La Nuova Sardegna

Due navi fantasma nel porto di Livorno

di Piero Mannironi
Due navi fantasma nel porto di Livorno

Vicino al traghetto in fiamme anche il vascello Nato “Alliance”

10 luglio 2014
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SASSARI. Non c’era nebbia sul porto di Livorno la sera del 10 aprile del 1991 quando il traghetto dell Navarma Moby Prince andò incontro al suo destino. Non c’era nebbia quando, alle 22,25, la nave diretta a Olbia finì per cozzare contro la superpetroliera Agip Abruzzo prendendo subito fuoco. Il rogo divorò 140 vite (30 erano sardi). Si salvò solo il mozzo Alessio Bertrand. Non c’era nebbia, dunque, ma sicuramente nella rada di Livorno c’erano alcune navi che sono rimaste per anni dei fantasmi. Il primo a parlarne fu il maggiore della Finanza Cesare Gentile che uscì dal porto con una motovedetta subito dopo la collisione del Moby Prince con l’Agip Abruzzo. Davanti ai giudici introdusse la presenza nel porto delle navi militarizzate americane che riportavano le armi nella base di Camp Darby dopo la prima Guerra del golfo. Successivamente, il colonnello Usa Jan Harpole ammise che c'erano in porto tre mercantili "militarizzati", cioè tre navi cariche di armi: la Cape Breton, la Efdim Junior e la Gallant II. Dopo undici anni, nel 2002, l'avvocatura militare americana smentì però il rapporto-Harpole: le navi cariche di armi erano cinque e non tre. Ma misteriosamente non fornì i nomi dei due mercantili. Sarà un'inchiesta giornalistica a svelare la loro identità: la Cape Syros e la Cape Flattery.

Oggi si scopre che quella sera maledetta in rada c'erano altre due navi che finora erano rimaste dei fantasmi. Mai identificate nelle inchieste formali, mai citate dalle autorità marittime. La scoperta è di Francesco Sanna, giornalista che da anni indaga sul mistero del Moby Prince e che collabora con il Fatto Quotidiano. È bastato analizzare con attenzione le registrazioni dei canali radio utilizzati la sera del 10 aprile di 23 anni fa per scoprire questi “fantasmi”. Il primo è la Nrv Alliance, nave ipertecnologica battente bandiera tedesca, ma in forza alla Nato. L'altra è un cargo americano: l'Amer Ved.

Alle 21,56, cioè mezz'ora prima della fatale collisione tra il Moby Prince e l'Agip Abruzzo, sul canale radio 16 compare una chiamata per la stazione di “Livorno Radio”: «Livorno Radio from Delta Romeo Mike Xray». È il codice radio identificativo della nave secondo l'International radiotelephony spelling alphabet. La sigla, Dmrx, corrisponde dunque all'Alliance. Lunga 93 metri con una stazza di 3.150 tonnellate, è stata costruita da Fincantieri nello stabilimento di Muggiano e varata nel 1986. Tecnicamente viene definita nave per esperienze e ricerche scientifiche, una categoria di imbarcazioni che si presta a molteplici utilizzi: dalla ricerca scientifica subacquea, alla guerra elettronica, dagli esperimenti di sofisticati congegni bellici alla ricerca negli alti fondali fino alla guerra anti sommergibile. La sua caratteristica è la silenziosità: grazie a tecnologie innovative si muove come un'ombra.

L'Alliance dipende dal Nurc (Nato undersea research center) e ha sede a La Spezia. Negli ultimi anni è stata coinvolta in due episodi sospetti che hanno provocato non poche polemiche e portato anche ad alcune interrogazioni parlamentari. Nell'estate del 2005 l'Alliance si incagliò davanti a Cala Giovanna, nell'isola di Pianosa. «Stava effettuando ricerche sulla posidonia» fu la spiegazione ufficiale. Ma Legamabiente mise in dubbio questa versione e il portavoce del'associazione rivelò un'altra verità: «Stava testando dei raffinatissimi robot naviganti e subacquei progettati dall'Office naval research degli Stati Uniti». Insomma, droni marini lunghi 3 metri, capaci di immergersi fino a 6.000 metri di profondità e controllabili fino a 500 chilometri.

Nell'ottobre dello scorso anno, poi, gli ambientalisti hanno messo in relazione la presenza dell'Alliance nel golfo di Procchio, nell'isola d'Elba, con la morte di alcuni cetacei. Ma la Nato ha ovviamente smentito dicendo che la nave dell'alleanza atlantica «stava svolgendo un esperimento scientifico finalizzato alla mappatura dei fondali marini per mezzo di Veicoli autonomi sottomarini (Auv) i quali usano potenze molto basse che non possono disturbare i mammifferi marini come fanno invece gli ecoscandagli e i sonar». Annotazione di cronaca: a luglio l'Alliance, insieme all'altra nave Nato Planet, ha incrociato le coste occidentali della Sardegna. «Ricerche sulla posidonia» è stata una delle spiegazioni ufficiali. La domanda oggi è cosa ci facesse l'Alliance nel porto di Livorno e perché finora nessuno ne abbia mai parlato.

C'è poi l'altra nave fantasma, la Amer Ved. Alle 22,41, un quarto d'ora dopo lo scontro Moby Prince-Agip Abruzzo, chiama Livorno Radio sul canale 16 identicandosi con il suo “call sign”: P3RQ2. Nove minuti dopo dalla nave militarizzata Usa Gallant 2 parte una comunicazione per un non meglio identificato “american cargo”. Al comandante greco Theodossiou arriva la risposta: «Dove è la posizione della nave?». Lapidaria e ambigua la risposta del capitano della Gallant: «Me ne sto andando, abbi cura tu della cosa». Tutto porta a credere che “american cargo” sia la Amer Ved. E allora diventa davvero interessante conoscere il vero ruolo di questa nave, alla luce delle conclusioni delle analisi dello studio Bardazza che identifica in Theodossiou la misteriosa voce che alla radio comunicò: «This is Theresa, this is Theresa for ship one, I'm moving out, I'm moving out» (Questa è Teresa per nave uno, io sto andando via).

Theresa è rimasta per anni una nave fantasma prima di essere identificata nella Gallant 2 dai consulenti delle famiglie delle vittime del Moby Prince. La conclusione è che quella notte si intrecciavano comunicazioni in codice. Secondo un'altra registrazione, la stessa Agip Abruzzo sarebbe stata chiamata “Agrippa”. Perché, dunque, quei nomi in codice, che operazione segreta era in corso la sera del 10 aprile 1991 nel porto di Livorno? In quale inferno finì inconsapevolmente il traghetto della Navarma che aveva cominciato la sua placida navigazione verso il porto di Olbia ?

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