La Nuova Sardegna

San Raffaele, c’è il sì della Regione

di Umberto Aime

La Giunta approva la delibera con il piano industriale. Via libera per 242 posti letto entro il 2016

27 giugno 2014
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CAGLIARI. Più dei numeri, per quelli leggere il tabellone, stavolta a svelare che chiudere (perché finalmente è chiusa) la partita del San Raffaele è stata davvero una faticaccia, sono i volti e le parole di chi è al tavolo della presidenza. Nella conferenza stampa convocata all’ora di cena per l’atteso annuncio, «Ecco qua la nostra proposta di delibera», la faccia del governatore Francesco Pigliaru è molto tirata, anche la voce conferma e persino lo tradisce: sembra stanco. Quella dell’assessore alla Sanità, Luigi Arru, è persino peggio, con un bel po’ di occhiaie, subito sottolineate da parole che per la fretta di rientrare a casa, spesso si accavalleranno fra loro. Per non parlare degli sguardi del direttore generale dell’assessorato, Giuseppe Sechi, e del capo di gabinetto, Giuseppe Pintor: sono visi stravolti. Giorni e giorni di trattative con la Qatar foundation e il Bambin Gesù hanno lasciato il segno e a far invecchiare in fretta i quattro devono essere state anche le pressioni politiche e mediatiche di queste interminabili settimane cariche e tese. Settimane cominciate il 16 maggio (preliminare d’accordo), passate attraverso la cerimonia voluta da Matteo Renzi a Palazzo Chigi (21 maggio) e poi da allora vissute in apnea fino a ventiquattr’ore fa. La maratona sta per finire, manca solo l’ultimo giro di pista, quello che di solito gli atleti corrono dentro lo stadio e in questo caso il “catino” sarà quello del Consiglio regionale, per un parere vincolante e decisivo. Se sarà positivo, fra un’altra manciata di giorni sarà organizzata la foto di gruppo a tre: Regione, Qatar e Bambin Gesù, con ospite d’onore forse Renzi.

È stata dura. Il presidente lo dice subito, in apertura, senza prendere una pausa: «È stata una cavalcata, ora siamo soddisfatti. Abbiamo dato il massimo per rispettare i tempi che avevamo promesso agli investitori stranieri. Avevano detto il 24 giugno, abbiamo mandato la delibera in stampa alle 20 del 26, con due soli giorni di ritardo». Luigi Arru non è da meno, nel discorso dell’annunciazione: «Mettere assieme tutte le carte, anche per quelle del Governo abbiamo dovuto faticare, non è stato facile, ma i tavoli tecnici e politici, con nel mezzo anche un bel po’ di mediazione, hanno macinato in totale non so più quante ore. Complimenti a tutti, (e i due funzionari ringraziano con un sorriso) ma ora possiamo dirlo: è stata una bell’impresa. E lo è stato anche far accettare ai partner l’apertura del San Raffaele in due fasi: la prima dall’estate del 2015 in poi, l’altra, a pieno regime, dal 2016. Però, in questo momento, è davvero tutto a posto». Anche l’ultimo conto è stato fatto: 55,6 milioni sarà la spesa massima che l’ospedale qatarino scaricherà sulla Regione per l’accreditamento totale di 242 posti letto, mentre altri 50 sono riservati alle suite sanitarie privatissime e a pagamento.

Ci siamo. Manca solo il voto della commissione. Pigliaru è fiducioso e ottimista: «Siamo di fronte a una grande operazione e non solo per la portata dell’investimento, ben oltre il miliardo, ma per i benefici che porterà alla Sardegna e al nostro sistema ospedaliero». Senza che ci siano contraccolpi violenti sull’esistente, e questo sono pronti a giurarlo i quattro al tavolo, perché «ogni posto letto è stato calcolato all’interno di un quadro complessivo» e gli «effetti, è l’augurio, non potranno che essere positivi per tutti». A cominciare, ad esempio, dalla riduzione della spesa, oggi intorno ai 60 milioni, di quella conosciuta dai bilanci della sanità come la migrazione passiva, sono i viaggi della speranza, verso gli ospedali della penisola. Ma il nuovo San Raffaele potrà attrarre pazienti anche dall’Italia, dall’Europa e dalla Penisola Araba. È un salto di qualità, questa un’altra sintesi, anche per la ricerca con ben dieci aree scientifiche in cui saranno impegnati i team transnazionali: dalla genetica, con due sottoaree dedicate alla talassemia e al diabete, alle malattie neurodegenerative, a quelle auto-immuni, più altri studi sull’obesità. E ancora: cardiologia e cardiochirurgia, oncologia della mammella, riabilitazione, medicina dello sport e infine l’invecchiamento. Le università di Cagliari e Sassari, più il Crs4, saranno coinvolte in ognuno di questi progetti finanziati dal Qatar.

I retroscena. La parte più difficile, ammettono i due tecnici, è stata convincere il Bambin Gesù a ridurre al minimo i posti letto di cardiochirurgia e neurochirurgia, sono due a testa, perché «altrimenti avremmo rischiato di soffocare quelle che oggi sono le alte professionalità in Sardegna, al Brotzu e negli ospedali di Nuoro e Sassari». I qatarini hanno resistito per qualche riunione, poi hanno ceduto e la mappa voluta dalla Regione «è stata condivisa da tutti i partner». Non è finita, proprio per evitare che la sanità pubblica vada a sbattere contro quello che sarà certo un colosso, la giunta in queste ore ha deliberato un maxi finanziamento di 287 milioni per il rilancio degli ospedali. «Pubblico e privato dovranno muoversi in sinergia ed è a questo che puntiamo, per diventare insieme un’eccellenza regionale».

I rischi. Uno è calcolato ed è quello che il governo dalla lettera d’intenti per le deroghe (posti letto in più e spesa sanitaria privata da tagliare) passi ad impegni formali con una legge: «Arriverà», è la certezza del governatore. L’altro è che, in commissione, qualcuno voglia mischiare un’altra volta i numeri della mappa condivisa. Sarà possibile? «La nostra è una proposta e non è certo blindata. Rispettiamo ruoli e funzioni del Consiglio, ma dobbiamo andarci molto cauti. La mappa dei reparti non può essere stravolta, perché ricordiamoci: è comunque un investimento privato». Da non perdere e soprattutto da difendere nel’ultimo giro di pista.

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