La Nuova Sardegna

Patto di stabilità, è bagarre in consiglio

di Umberto Aime
Patto di stabilità, è bagarre in consiglio

Il centrodestra insorge e occupa l’aula. Durissimo Pigliaru: danneggiano solo i sardi. E Ganau accusa: è una pagliacciata

30 luglio 2014
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CAGLIARI. Più scattanti del miglior parlamentare che salta di banco in banco, si sdraia sullo scranno e protesta. Molto meglio, almeno nell’effetto coreografico, sarà per i Quattro Mori sventolati a piene mani, di quanto finora si è visto fare altrove, a Roma. Così, all’improvviso, sul finire di un dibattito sempre dai toni accesi sul Patto di stabilità e dintorni, senza neanche lasciar parlare l’assessore al Bilancio, a Raffaele Paci era stata affidata la chiusura, ieri i consiglieri regionali del centrodestra hanno occupato l’aula. Per incassare subito la condanna sdegnata della maggioranza: «Sono solo dei buffoni». Preparata in mattinata, al calar della sera la mossa a sorpresa è andata in scena: prima i consiglieri hanno indossato t-shirt nere e rosse, larghe e strette, poi tirato fuori i vessilli, grandi e piccoli. Infine, con un balzo collettivo, sono ritornati a prendersi le poltrone, quelle della Giunta, da cui gli elettori li hanno scalzati pochi mesi fa e chiuso con un’infinità di selfie autocelebrativi. È stata un’azione fulminea, voluta e organizzata per denunciare «lo scandaloso accordo col Governo sul bilancio», che ha colto di sorpresa il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, costretto a sospendere la seduta, e solo per una decina di minuti anche il centrosinistra. Poi capace di contrattacare in una conferenza stampa volante decisa dal presidente Francesco Pigliaru, dagli assessori e dai capigruppo: «È una pagliacciata. Chi per cinque anni ha governato male e senza portare neanche un soldo alla Sardegna, ora fa la commedia. Ma com’è possibile? Siamo stati noi, in quattro mesi, a portare denaro fresco per lo sviluppo, 364 milioni subito e un 1,2 miliardi nel 2015 con il pareggio di bilancio, e loro che fanno: gridano, occupano e si travestono da clown». In questa fiera, durata alcune ore, a essere protagonisti sono stati di sicuro loro: l’attuale governatore e chi l’ha preceduto.

Pigliaru. Con l’occupazione in corso, il presidente della Regione è stato secco e duro: «Se hanno idea – rivolto al centrodestra – di rallentare l’azione della Giunta, sappiano che i danneggiati sono i sardi, il resto sono parti in commedia». Perché «questi soldi in più, ottenuti dopo una difficile trattativa col Governo, sono per la gente reale: solo quest’anno i milioni avuti valgono ben l’un per cento del prodotto interno lordo regionale». Con poi una bastonata ancora più pesante: «Fuori di queste finestre ci sono persone disperate e aziende in grande difficoltà, noi abbiamo fatto quello che c’era da fare, subito: portare molti soldi all’economia reale, il resto è contorno, o una confusione inaccettabile quando invece c’è da parlare di come possiamo cambiare la vita della gente». E chiudere così «È un peccato gettare via queste ore e sfuggire, con la mistificazione, a un confronto che sarebbe dovuto essere serio e costruttivo».

Cappellacci. Prima dell’occupazione e poi anche dopo: «Macché grande risultato. La Sardegna è una cavia: hanno firmato un accordo al buio, senza sapere quali saranno le entrate, mentre loro pensano prima alle uscite. Si è mai visto? No». Subito dopo, con un tono di voce ancora più forte: «È uno scandalo, hanno rinunciato ai ricorsi che avevamo presentato per ottenere quanto ci spetta dallo Stato. Anche questo ci preoccupa e molto: la Regione continua a essere sdraiata sul Governo. È convinta che sia amico, ma vedrete quanti scherzi ci farà: l’anno scorso voleva riconoscersi centinaia di milioni in meno e farà peggio ora che si sente messo al sicuro dall’intesa firmata in maniera scellerata da Pigliaru. Questa maggioranza non l’ha ancora capito: non siamo noi la controparte, ma Roma ed è proprio Roma a farci ancora l’elemosina».

I due a confronto. È accaduto nei primi minuti dell’occupazione. Pigliaru si è avvicinato a Cappellacci (che nel frattempo col blitz gli aveva soffiato il posto) per un faccia a faccia tecnico su cifre, soldi pretesi e soldi ottenuti, sanzioni per aver sforato il Patto di stabilità nel 2013 e annullate solo grazie all’ultimo accordo. Il loro è stato un parlare fitto, un dibattito nel dibattito che già era stato zeppo di tuoni e saette. È ovvio che, nonostante l’impegno reciproco nel spiegare l’uno all’altro le ragioni, un punto d’incontro non l’hanno e non lo potevano trovare. Cappellacci ha continuato a occupare l’aula, Pigliaru è salito di un piano per dire: «Per la Sardegna ci sono soldi veri, a loro lasciamo la commedia». Tutto sotto lo sguardo di chi? Di Michela Murgia, la candidata-presidente, che come «visitatore» era in Consiglio per dire: «Quest’accordo è una schifezzza», ma non ha voluto poi dirlo: allo scoccare dei primi duelli, è andata via. Esterrefatta. Oggi nuova riunione del Consiglio: chissà quale sarà il clima e chissà se ritornerà Michela Murgia.

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