La Nuova Sardegna

Proposta di Legge/2

Abbanoa, no agli slacci selvaggi

Sardegna Vera e Sel: «Dobbiamo difendere chi non può pagare»

30 maggio 2014
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CAGLIARI. Lo slaccio selvaggio dell’acqua da parte di Abbanoa (chiude le saracinesce a chi non paga le bollette) non può essere selvaggio e a deciderlo può esserlo solo la magistratura. È questo il senso della proposta di legge presentata in Consiglio regionale dai gruppi Sardegna Vera e Sel. «Vogliamo difendere – è stato detto – non i furbetti ma chi, travolto dalla crisi e dalle nuove povertà, non ha i soldi per pagare le bollette». Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, è stato chiaro: «Vogliamo il diritto all’acqua e per questo anche ai debitori dev’essere garantito un minino di erogazione». È lo stesso concetto con cui l’associazione “Casa dei diritti” ha ottenuto che a una pensionata di Maracalagonis fosse riattivata la fornitura: «Lo slaccio – ha detto l’avvocato Renato Chiesa – è invece utilizzato da Abbanoa come strumento di pressione per ottenere il pagamento dei presunti crediti e senza che sia stato prima un accertamento giudiziale delle cartelle». La proposta di legge prevede come tetto massimo del debito 5mila euro al netto degli interessi e delle spese di riscossione. La soluzione per evitare quello che i consiglieri regionali hanno chiamato lo slaccio selvaggio è questa: «All’utente moroso – ha detto Raimondo Perra di Sardegna Vera-Psi – dovrà essere garantita comunque da Abbanoa una fornitura giornaliera intorno al 30 per cento del consumo medio accertato in quel momento con la lettura del contatore». La proposta di legge – ha aggiunto Eugenio Lai di Sel – è nei fatti un’ancora di salvezza per chi oggi non è che non vuole pagare le bollette, ma non le può pagare. (ua)

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