La Nuova Sardegna

«Mancano le idee e la capacità di attuarle»

«Mancano le idee e la capacità di attuarle»

Lo scultore Pinuccio Sciola spara a zero: «L’immagine dell’isola torni centrale com’era nell’antichità»

06 agosto 2014
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SASSARI. «Più che i soldi mancano le idee e la capacità di attuarle». Chiamato a esprimersi sui musei sardi, Pinuccio Sciola non si tira indietro. «Mi occupo di cultura da oltre mezzo e nell'isola nulla è mai cambiato: il dato prevalente resta la profonda incapacità di valorizzare il nostro patrimonio, un patrimonio immenso e straordinario ma poco conosciuto», accusa lo scultore delle pietre che suonano, protagonista della stagione dei murales a San Sperate. Uno degli artisti più noti a livello internazionale. Tanto che la scorsa domenica, dopo la pubblicazione della foto di una sua opera sulla copertina del settimanale "la Lettura" del Corriere della Sera, ha ricevuto decine di complimenti e telefonate da tutto il mondo. «Qualcuno ha detto che con la cultura non si mangia _ incalza poi Sciola - Come lui la pensano in tanti. Ma è vero il contrario. Dai beni e dalla loro esposizione in quel grande museo a cielo aperto che è l'isola i sardi potrebbero ricavare forti occasioni di sviluppo e crescita, e anche dare posti di lavoro a tanti ragazzi». Ma secondo lo scultore a mancare sono soprattutto la comunicazione, gli strumenti per la diffusione delle conoscenze. «È incredibile - dice - che in nessun aeroporto della penisola e d'Europa ci sia un manifesto con i nostri tesori. Solo i sardi sono convinti che la nostra terra sia molto conosciuta nel resto del pianeta, in realtà non è per niente così».

«Oggi si riparla delle carenze dei nostri sistemi espositivi e nello stesso si esaltano, giustamente, i Giganti di Mont'e Prama - continua Sciola - Ma quelle testimonianze sono importantissime soprattutto per un fatto: dimostrano la centralità della Sardegna nel Mediterraneo sin da secoli lontani». «Bene, io dico che noi abbiamo conservato questa centralità anche oggi, solo che non siamo in grado di mostrarla, di farla vedere, di presentarla come dovremmo: e questo per la pochezza di chi viene eletto e solo per questo fatto si considera poi troppo intelligente per pensare ad amministrare», chiosa. «Ci sono meno soldi per i musei? Ci sarà da domandarsi allora dove sono andati e dove stanno andando a finire ancora adesso - tuona - Ma noi sardi non dobbiamo dare sempre la colpa agli altri. In questo caso la colpa è nostra: non si fa quasi niente per rendere possibile il confronto con gli altri anche sotto questo profilo». E cita un esempio: la descrizione della tomba di Agamennone su tutti i libri di storia dell'arte come esempio di tholos, ossia di costruzione coperta circolare. «Dei 7mila nuraghi, degli architetti che li hanno progettati, della cultura megalitica che ha espresso i bronzetti con misure di riferimento identiche in ogni parte della Sardegna, di tutto questo invece non si parla», ricorda. E il motivo dipende «dalla mancanza d'inventiva dei sardi nel presentarsi agli altri, di farsi conoscere e apprezzare per quel che sono e che sono stati». «Così c'è tanta gente che continua a lavorare in silenzio - spiega in ultima analisi - Nel frattempo l'isola resta tagliata fuori. E questo nostro meraviglioso museo all'aperto rimane ignorato». (pgp)

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