La Nuova Sardegna

Agris, agenzia verde dai conti in rosso

di Mauro Lissia
Agris, agenzia verde dai conti in rosso

Un buco in bilancio da 9 milioni e altre due società che svolgono gli stessi compiti. L’assessore: «Presto una rivoluzione»

08 giugno 2014
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CAGLIARI. Si narra di un autista sassarese che più volte alla settimana partiva alla volta di Cagliari per prendere a bordo di una fiammante Bmw 535 aziendale il direttore generale dell’Agris. Sempre lo stesso percorso: Sassari-Cagliari, poi viceversa. Il tempo che l’alto dirigente vergasse qualche firma su atti amministrativi, poi ancora a Cagliari per riportarlo alla sua residenza e il ritorno a Sassari, nella sede di viale Adua. Quattro viaggi sulla Carlo Felice, quasi novecento chilometri nel giro di una giornata con relative spese di carburante. Non è una leggenda, accadeva fino a poco tempo fa. Ma basta un’occhiata sui conti dell’agenzia regionale dedicata all’innovazione e alla ricerca in agricoltura perché la sorpresa svanisca: quello che appare in tutta la sua incredibile bulimia di costi, cariche e incarichi è un carrozzone capace di ingoiare 36 milioni di euro l’anno e chiudere il bilancio con un rosso di 9, con quattro sedi tra Sassari, Cagliari, Tempio e Ozieri, sei settori amministrativi che svolgono compiti molto simili, 19 dirigenti, 135 funzionari e un organico complessivo di 500 persone che riescono a dividersi anno dopo anno premi di produzione e di risultato, straordinari, consulenze tecniche in un tripudio di viaggi, missioni all’estero e spese d’ogni tipo. Senza che quest’enorme dispendio di energie produca effetti significativi sulla qualità dell’agricoltura sarda. Un carrozzone che la nuova amministrazione regionale - come annuncia alla Nuova l’assessore all’agricoltura Elisabetta Falchi nell’intervista di taglio pagina - si prepara a riformare radicalmente.

La nascita. Nata nel 2006 per dare un’unica testa pensante alla galassia di enti agricoli sparsi per l’isola, conosciuti come luoghi di spiaggiamento politico e di clientele, Agris dovrebbe rappresentare il riferimento scientifico per ogni impresa del settore. Ricerca, innovazione e studi genetici sono il business plan dell’agenzia chiamata a trasformare allevatori e contadini sardi in operatori moderni, capaci di modificare la propria cultura a vantaggio della produttività. Nella realtà - confessano alcuni dipendenti, che per ragioni ovvie intendono restare anonimi - quella di Agris è per gli agricoltori una sorta di araba fenice: i due mondi non si parlano. Per quanto, a leggere le cifre contenute nel bilancio e i dati estrapolati dai carteggi contabili, l’agenzia con sede amministrativa a Sassari sembrerebbe un vulcano in perenne ebollizione. Ma vediamo come si è organizzata, in quasi otto anni di attività, l’agenzia a più alto tasso di tecnologia delle tre - le altre sono Argea e Laore - nate per razionalizzare il servizio agli agricoltori.

L’organigramma. Lo schema del personale, scaricabile dal sito istituzionale, sembra l’albero genealogico di un’antica casata nobiliare. Impressionante: un direttore generale - quello attuale, Martino Muntoni, è in uscita - sei dipartimenti (uno per ogni ente agricolo soppresso nel 2006), sei settori amministrativi per un totale di 19 dirigenti, uno per ogni 25 dipendenti in organico. La quantità imbarazzante di ramificazioni fra dipartimenti, settori, servizi e sottosettori scientifici - sono 67, di certo quelli dell’agenzia aerospaziale Nasa sono di meno - si spiega così: accorpato il personale degli enti soppressi, nessuno dei dirigenti e funzionari doveva perdere la propria area di comando. Per evitare grane, a ciascuno è stato ritagliato un brandello di potere interno, con relativi diritti retributivi.

Gli stipendi. Il direttore generale guadagna circa 150 mila euro l’anno, i dirigenti in media 80-90 mila per un costo complessivo che nel 2012 è stato di un milione e 352 mila euro, mentre per gli impiegati di ruolo si spendono 18 milioni all’anno. Malgrado il rosso piuttosto preoccupante e l’attività quasi invisibile, nel 2014 i vertici dell’Agris si sono spartiti un premio di risultato che supera i 200 mila euro. Ma non è finita qui: i 50 coordinatori di settore incassano dai 500 ai 700 euro in più sulla busta-paga e poi ci sono i gruppi di lavoro, chi ne fa parte ha diritto ad altri 250 euro al mese. La crisi e la sostanziale inoperosità dell’agenzia non ha impedito alla direzione di distribuire nel 2013 straordinari per 330 mila euro, 170 mila euro per consulenze tecniche, 500 mila per incarichi e 220 mila per mostre e manifestazioni.

I viaggi. La voce viaggi e trasporti incide pesantemente sui conti di Agris: risultano trasferte per corsi, meeting e convegni in Canada, Africa e vari paesi europei. Le missioni dei dipendenti sono costate nel 2012 quasi 154 mila euro, quelle dei dirigenti altri 17 mila. La sede legale si trova a Sassari, ma la circolazione del personale è continua, con relative spese di carburante, pranzi, cene e hotel.

Gli automezzi. Davvero curiosa la situazione del parco automezzi di Agris. Sono 88 le automobili censite, per la gran parte Fiat Panda e Punto acquistate dal 1998 al 2006. I dipendenti protestano per le condizioni delle macchine, di certo non può lamentarsi la direzione generale che a marzo 2011 ha disposto l’acquisto di una Bmw 535 da 315 cavalli diesel pagata 80 mila euro per fare la spola Sassari-Cagliari e di un Land Rover Freelander 2 da 45 mila euro. Per le polizze assicurative delle auto, in parte autentici rottami ambulanti, Agris spende 150 mila euro l’anno.

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