La Nuova Sardegna

Soglie d’inquinamento più alte, l’isola e il Friuli alleati per dire no

di Pier Giorgio Pinna
Soglie d’inquinamento più alte, l’isola e il Friuli alleati per dire no

Scontro aperto sulla norma che equipara i livelli dei veleni nei poligoni a quelli delle aree industriali La giunta Pigliaru: prioritario ridimensionare la consistenza degli insediamenti delle forze armate

17 luglio 2014
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SASSARI. Nuova contromossa sul fronte dei “giochi di guerra”. La giunta Pigliaru tenta di arginare gli effetti negativi della presenza militare nell’isola e trova un alleato nel Friuli Venezia Giulia: di ieri la sigla di un’intesa tra le due Regioni nella battaglia per far modificare la norma che innalza le soglie dei fattori inquinanti nei poligoni al livello di quelle applicate per le zone industriali. Dopo il recente “no” del governatore sardo alla sottoscrizione di un’intesa con la Difesa per il mancato impegno da parte del ministero alla riduzione delle basi, quest’altro importante puntello si aggiunge allo scacchiere delle reazioni politiche su scala territoriale tese a ottenere una maggiore autonomia. Ora lo scontro si fa aperto. E di sicuro l’ultima posizione piacerà poco a Roma, da settimane impegnata attraverso il ministro Roberta Pinotti in trattative per cercare di allentare le mura erette a Cagliari contro l’uso indiscriminato delle aree di Quirra-Capo San Lorenzo, Capo Teulada e Capo Frasca.

Contromisure e accordi. Non è un caso che la Sardegna abbia trovato un alleato nel Friuli. Se l’isola è la regione d’Italia gravata dal maggior peso di servitù militari, la pesante eredità lasciata dalla guerra fredda nel Nord Est d’Italia continua a minacciare il pacifico sviluppo di quell’aerea, in passato la più vicina all’ex “fronte” jugoslavo e alla cortina di ferro con l’Unione sovietica e i suoi Paesi satelliti. Nel caso della Venezia Giulia, così come per l’isola, il processo di riconversione civile tarda a realizzarsi proprio a causa di una presenza ancora massiccia d’insediamenti contrassegnati dalle stellette.

Iniziative per la reazione. Comuni, quindi, le valutazioni su quella norma scottante. Una norma considerata dall’esecutivo di centrosinistra che da febbraio governa l’isola - tenendo conto dei 34mila ettari di servitù legate a basi e poligoni - «non compatibile con gli obiettivi di risanamento del territorio». L’intesa tra le due Regioni è stata raggiunta nella commissione tecnica ambiente-energia della Conferenza unificata Stato-Enti locali.

I punti d’incontro. La comune valutazione, nel caso dell’isola, parte appunto dai problemi legati «alle notevolissime superfici» occupate da zone distribuite principalmente tra poligoni missilistici (come Perdasdefogu), per esercitazioni a fuoco (Teulada) o aeree (Capo Frasca), scali militari (Decimomannu), depositi di carburanti, caserme e sedi di Comandi. «Zone che non possono - si legge in una nota diramata dalla giunta alla guida dell’isola - essere assimilate in maniera indiscriminata e generica, hanno sostenuto Sardegna e Friuli, ad aree a uso industriale». Rivendicazioni. Da qui una prima precisa richiesta a due voci: l’eliminazione dalla legge di ogni riferimento ai limiti validi per l’ambito industriale. Richiesta seguita da una seconda: «Prima d’introdurre principi specifici va ridefinita con lo Stato, e notevolmente ridimensionata, la consistenza delle zone militari, compresa l’identificazione delle sub aree ad alta intensità bellica in tutti i poligoni del territorio regionale». L’intransigenza di queste posizioni, viene in definitiva sottolineato, «nasce dalla necessità di restituire alla collettività e a uno sviluppo sostenibile» estesi territori consentendo la loro bonifica in tempi certi. «Ciò – è la conclusione – in continuità con la posizione assunta dall’attuale governo regionale nell’ambito della Conferenza nazionale sulle servitù militari, culminata con la scelta di non sottoscrivere il protocollo d’intesa con la Difesa».

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