La Nuova Sardegna

Maninchedda al Pd: «Un patto per tenere testa allo Stato»

di Francesco G. Pinna
Maninchedda al Pd: «Un patto per tenere testa allo Stato»

Il Partito dei Sardi propone di andare insieme alle elezioni Il segretario Sedda: solo noi segniamo l’azione della giunta

29 giugno 2014
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ORISTANO. Doppio messaggio al Partito democratico dall'assemblea nazionale aperta che il Partito dei Sardi ha tenuto ieri all'Hostel Rodia di Oristano per fare il punto della situazione a cento giorni dall'avvio della legislatura regionale.

Il primo porta la firma di Franciscu Sedda, segretario del movimento che ha debuttato con successo alle elezioni del 16 febbraio, e suona come un pesante atto di accusa.

Il secondo lo ha lanciato l'assessore ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda e ha invece il sapore della sfida.

«Siamo partiti bene e stiamo mantenendo le promesse» ha esordito Sedda che poi senza tanti complimenti ha spiegato che alcuni assessorati non stanno facendo altrettanto. «In questo momento – ha aggiunto – ci siamo solo noi che stiamo segnando l'azione di governo, e il presidente Pigliaru, la cui azione è influenzata dal nostro ideale di sovranità».

Di fronte a uno Stato centrale che ascolta solo la voce della forza, il Partito dei Sardi da solo non ha certo i numeri per farsi valere, spiega poi Paolo Maninchedda quando arriva il suo turno.

«Ma da solo – aggiunge l’assessore della giunta Pigliaru – non ce l'ha neanche il Partito democratico e in Sardegna non c'è uno straccio di partito che abbia la forza di tenere testa allo Stato italiano».

Quindi «serve un grande partito della sovranità, della cultura e del lavoro in Sardegna. O diventiamo grandi o non usciamo da questa situazione».

È la premessa della sfida lanciato al Partito democratico sardo. La proposta è molto semplice e vale anche per gli altri partiti della coalizione di centrosinistra: «Serve un patto federativo per andare insieme alle elezioni europee e a quelle politiche». E la domanda, rivolta esplicitamente al Partito democratico, è diretta: «Che cosa vi impedisce di fare un congresso insieme a noi?».

In attesa di una risposta, Maninchedda solleva qualche altra questione. Una è quella delle nomine per enti e società partecipate: «Niente nomine finché non passa la legge Manca che fissa il limite di età a 65 anni perché vogliamo ripartire dalla generazione dei trentenni e dei quarantenni».

Un'altra questione è quella della comunicazione istituzionale: «L'ho detto a Pigliaru e ai colleghi della giunta: stiamo sbagliando tutto». Ed è in qualche modo legata, secondo Maninchedda, a una sorta di golpe bianco che sarebbe in atto «per condizionare le scelte del nuovo Piano paesaggistico, della legge urbanistica e del nuovo piano sanitario».

Per l’assessore regionale «leggendo i giornali si capisce tutto: è opera di gente che non cerca il consenso dei sardi nelle urne ma punta a manipolarlo per far passare l'idea che il pensiero di poche persone sia il pensiero della maggioranza dei sardi».

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