La Nuova Sardegna

La Regione vuole accorpare i tre enti

La Regione vuole accorpare i tre enti

Insieme costano oltre 100 miloni di euro all’anno. L’assessore Falchi: «La macchina va razionalizzata»

08 giugno 2014
3 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. «L’Agris? Sì, è ora di metterci mano e di riformare profondamente le tre agenzie agricole regionali»: bilanci davanti agli occhi, l’assessore all’agricoltura Elisabetta Falchi conferma le cifre sconcertanti e avalla il sospetto che quando si parla di Agris ricerca e innovazione facciano rima con carrozzone. La premessa è di rigore: «Sia chiaro - avverte l’assessore - in queste agenzie ci sono ottimi professionisti e ricercatori di qualità, quello che è mancato è un coordinamento fra le tre realtà e soprattutto il dialogo con il mondo agricolo». È mancato il dialogo ma non certo le risorse: conti alla mano - conferma l’assessore - Agris da sola costerà nel 2014 oltre 36 milioni, per le tre agenzie il conto sale a 102 milioni. Una voce di spesa siderale cui corrispondono risultati imbarazzanti, che le associazioni degli agricoltori non hanno mai smesso di denunciare nel corso degli anni senza che la situazione cambiasse: «Stiamo lavorando e continueremo a lavorare sull’analisi di queste realtà - spiega Elisabetta Falchi - con l’aiuto delle associazioni agricole, dei sindacati e del personale delle agenzie. L’idea è di accorpare, stiamo pensando di mettere insieme almeno due delle tre agenzie. Questo potrebbe essere il punto di partenza della riforma, che comunque ci sarà. Ora non sono in grado di dire se l’accorpamento possa essere davvero la soluzione migliore, prima è necessario proseguire nel lavoro di analisi per arrivare a una conclusione condivisa».

L’obbiettivo dichiarato è semplice ma non certo facile da raggiungere: «Le agenzie come Agris devono essere usate per quello che sono, un braccio operativo all’interno del comparto agricolo. Devono dare assistenza qualificata agli operatori e alle imprese, idee, tecnologia, risposte scientifiche. Ma perché questo accada serve un programma preciso che porti a lavorare su un unico progetto». Un progetto che valga l’investimento finanziario della Regione, finora considerato soltanto uno spreco: «Il problema è proprio questo - conferma l’assessore - come far diventare questi 102 milioni di euro un reale valore aggiunto per il comparto agricolo della Sardegna in termini di contributo all’innovazione tecnologica, di assistenza tecnica e soprattutto di supporto e di assistenza alle aziende agricole, rendendo più veloce la capacità di spesa. Attraverso le agenzie la Regione deve diventare una sorta di personal trainer per ogni agricoltore, affiancandolo nelle scelte progettuali e nella loro realizzazione pratica. Io sono convinta che questo si possa fare. È il nostro compito, è ora di rispettarlo sino in fondo nell’interesse generale e della nostra economia».

Le risorse non sembrano mancare, un esercito di dirigenti, funzionari, impiegati, tecnici specializzati che finora ha lavorato a scartamento ridotto. Per una moltitudine di responsabilità la cui origine sembra essere soprattutto politica: «Molti sono giovani e hanno professionalità alte - insiste l’assessore all’agricoltura - che devono essere messi nelle condizioni migliori per dare il proprio contributo. Penso al lavoro nella certificazione di qualità del prodotto, un settore che io intendo rafforzare perché crea un valore molto elevato per la nostra economia agricola». Obbiettivi rimasti lontani, finora. In mancanza di una spinta politica che ormai è diventata indispensabile: «Io sono agronoma e conosco personalmente molti colleghi che lavorano in Agris e nelle altre agenzie – dice ancora l’assessore Falchi – e so che si tratta di persone valide, capaci e con grande voglia di operare bene in questo campo. Ma servono obiettivi precisi e raggiungibili. All’avvio della legislatura ho rivolto ai miei collaboratori una sorta di sfida, ho detto che dobbiamo impegnarci a cambiare l’immagine di burocrati che ostacolano lo sviluppo dell’impresa, dobbiamo diventare al contrario coloro che facilitano la nascita e la crescita delle imprese. E credo che con le persone che abbiamo si possa realizzare questa specie di miracolo. Far diventare la Sardegna le ragione virtuosa nel campo dell’impresa agricola. Ce la faremo? Il nostro dovere è provarci con tutto l’impegno e le energie possibili. D’altronde non c’è alternativa, senza una svolta seria questi posti di lavoro non si possono più reggere». (m.l)

In Primo Piano
L’intervista in tv

Alessandra Todde: «L’Italia non è il paese della felicità che racconta la premier Giorgia Meloni»

Le nostre iniziative