«Non bruciamoci il futuro: neanche con i rigassificatori»
Sassari, via alla marcia di protesta dei comitati ecologisti Coinvolti i candidati sindaci. Nuovo allarme per la salute
SASSARI. No ai rigassificatori, no alla chimica verde, no a tutte le altre forme d’inquinamento. Sì a un mix calibrato di fonti rinnovabili purché siano diverse dalle biomasse. Blocco di qualsiasi progetto per energia da combustione. Alt al piano predisposto dalla giunta Cappellacci su questi temi. Massima attenzione sulle cause di gravissime malattie nelle aree industriali, da Porto Torres a Portovesme, e non solo. Rafforzamento delle autonomie normative dell’isola sui problemi ambientali. Pieno consenso a un moderno progetto regionale per lo smaltimento dei rifiuti finalmente basato sul riciclaggio come punto di forza.
La moratoria. Parte da una serie di ultimatum seguiti da qualche apertura in chiave ecologista la marcia di proposta e protesta promossa dal coordinamento “Non bruciamoci il futuro - Comitati sardi in Rete”. Al primo incontro a Sassari, nella sede Wwf, accanto alla basilica di San Pietro in Silki, ci sono un centinaio di delegati arrivati da tutta l’isola. E anche quattro candidati sindaci per le Comunali. L’obiettivo di fondo, come chiarisce subito la sassarese Paola Pilisio, è quello di sensibilizzare i sardi sugli allarmi legati a energia e ambiente: «La seconda tappa? Ottana e Macomer, forse il 30. Poi ne faremo una terza, ancora da definire. L’ultima sarà a Cagliari con un corteo che partirà dalla periferia e arriverà sino al palazzo della Regione». Già, perché la moratoria è richiesta proprio alla nuova giunta guidata da Pigliaru.
Aut aut. E gli appelli, accompagnati da Sos pressanti in difesa dei cittadini, sono a tutto campo. Dice Vincenzo Pillai (No Galsi Cagliari): «I rigassificatori sono robacce vecchie oggi prive di senso, puntiamo piuttosto su un’interazione fra solare, eolico e idroelettrico». Mentre Wanda Casula, presidente del Wwf di Sassari, spiega: «Cominciare da San Pietro sarà di buon augurio: Silki era la sede dei giudici di Torres, qui si trovava il monastero benedettino che ha fatto giungere sino a noi il segno della cultura, da qui può partire il confronto e l’ascolto su valori irrinunciabili della nostra condizione umana».
E a riprova di quanto certi argomenti siano sicuramente sentiti in sala, sotto gli archi dell’antica costruzione vicina alla chiesa, le pareti sono tappezzate di manifesti e striscioni colorati.
Slogan. Quasi una catena ininterrotta di avvisi e ammonimenti. “Non si vende la terra dove vive un popolo”, dice uno, rosso su bianco. “Iniziamo dalle bonifiche”, invita un altro, bianco su verde. E ancora: “No alle trivelle in Sardegna”, Villanovaforru contro la speculazione”, “Comitato sa Nuxedda free”, “No alla centrale a carbone di Ottana”.
Interventi. C’è chi si sofferma a guardare i cartelli. E chi si siede compito per sentire i candidati alla carica di sindaco che a Sassari accolgono l’invito a partecipare all’iniziativa. Maurilio Murru (Cinque Stelle): «Queste battaglie sono le battaglie del nostro movimento. In passato la politica è stata complice di scelte nocive per l’ambiene e per la salute, come nel caso della falsa chimica verde. La gente sappia che noi siamo schierati in sua difesa». Rosanna Arru (lista civica Sassari Progetto Comune) assiste alla fase iniziale dell’incontro ma va via prima che le diano la parola. Cristiano Sabino (Fiu) ricorda le radici comuni con gli attivisti che lottano a tutela del patrimonio naturale. E chiarisce come in realtà questa marcia sia cominciata molto tempo fa: «Iniziativa giustissima: noi indipendentisti condividiamo in pieno queste proteste sin dall’opposizione alle centrali nucleari». E Nicola Lucchi (civica Sassari è): «Sottoscrivo le richieste avanzate nel documento di moratoria rivolte alla Regione: abbiamo tutti il dovere di schierarci dalla parte dei cittadini e della loro salute».
Analisi. I comitati contestano con determinazione l’idea di «trasformare l’isola in una piattaforma energetica per progetti esterni alla Sardegna». Sottolineano «l’accumulazione e il trasferimento della ricchezza prodotta fuori dalla regione». Rivendicano «la costruzione di un modello di sviluppo alternativo». E respingono i progetti che mirano a ridurre gli spazi delle comunità sui territori.
Attese. Come rileva il moderatore del dibattito, Costantino Daga (Wwf), «con manifestazioni come questa c’è la volontà di tracciare il segno distintivo di una rivoluzione culturale». E il radiologo sassarese Vincenzo Migaleddu (Isde, medici per l’ambiente) mette in guardia sui rischi letali che ancora adesso si corrono in tante aree industriali, a cominciare proprio da Porto Torres, indicato come uno dei siti per gli impianti destinati a stoccaggio e distribuzione di partenza del metano. «I rigassificatori sono pericolosi, non a caso vengono sottoposti alla legge Seveso, e aumentano le criticità in zone già inquinate», spiega.
Franca Battelli (“Rifiuti zero”) arriva da Macomer per rilanciare il riciclaggio. Da Porto Torres Lello Cau, da esperto tecnico ambientale, mette in evidenza gli effetti che deriverebbero per il Golfo dell’Asinara dal passaggio delle metaniere: «Gravissimi danni alla pesca e al parco naturale». E, in chiusura, la presenza di tanti malati di tumore del Comitato per il no ai tralicci nel quartiere sassarese di Carbonazzi, con le loro mascherine bianco-celesti, sembra dare ragione a chi oggi non si stanca di lanciare nuovi allarmi: «Prima di tutto, il rispetto della salute e dell’ambiente».
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