l’approvazione del Pps adottato il 25 ottobre dell’anno precedente. Ha l’aria di essere l’ultimo guizzo in vista delle urne, ma al di là delle letture di parte sono le associazioni ecologiste a denunciare con grande indignazione come quella delibera, la 6/18, sia palesemente illegittima. La ragione? Manca del tutto la Vas, la valutazione d’impatto strategico, cui l’ufficio Savi della Regione lavorava da un mese con altri due a disposizione per completarla. Non è una carenza da poco, la norma è chiara e mandare avanti il Pps senza la Vas significa esporsi a una bocciatura secca da parte del giudice amministrativo.

Melis, dirigente esperto e di lungo corso, le norme le conosce benissimo. Eppure nella delibera di approvazione non c’è traccia di osservazioni da parte del suo ufficio. Al contrario l’atto viene approvato «visto il parere favorevole di legittimità del direttore generale della pianificazione urbanistica territoriale» che è appunto Melis. Quindi per l’alto dirigente, che aveva tra l’altro coordinato il lavoro del gruppo Scus nell’elaborazione del nuovo piano, in quella delibera non c’è alcuna illegittimità. Un mese e mezzo dopo, il 28 marzo 2014, è la giunta Pigliaru a prendere in mano il carteggio del Pps per riconoscere due cose: la prima è che parte del lavoro fatto, quello che riguarda il riesame dei vincoli e l’analisi del paesaggio sardo, può essere salvata. La seconda è che in assenza della Vas l’approvazione del Pps espone a contenziosi, come dire che è illegittima. Melis, che a quell’approvazione ha dato il suo fondamentale contributo tecnico e il parere favorevole, dovrebbe opporsi. O almeno prendere le distanze da quella che appare ad ogni effetto una cruda sconfessione anche del suo operato. Invece, a leggere la delibera del 28 marzo scorso, si scopre che l’annullamento della delibera di febbraio è stato deciso dopo che Melis aveva «espresso il parere favorevole di legittimità». Sull’annullamento, non su una banale revoca. Quindi su un atto illegittimo e – come è scritto nella delibera – a rischio di contenziosi. Delle due l’una: o Melis ha sbagliato a febbraio oppure a marzo. Oppure ha cercato di conservare la poltrona di dirigente.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
I soccorsi

Olbia, si schianta con il suv contro tre auto parcheggiate

Le nostre iniziative