La Nuova Sardegna

L’abbraccio dell’isola a Papa Francesco

di Mario Girau
L’abbraccio dell’isola a Papa Francesco

La delegazione di 1500 fedeli in rappresentanza delle diocesi sarde ha ringraziato il pontefice per la visita di settembre

15 maggio 2014
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ROMA. «Io vi assicuro che non mi sono dimenticato di voi e prego». I sardi hanno un amico a Roma, nel cuore della cristianità: è papa Francesco che ieri, all’udienza generale del mercoledì, ha voluto confermare il patto di amicizia stretto a Cagliari il 22 settembre dell’anno scorso.

«Vi assicuro di esservi vicino» ha ribadito il Papa che non ha dimenticato «le parole che mi avete detto sui gravi problemi della Sardegna». Rientrano con la certezza di questo legame religioso- affettivo - straordinario messaggio di solidarietà - i quasi 1500 partecipanti all'udienza generale del mercoledì per ringraziare il Papa dell'intensa giornata trascorsa nell'isola incontrando lavoratori, poveri, carcerati, mondo della cultura, seminaristi e giovani e i 100 mila che hanno fatto corona alla Madonna di Bonaria, venerata dall'arcivescovo Jeorge Mario Bergoglio anche nella sua Buenos Aires. Nel pomeriggio un migliaio di fedeli nella basilica di San Pietro hanno preso parte alla solenne liturgia eucaristica, celebrata all'altare della cattedra dall'arcivescovo Arrigo Miglio, dal sostituto della Segreteria di Stato, Angelo Becciu, e dai presuli sardi.

I quattro mori. Sono da poco passate le nove quando in Piazza san Pietro cominciano ad arrivare i gruppi di pellegrini provenienti dalle dieci diocesi isolane. Alcune sono accompagnate dai vescovi, che poi lasciano la zona dell'obelisco per portarsi sul sagrato nelle postazioni loro riservate dal servizio di vigilanza.

Le numerose bandiere con i quattro mori localizzano in mezzo alla piazza il concentramento più numeroso di sardi, mentre alcune decine di fedeli riescono a sistemarsi sul lato sinistro del sagrato, a ridosso della zona off limits.

Vogliono vedere da vicino Papa Francesco, che percorre in quasi 20 minuti il lento giro della piazza a bordo della papamobile. La catechesi sui doni dello Spirito Santo - ieri in particolare sulla fortezza - fotografa plasticamente la situazione delle popolazioni isolane. Soprattutto dei lavoratori.

Mentre Francesco parla «dei momenti difficili e delle situazioni estreme in cui il dono della fortezza si manifesta in modo straordinario, esemplare, il pensiero corre agli oltre 10 mila operai e impiegati in ammortizzatori sociali che da 16 mesi in Sardegna non ricevono alcun indennizzo pur previsto per la loro condizione. E non si arrendono. «Pensiamo a quegli uomini, a quelle donne, che conducono una vita difficile, lottano per portare avanti la famiglia, educare i figli: fanno tutto questo - dice il Papa - perché c'è lo spirito di fortezza che li aiuta.

Quanti uomini e donne - noi non sappiamo i loro nomi - che onorano il nostro popolo, onorano la nostra Chiesa, perché sono forti: forti nel portare avanti la loro vita, la loro famiglia, il loro lavoro, la loro fede».

I santi del quotidiano. Il Papa addirittura li chiama santi nel quotidiano. Uomini e donne «che conducono una vita difficile, lottano per portare avanti la famiglia, educare i figli: fanno tutto questo perché c'è lo spirito di fortezza che li aiuta. Di uno speciale «spirito di fortezza» hanno bisogno i sardi. Il Papa si rivolge loro dopo aver salutato delegazioni provenienti da regioni di lingua inglese, francese, spagnola, portoghese, polacca e araba. «Il mio pensiero va con affetto ai fedeli della Sardegna, accompagnati dai loro pastori e dalle autorità, per ricambiare la visita che ho avuto la gioia di compiere l'anno scorso in quella terra. Cari amici - dice Francesco tra gli applausi - vi ringrazio per la vostra presenza e vi incoraggio ad affrontare le situazioni problematiche che ancora affliggono la vostra bella Isola, perseverando nella speranza e nella solidarietà. Io vi assicuro che non mi sono dimenticato di voi e prego. Ricordo tanto quelle parole che voi mi avete detto sui gravi problemi della Sardegna. Vi assicuro di esservi vicino».

«Per noi è stato un incoraggiamento bellissimo - dice l'arcivescovo Arrigo Miglio durante l'omelia della messa celebrata nel pomeriggio in San Pietro - siamo venuti per dire il nostro grazie al Papa. È stato lui quasi a ringraziare noi». «È bello sentire - aggiunge il neo vescovo di Lanusei, monsignor Antonello Mura - che il Papa non ha dimenticato la nostra terra e i nostri problemi. Per lui le parole, a immagine della Parola di Dio, hanno un grande significato».

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