Il bagnino eroe che ha salvato più di 70 persone
RENA MAJORE. Nel suo palmares, strettametne personale, ha già segnato oltre settanta salvamenti in una sette anni di “servizio volontario effettivo” di una stazione di salvataggio in mare che non...
RENA MAJORE. Nel suo palmares, strettametne personale, ha già segnato oltre settanta salvamenti in una sette anni di “servizio volontario effettivo” di una stazione di salvataggio in mare che non esiste. Massimiliano Occhioni, 36 anni e fisico palestrato da ore e ore di nuoto, gestisce un baretto sulla isolatissima spiaggia di Rena Majore, una distesa di sabbia bianca e finissima che dal mare si estende, tra dune altissime e la macchia mediterranea, sino alla strada litoranea Sassari–Santa Teresa. Una spiaggia dove le onde, con ponente o maestrale, spazzano per decine di metri l’arenile. Un posto da favola che attrae turisti e residenti. Gran parte di quali ignorano però le insidie di quello specchio d’acqua color turchese, caratterizzato da correnti marine che ti trascinano al largo in un batter d’occhio.
Quest’anno, dove la stagione turistica e scandita dal vento, Massimiliano si è gettato in mare una decina di volte per trarre d’impaccio gli improvvisati rari nantes che, da sprovveduti, affrontano i gorghi letali di Rena Majore. Il sogno di Massimiliano Occhioni di poter cavalcare le onde con una moto d’acqua è rimasto tale da anni, e si accontenta, dal suo spazio in concessione demaniale sul bagnasciuga di Lú Pultiddòlu, di controllare dodici ore al giorno il mare dalla terrazza del suo chioschetto sull'arenile.
Quest’anno ha anche rischiato una salatissima multa perché, per dare un servizio in più ai suoi affezionati clienti, aveva spostato (con una ruspa pagata da lui) le montagne di alghe che invadevano l’arenile, accatastandole in fondo alla spiaggia. Lavoro inutile: le mareggiate di luglio hanno riportato in mare e sul bagnasciuga le alghe. «Poco male, ma ora non posso più intervenire. La stagione non è delle migliori, il vento la fa da padrone e i turisti non scendono in spiaggia. Chi frequenta questo tratto di arenile, in particolar modo quanti non conoscono la zona, si tuffano comunque in acqua attratti dal colore del mare e dalle onde, che si rivelano però insidiose e traditrici. Sono una decina le persone alle quali, da giugno a oggi, ho prestato soccorso, e nel solo mese di luglio è accaduto quasi tutti i giorni, ed era sempre esposta la bandiera rossa di pericolo». Massimiliano Occhioni, da quando gestisce la concessione demaniale e il baretto sulla spiaggia, ha salvato una settantina di persone di ogni età.
«Non ho alcun obbligo in quanto la spiaggia è soltanto destinata all’elioterapia (all’abbronzatura), ma non posso tirarmi indietro quando sento gridare aiuto, e non esito a gettarmi in acqua non appena vedo qualcuno in difficoltà», dice il giovane barista-bagnino. Che per salvare le persone utilizza ancora, oltre che la forza delle braccia, una lunga fune galleggiante e un salvagente. Da terra gli altri “volontari” dell’inesistente servizio di salvamento fanno il resto, tirando a riva il salvatore e il malcapitato nuotatore di turno. (g.p.c.)