La Nuova Sardegna

Alluvione, il pm: a giudizio i sindaci di Olbia e Arzachena

di Giampiero Cocco
Alluvione, il pm: a giudizio i sindaci di Olbia e Arzachena

Giovannelli e Ragnedda assieme a quattro funzionari sono accusati dell'omesso allarme alle popolazioni colpite dal ciclone Cleopatra il 18 novembre 2013 e dell'omicidio delle sei persone che morirono travolte dalla piena. Archiviazione per gli altri sette indagati

02 agosto 2014
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TEMPIO. Domenico Fiordalisi, il procuratore capo della Repubblica di Tempio, ha chiuso l’inchiesta riguardante l’alluvione del 18 novembre 2013. Per le devastazioni tra Olbia e Arzachena – che causarono dieci morti e danni per centinaia di milioni di euro – ha chiesto il rinvio a giudizio del sindaco di Olbia Gianni Giovannelli e del primo cittadino di Arzachena, Alberto Ragnedda, oltre ai funzionari pubblici Federico Cerutti Ferrarese, un sassarese di 42 anni che dirige il settore Ambiente e Protezione civile della ex Provincia Olbia Tempio, di Giuseppe Budroni, responsabile della Protezione civile del Comune di Olbia, e dei dirigenti amministrativi Giovanni Antonio Zanda, settore tecnico e manutenzioni, e della collega Gabriella Palermo, dirigente del settore tecnico ai Lavori pubblici del Comune olbiese.

L’archiviazione è stata invece chiesta dal magistrato per gli altri sette indagati, a partire dall’ex governatore regionale ed esponente di spicco di Forza Italia Ugo Cappellacci, l’ex capo della Protezione civile sarda Giorgio Cicalò, l’ex assessore regionale all’Ambiente Andrea Biancareddu (uno dei politici più in vista dell’Udc isolana) nonché di Giulia Spano, dirigente dei servizi alla persona e delegata per la Protezione civile, dell’attuale vice comandante dei vigili urbani di Olbia ed ex capo della polizia locale di Arzachena Giovanni Battista Mannoni, del dirigente area tecnica del Comune smeraldino Libero Meloni e di Ezia Orecchioni, avvocato impegnato in una associazione di volontariato che, in quella tragica giornata, prestava servizio di assistenza alla popolazione.

«Alcuni dei miei clienti finiti sul registro degli indagati – ha detto ieri l’avvocato Domenico Putzolu, che assiste Giovanni Mannoni – non avevano nulla a che vedere con l’alluvione. Eppure sono finiti nel tritacarne mediatico-giudiziario, dal quale è difficile uscire indenni». Giorgio Cicalò, già a capo della protezione civile isolana, non si è detto sorpreso per la richiesta di archiviazione, e a botta calda, pur manifestando «immensa soddisfazione personale – ha spiegato ieri sera il funzionario regionale – per il provvedimento giudiziario di cui non sono ancora a conoscenza ufficialmente, ritengo fosse doveroso, per chi indagava, andare con i piedi di piombo con accuse pesantissime come quelle che mi vennero addossate. Accuse che hanno portato alla mia defenestrazione dai vertici della Protezione civile regionale».

Gerolamo Orecchioni, che assiste il sindaco di Arzachena Alberto Ragnedda e la collega Ezia Orecchioni, ha affermato che, pur nella consapevolezza d’aver agito al meglio per Ezia Orecchioni, resta perplesso per la richiesta di rinvio a giudizio di Alberto Ragnedda. Il quale, con il collega Gianni Giovannelli di Olbia e gli altri 4 funzionari, dovrà rispondere di omesso allarme alle popolazioni a rischio di alluvione e dell’omicidio plurimo di 6 persone (tra cui due bimbi) a Olbia e di una intera famiglia (4 persone) nella campagne di Arzachena. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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