La Nuova Sardegna

L’ARCHITETTO

«Col clima che muta una tutela attiva per tutti i territori»

SASSARI. «Si delinea un cambiamento strutturale nel rapporto tra infrastrutture e territorio». Per questo, secondo l'architetto Vanni Maciocco, ci si deve porre sempre il problema della "salvaguardia...

20 giugno 2014
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SASSARI. «Si delinea un cambiamento strutturale nel rapporto tra infrastrutture e territorio». Per questo, secondo l'architetto Vanni Maciocco, ci si deve porre sempre il problema della "salvaguardia attiva" sul piano ambientale. «Ogni gesto, anche il più piccolo, può infatti contribuire in questo senso al progetto generale di tutela», sottolinea. E per i ponti un fatto risulta ai suoi occhi di tutta evidenza: «C'è una correlazione, direi una concausalità, che coinvolge l'evento di piena e i materiali trasportati. La piena ha a che fare col clima, mentre la quantità e qualità dei materiali dipende dalla cura e dalla manutenzione riservate al bacino imbrifero».

Sistemi e metodi. L'ex preside della facoltà di Architettura algherese è anche ingegnere. Preferisce non entrare nel merito delle cause all'origine delle più recenti catastrofi avvenute nell'isola. Ma affronta il più vasto discorso dei criteri costruttivi che dovrebbero essere seguiti nelle opere pubbliche. «I ponti - dice - vengono realizzati con riferimento a piene che si ripetono in tempi confrontabili con la loro vita media. Ma oggi il clima è mutato. E la frequenza degli eventi significativi sotto questo profilo è aumentata in misura rilevante, con maggiori rischi rispetto passato».

Leggi e regolamenti. Non a caso l'Autorità sarda di bacino ha deliberato nell'agosto 2012 nuove norme innalzando i coefficienti di sicurezza. Così com'è stato fatto per la manutenzione degli alvei di fiumi e torrenti.

Il passato. È sempre stato così? O dalla storia ci arriva qualche lezione? «Di sicuro i ponti romani erano costruiti molto bene, con fondazioni e pile robuste, e contavano su un certo controllo del regime delle acque – osserva Maciocco – Ma anche i ponti romani sono crollati e sono stati più volte ricostruiti. Qualche esempio? Eccolo. Il ponte Emilio, del 214 prima di Cristo, oggi chiamato Ponte Rotto, ha ceduto a causa delle piene del Tevere. Se ci spostiamo nel XVI secolo, lo stesso ponte di Bassano fu messo a dura prova dal Brenta e più volte ricostruito, anche su progetto di Palladio».

I fiumi. «Insomma, da sempre le piene sono state i fattori che hanno sollecitato i ponti indebolendoli e spesso facendoli crollare – spiega l’architetto – E tutto questo perché le acque dei fiumi agiscono sulla loro struttura portante». (pgp)

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