La Nuova Sardegna

Il destino di El Chacho, vivo solo per pagare il conto

di SABOT
Il destino di El Chacho, vivo solo per pagare il conto

Se sgarri il Cartello di Medellin ti uccide, ma non se hai debiti da ripianare

28 luglio 2014
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di SABOT

Due uomini armati di mitragliette fumavano tranquilli, immersi in una notte senza stelle. Pattugliavano i versanti opposti di un ranch alle porte di Medellin mantenendosi in contatto radio, proprio come facevano quando portavano la divisa. Ora il loro padrone non era più il governo, ma Alejandro Hortega, detto el Chacho, un contadino che aveva deciso di diventare produttore dell’oro blanco colombiano.

Se solo i due avessero sospettato che, nascosto tra la fitta boscaglia che li circondava, c'era un uomo chiamato Almamuerta, avrebbero tolto la sicura alle mitragliette e sarebbero stati molto, molto più attenti. Se solo le loro orecchie avessero potuto udirne la preghiera appena sussurrata alla Virgen de los Sicarios, se ne sarebbero sbattuti le palle dei duecento dollari al giorno che el Chacho pagava e se la sarebbero filata.

Invece continuarono a fumare pensando che, dopotutto, non era poi così male fare i guardaspalle.

Il sicario colombiano si fece il segno della croce con un proiettile che mise nel caricatore della sua Colt silenziata e, come un'ombra, scivolò verso la fattoria. Raggiunta la recinzione, con un coltello da caccia tagliò quanto bastava della recinzione affinché il suo corpo potesse passarci. Rimanendo basso, si mosse tra querce e fiori profumati. Si acquattò tenendo il coltello appoggiato sulla coscia e attese. Il primo dei due guardaspalle gli passò accanto qualche minuto dopo. Almamuerta lo afferrò alle spalle tappandogli la bocca e con un movimento rapido spinse la lama tra la nuca e il collo del malcapitato. Trascinò il corpo esanime a terra e lo nascose dietro a un cespuglio.

Tutto avrebbe detto, ma di dover uccidere per un cavallo, mai. Certo, non si trattava di un cavallo come gli altri: Tuono era un meraviglioso esemplare di Paso Fino, il migliore stallone della scuderia che don Pedro de la Ardila, conosciuto anche come el Nazareno, aveva voluto costruire a Medellin nonostante fossero anni che abitava in Spagna. Il fatto che don Pedro fosse il più potente narcotrafficante d'Europa faceva di Tuono un simbolo di potere e, purtroppo, un bersaglio.

Il Cartello di don Pedro controllava la produzione, la spedizione e la vendita all'ingrosso della cocaina dalla Colombia all'Europa intera, usando la Spagna come porta d'ingresso. Qualche tempo prima, el Nazareno aveva chiesto a el Chacho di produrre solo per lui o, se ci teneva alla pelle, di non farlo proprio. La risposta del Chacho era stata rapire Tuono e farlo ritrovare in una via di Medellin sgozzato. E c'era un'altra questione a complicare le cose: quel cavallo era il regalo di compleanno per l'adorata nipotina di don Pedro.

La ricetrasmittente del mercenario morto gracchiò. Il sicario la prese, aprì la comunicazione e vi soffiò forte.

«Interferenze, ripeti» disse una voce dall'altra parte.

Altro soffio poderoso. A meno di duecento metri, l'unico mercenario rimasto scosse la testa infastidito da quello che pensava fosse un problema tecnico e si avviò lentamente a piedi verso il collega. Almamuerta, quando il suo bersaglio fu abbastanza vicino, tirò il grilletto. La testa dell'uomo fu scossa da un brusco movimento all'indietro.

Il colombiano si affrettò a trascinare il corpo accanto all’altro. Si guardò attorno, si spostò verso il retro del ranch e, scassinando una porta di servizio, entrò nella villa. Controllò che non vi fossero altri ostacoli e si avviò verso la camera da letto del Chacho. Lo trovò in compagnia di una bionda. La reazione dell'uomo fu lenta e stupida: provò a prendere la pistola che teneva nel cassetto ma un proiettile gli trafisse la mano. La bionda strillò.

«Fila in bagno» le ordinò Almamuerta.

«E tu, seguimi» disse a Chacho.

«Hai fatto due enormi cazzate, lo sai vero? Non produrre coca per don Pedro e ammazzare Tuono. Hai voluto strafare, cabròn». L'uomo continuava a lamentarsi per il dolore alla mano.

Almamuerta lo condusse in giardino, nel punto in cui aveva lasciato i cadaveri dei due guardaspalle.

«Stenditi in mezzo a loro…» disse Almamuerta.

L'ex contadino, con sguardo implorante, fece cenno di no con la testa. Il sicario mirò a un piede e sparò, facendolo cadere tra i due corpi privi di vita.

«Guardali» ordinò il sicario. «C'è solo un motivo per cui non sei come loro: ci devi ripagare. Tuono era il regalo di compleanno della nipotina di don Pedro, hijo de puta…».

L'uomo bofonchiò delle scuse tardive.

Almamuerta si chinò e appoggiò la canna della pistola sulle palle de el Chacho.

«Vai in chiesa la domenica?»

L'altro annuì, tremando.

«Rimetti a noi i nostri debiti… ti dice qualcosa? Voglio che tu faccia arrivare a Madrid un cavallo uguale a Tuono, identico. Non pensare nemmeno per un istante di continuare con questa cazzata di farci la guerra, Chacho, perché se solo ci provi, io torno. E quando avrò finito con te passerò alla tua famiglia. Entiendes, Chacho?».

L'uomo fece cenno di sì con la testa.

«Rimetti a noi i nostri debiti… ricorda Chacho».

Almamuerta si allontanò e baciò l'immagine della Virgen che teneva in tasca in segno di devozione. Quando salì in macchina, provò a chiamare da un cellulare criptato don Pedro de la Ardila per dirgli che era tutto sistemato ma, per l'ennesima volta, a Madrid nessuno rispose. Pensò a una notizia letta qualche giorno prima: un grosso carico di coca del Cartello era stato sequestrato a Genova. C'era qualcosa, in quella vicenda, che non lo faceva stare tranquillo. Ingranò la marcia e partì, pensando che doveva andare da don Pedro. In fretta.

2) continua

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