La Nuova Sardegna

Lai: il Pd sosterrà Bruno nel ballottaggio di Alghero

di Gianni Bazzoni
Lai: il Pd sosterrà Bruno nel ballottaggio di Alghero

Oltre che sulla Riviera del corallo il centrodestra si rafforza a Sorso e Castelsardo Scompare il Psd’Az a Sassari. Evidenti debolezze del M5S alle amministrative

28 maggio 2014
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SASSARI. L’ordine è arrivato da Roma: basta guerre. Firmato Matteo Renzi. Il problema, però, è come metterlo in pratica in un territorio come quello del nord Sardegna, da sempre litigioso, carico di personalismi, segnato da sfide impossibili che sfuggono a ogni pronostico. E appesantito da figure che non si rassegnano a fare un passo indietro, nella migliore delle ipotesi lanciano nella mischia qualche parente o “persona di fiducia” che continui a rappresentare il feudo. Il Partito democratico - dopo la straordinaria vittoria di Nicola Sanna a Sassari - si trova davanti a una svolta epocale: cambiare per non vanificare un grande risultato. E la prima prova sarà il ballottaggio ad Alghero, dove Mario Bruno, vice presidente del consiglio regionale uscente, si confronterà il prossimo 8 giugno con il candidato del centrodestra Maria Grazia Salaris.

Il Partito democratico. Con l’aria che tira c’è poco da scherzare. Ad Alghero non c’è stato tempo per fare le primarie, c’erano interpretazioni diverse, poi i soliti giochi di schieramenti interni al partito. Così, alla fine, le hanno fatte gli elettori. Bruno e Daga erano compagni-avversari, la prima sfida l’ha vinta l’ex vice presidente del consiglio regionale. Cosa succederà ora?

Mediatori al lavoro. Silvio Lai, segretario regionale del partito, ieri ha parlato chiaro: «Il Pd è pronto a sostenere l’ex consigliere regionale. Nelle prossime ore la segreteria sarda e quella locale si confronteranno per superare le divisioni che hanno portato il centrosinistra a spaccarsi. Faremo un lavoro congiunto per portare allo stesso tavolo tutti coloro che hanno partecipato a questo sbagliatissimo percorso di divisione. Non vogliamo lasciare un comune importante come Alghero al centrodestra. Ci prenderemo le nostre responsabilità».

Sassari insegna. La vittoria plebiscitaria di Nicola Sanna potrebbe avere l’effetto di chiudere definitivamente la guerra scoppiata dentro il Pd, dopo che Sanna aveva sconfitto alle primarie Angela Mameli, la candidata scelta dalla nomenklatura del partito. Quel risultato era stato messo in discussione, e il vincitore era stato sul punto di andare da solo. Un po’ come ha fatto Mario Bruno ad Alghero. Chi ha sfidato le vecchie strutture del partito, però, ha vinto e qualcosa vorrà pur dire.

Il Bruno pensiero. Mario Bruno ha sofferto in silenzio. Ha parlato di «condizioni difficili», ma anche dell’impresa di essere riusciti in poco tempo «a comunicare un messaggio di affidabilità, di concretezza e di speranza». Quindi l’impegno: «Verificheremo, con tutta la coalizione, convergenze programmatiche con i partiti e i movimenti di centrosinistra. Ci rivolgeremo, in primo luogo, ai cittadini. Continueremo a incontrarci nei quartieri e nelle piazze. Cercheremo il dialogo per il bene di Alghero». Evidente il “campo libero” per la mediazione della segreteria regionale. Compito non facile e risultato non proprio scontato se si guarda alla storia politica passata del centro catalano.

Centrodestra si sgretola. Magra consolazione, a Sassari, per Rosanna Arru che è riuscita a tenere testa all’ondata grillina ma è stata sconfitta nettamente da Nicola Sanna. La candidata sindaco ha espresso la sua sorpresa per un risultato che, però, era nell’aria dal primo momento. Scelta complicata, rinviata più volte. Poi scene da dilettanti allo sbaraglio tra gli alleati, con uno dei partiti considerati più forti, come l’Udc, che non è riuscito a presentare la lista lasciando un vuoto pesante. Schieramento in difficoltà evidente e rappresentanza in consiglio comunale ridotta ai minimi storici.

Ad Alghero i big del centrodestra cercano il modo per assestare il colpo al ballottaggio.Marco Tedde, che è già stato sindaco del comune catalano, prova a serrare le file, convinto che il risultato di Maria Grazia Salaris non è per niente male. E guarda a una filosofia diffusa: chi è in vantaggio al primo turno non sempre vince automaticamente al ballottaggio.

Grillini europei. Il movimento di Beppe Grillo ha raccolto più consensi per le Europee, con percentuali alte in quasi tutti i centri del nord Sardegna. Ma a Sassari e Alghero, dove contavano le persone nelle liste per le comunali, non ha sfondato, Giustificata la delusione dei 5Stelle che hanno accarezzato il sogno di dare una spallata forte a un sistema che, invece, è stato appena intaccato. I grillini entrano per la prima volta in consiglio comunale: «Saremo sentinelle della politica». Per governare ci sarà tempo.

Il Psd’Azsparisce. Quattro Mori ammainati a Sassari, nella città dove ritengono di avere lavorato meglio, proprio con Antonio Cardin. Risultato pessimo, perché i sardisti non sono rappresentati nel nuovo consiglio comunale: «Non abbiamo raccolto per quanto abbiamo fatto – ha detto il candidato sindaco – , forse non siamo riusciti a trasmettere le informazioni alla gente». Una situazione strana che conferma l’esigenza di rigenerare un partito che vanta ben altri risultati (dal vento sardista del 1981 in poi).

Il ritorno di Cuccureddu. Franco Cuccureddu si è ripreso la poltrona di sindaco a Castelsardo, dove c’era già stato prima di cominciare l’avventura in consiglio regionale. Un successo annunciato nella Rocca dei Doria dove la rivalità con Matteo Santoni è scoppiata dopo una alleanza finita male, come spesso succede in politica. Cuccureddu ha annunciato tra i primi obiettivi quello di fare diventare Castelsardo parte integrante dell’area metropolitana di Sassari.

Morghen non cambia. A Sorso Giuseppe Morghen resta in sella per un altro mandato. La Romangia del centrodestra, che fa riferimento al consigliere regionale da migliaia di voti Antonello Peru è apparsa troppo forte per il tentativo di ritorno di Mino Roggio. Ci sono situazioni difficili da modificare, anche se durante la campagna elettorale non era stato percepito un divario così ampio (Morghen ha vinto con il 66 per cento dei consensi) e la partita era sembrata più aperta. Invece non c’è stata storia.

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