Internet, una app antidipendenza
Ecco come funziona la terapia d’urto creata da Tommaso Martelli
Vi è mai capitato di conversare con qualcuno che vi interrompe ogni tre minuti per controllare il suo smartphone nemmeno avesse il seguito e gli impegni di Barack Obama?
Avete mai visto qualcuno troppo intento a fotografare un tramonto senza riuscire a goderselo realmente? «Perché tanto poi - dice - me lo guardo con calma a casa».
E chi salta come una cavalletta da un'applicazione all'altra, poi scarica la posta, dopodiché controlla Whatsapp, non sia mai gli sia sfuggita l'eccitante notifica dei messaggi in arrivo?
Vi siete mai sentiti letteralmente persi quando sul modem appare quell'unica, preoccupante, lucina rossa? Niente paura, ci pensa IDont: un'applicazione creata da Tommaso Martelli, un 36enne esperto di comunicazione, che aiuta a disintossicarsi da Internet. Certo, il modo in cui lo fa non è quello che io descriverei "graduale e soft", si comporta infatti come una madre stufa di vedere i neuroni (e i buoni voti) del proprio figlio prendere il largo a ogni ora passata davanti a un monitor: in parole povere blocca l'accesso a Internet.
Così, senza se e senza ma, che voi abbiate 30 anni oppure sedici, vi ritroverete a metà serata con tutte le applicazioni bloccate, l'accesso a Internet limitato, con la possibilità di scaricare esclusivamente le mail, fare chiamate e ricevere i cari vecchi sms.
In pratica, sarebbe come passare da uno smartphone a un glorioso Nokia3310.
Per ora questa applicazione è disponibile solo per Android, ma presto lo sarà anche per iOS. Come funziona? L'app è in grado di monitorare il tempo che trascorriamo connessi e, in base a questo, analizza il grado di dipendenza raggiunto, limitando in maniera direttamente proporzionale la permanenza online.
Quindi la "gravità della punizione dipenderà da quanto noi siamo stati cattivi". Per tornare online bisognerà aspettare lo scoccare della mezzanotte, quando un nuovo giorno di connessione centellinata avrà inizio.
Ma la sadica idea di Tommaso (che ormai, indipendentemente dalla nostra età, identificheremo all'unanimità come una madre inferocita) non finisce qua: l'ideatore dell'app ha infatti dichiarato che per le crisi di astinenza sarà possibile far ripartire la connessione, ma a pagamento! In pratica, per usare le nostre app e per navigare dai nostri dispositivi, dovremo pagare una sorta di pedaggio.
Dite che è troppo? Tommaso afferma di no: «Perché l'utente non pagherà al gestore dell'app ma creerà una sorta di salvadanaio virtuale al quale potrà accedere in qualunque momento».
E quindi, quando saremo in difficoltà, come una persona a dieta che brama una fetta di millefoglie alla crema, ci ritroveremo a rovistare "nella credenza dei minuti online messi da parte" e potremo attingerne al bisogno. Quando si dice che il tempo è denaro!
Non so se questa applicazione avrà il successo sperato, ma la sola idea di "un'app punitiva" dovrebbe farci riflettere.
Io staserà andrò a vedere un tramonto, lascerò il telefono a casa, e se mi sarà piaciuto ve lo dirò la prossima volta, non c'è fretta.